Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/04/2017, a pag.2, con il titolo "I musulmani lottino per la libertà contro l'islamismo e il terrorismo" la cronaca di Maurizio Stefanini.
Le buone intenzioni servono solo a lastricare l'inferno. Il titolo del pezzo di Maurizio Stefanini ripropone correttamente i propositi del convegno organizzato da Stefano Parisi. Si può chiedere all'islam di smentire la sua stessa natura, religiosa e politica? Islam non significa solo religione, è un tutt'uno con il sistema politico. Potrà essere più o meno repressivo, ma non sarà mai laico, democratico, per la 'contraddizione che nol consente'. Così come non si poteva chiedere al Vaticano, prima della Breccia di Porta Pia che ne ha annullato il potere temporale, di astenersi da comportamenti dittatoriali spesso spietati, così non si può chiedere a un musulmano di disobbedire al Corano. Che non è un libro di pace, come sostengono gli ignoranti o chi è in mala fede, ma una dottrina barbara, con la quale nessuna democrazia potrà mai venire a patti, a meno di suicidarsi.
Dovranno passare centinia di anni, e di sconfitte, prima che nasca un islam laico. Lo scriviamo con eccessivo ottimismo, vista la storia dell'islam dal '600 a oggi. Per ora, l'islam con cui dobbiamo confrontarci, è una ideologia che si propone di distruggere le nostre società laiche e democratiche. Se rendano conto quei musulmani che ne vorrebbero uno diverso - ci sono, ne conosciamo- ma sono per ora del tutto ininfluenti, ne prendano atto e, soprattutto, prendiamone atto noi. L'UCOII non è una sigla qualunque, dietro c'è la Fratellanza Musulmana e dietro a quest'ultima c'è, molto semplicemente, l'islam.
"Candele commemorative e bandiere a mezz'asta non bastano. Bisogna dichiarare l'Ucoii fuorilegge", aveva scritto Stefano Parisi su Facebook, subito dopo l'ultimo attentato di Londra. A chiarimento che non si tratta di una manifestazione di islamofobia, mercoledì il leader di Energie per l'Italia era al tavolo della conferenza con cui a Montecitorio il Movimento dei musulmani laici di Maryan Ismail Mohamed e Layla Yusuf ha presentato la sua campagna per una nuova Carta delle libertà religiose e dei diritti delle donne musulmane, e per una giusta convivenza nella pace. Con loro anche il leader della Marianna Giovanni Negri, il segretario del Partito radicale transnazionale Maurizio Turco, l'ex ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata e il generale Mario Mori. Come ha spiegato al Foglio, linea dura verso l'Ucoii e appoggio ai Musulmani laici per Parisi non sono una contraddizione. "Bisogna chiarire che all'interno delle comunità musulmane ci sono atteggiamenti diversi, e non è un caso se oggi si costituisce un'associazione per i Musulmani laici. Nel nostro territorio dobbiamo essere sicuri che vengano rispettati alcuni principi di fondo come il diritto di famiglia, lo stato laico, la libertà della donna, la libertà religiosa per tutti. Non bastano le condanne verbali. E' molto importante che ci sia una militanza contro l'islam politico e contro il rischio del terrorismo, soprattutto da parte dei musulmani". "C'è una stragrande maggioranza di musulmani che vuole vivere in libertà la propria religione, anche nel nostro paese", aggiunge Parisi. A questo proposito si può ricordare che secondo quanto ha detto Maryan Ismail Mohamed, "su almeno 2 milioni di musulmani che ci sono in Italia, non più di 400 mila si recano nelle moschee. Evidentemente, non si riconoscono nel tipo di islam integralista che viene loro proposto". Questa iniziativa è proposta subito dopo le notizie sulla vicenda della ragazzina del Bangladesh cui sono stati rasati i capelli perché — forse — non voleva portare il velo e della ragazzina marocchina di Pavia frustata dal padre perché voleva vestire all'occidentale. Come spiega Maryan Ismail Mohamed al Foglio, in realtà la presentazione della Carta era stata programmata tempo prima. A ogno modo, "c'è un boom di donne arabo-musulmane che hanno iniziato a denunciare mariti e padri, per vessazioni legate alla fede e alla religione. E' un dato che stiamo monitorando, rilevato peraltro da polizia, vigili urbani e magistratura locale. Sembra quasi che le donne musulmane abbiano iniziato a capire che in Italia c'è uno stato di diritto, e che dunque possono farsi coraggio e denunciare". E se si fanno coraggio le donne islamiche, ancora di più — secondo Parisi — deve farsi coraggio anche la politica italiana. "Bisogna uscire da un'ambiguità in cui spesso ci imbattiamo. C'è un'ortodossia della pratica islamica che spesso nasconde un'acquiescenza o comunque un silenzio nei confronti di comportamenti che invece sono deviati". E "non è solo un problema di Ucoii. Bisogna essere chiari e chiedere a tutti il rispetto della libertà religiosa non a parole, ma nei fatti. In Italia ci vuole una legge che aiuti i sindaci a capire con chiarezza da dove arrivano i finanziamenti per la costruzione delle moschee. Se vogliamo veramente avere la libertà religiosa in Italia dobbiamo essere sicuri che a investire nelle moschee non siano soldi che provengano dall'estero e da collegamenti con il jihad e con il terrorismo internazionale. Chi si oppone a questo tipo di legislazione sta nei fatti assecondando lo status quo. Ma noi non possiamo permetterci di vivere sotto questa minaccia". Oltre alle moschee, c'è anche il problema della radicalizzazione islamica in carcere. Per Parisi, "va affrontato con una attività di antiradicalizzazione, che però va affidata a delle realtà musulmane su cui possiamo contare al 100 per cento; realtà cioè che non abbiano al loro interno degli elementi radicali. E' successo in maniera molto chiara al comune di Milano. Per superficialità, il Partito democratico non si è accorto che la candidata che aveva più soldi e che aveva fatto la campagna elettorale risultata alla fine vincente avesse dei parenti estremisti. Suo marito, sua madre, altri componenti della famiglia hanno inneggiato in maniera evidente al jihad. Oggi in più promuove il comitato per il boicottaggio di Israele, e quindi è militante attiva contro Israele, che invece a nostro avviso è l'avamposto di queste libertà".
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