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Informazione Corretta Rassegna Stampa
08.04.2017 Il missile, il gas nervino e la sfrontatezza
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 08 aprile 2017
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Il missile, il gas nervino e la sfrontatezza»

Il missile, il gas nervino e la sfrontatezza
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

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Le cose cambiano con l'arrivo di Trump

Donald Trump sta affrontando il suo primo test internazionale. Se lo supera, gli Stati Uniti saranno sulla via del ritorno al loro antico splendore. Un breve tratto di corda collega il lancio di un missile antiaereo verso i jet delle Forze Aeree Israeliane la notte del 17 marzo e l’uso omicida (ancora una volta!) del gas che il regime siriano non dovrebbe avere secondo il “Macellaio di Damasco”.
Sulla corda si legge “made in Russia”, e il gas nervino è solo una continuazione del comportamento brutale delle forze armate russe che hanno aiutato Assad.
E dal momento che la Russia ha potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il mondo, anche se lo volesse, non è in grado di costringere Putin a rendere conto delle azioni del suo esercito in Siria e certamente non ha il potere di agire contro la Russia se non passivamente, per esempio con le sanzioni.
Anche se quest’ultima atrocità ha avuto luogo sotto il mandato dell’attuale Presidente in carica, la responsabilità dell’accaduto è dell'ex Presidente. Obama ha ignorato i precedenti attacchi con armi chimiche, più di 20, e ha permesso ad Assad di stare fuori dai guai con un “accordo” in base al quale avrebbe dovuto smantellare i propri depositi di armi chimiche.
Non vi era nessuna disposizione nell’accordo per verificare che Assad avesse eliminato sul serio il suo intero arsenale di armi chimiche e biologiche, né c’è stato alcun controllo per impedirne una nuova produzione dopo un parziale smantellamento.
Tutti questi errori sono stati fatti durante il mandato di Obama, e da allora, i cittadini siriani ne soffrono le conseguenze mortali.
Con la Russia alle spalle, Assad si sente libero di fare quello che vuole, qualsiasi cosa, legale o illegale, approfittando che il fine giustifica i mezzi, compresi quelli chimici.
Deve rimanere al potere, anche se solo su una piccola parte del Paese, dalla costa a Est verso le montagne di Idlib, dove i suoi protettori russi dicono che governerà uno stato Alawita sulle rovine della Siria.
Assad calpesta senza esitazioni gli scheletri delle persone che ha ucciso, lungo una strada costruita dagli iraniani, dagli Hezbollah e dalle milizie sciite che sono venute per eliminare la maggioranza sunnita siriana per sostituirla con quella sciita, combattenti locali e altri arrivati da Iran e Afghanistan.
 In Siria sta avvenendo una pulizia etnica della maggioranza sunnita, con l’uso di qualsiasi mezzo a disposizione. Esilio, omicidi di massa, il tutto realizzato con armi convenzionali o con il gas, quel gas nervino che non avrebbe più dovuto esserci dopo “la distruzione” dell'arsenale …., ma che era stato lasciato in quantità significativa e persino prodotto ancora in maggiori quantità.

Assad esibisce i muscoli, in attesa di vedere se il nuovo Presidente degli Stati Uniti metterà qualche linea rossa - e se sì, che cosa farà se Assad le oltrepassasse.
Sta controllando quanto più lontano può spingersi, quanta pazienza ha Trump, se deve essere preso sul serio, e quanto seriamente. I
n questo momento Trump si trova ad affrontare il suo primo test, con sullo sfondo le minacce nucleari della Corea del Nord contro la Corea del Sud, seguite da vicino da Giappone e Stati Uniti, i piani russi per l’Ucraina e le aspirazioni della Cina per il controllo di parti del Mar della Cina.
A mio modesto parere, l’attacco con armi chimiche su Khan Scheikoun che ha causato oltre cento morti molti, tra i quali molti bambini, e diverse centinaia di feriti, è sfortunatamente, l’occasione che il dio della storia ha dato al nuovo Presidente americano.
Se fossi uno dei consiglieri di Trump, gli direi di indire una conferenza stampa alla Casa Bianca e leggere la seguente lettera, dal vivo, al mondo intero:
“ Al Macellaio di Damasco, il signor Bashar Assad, “ Negli ultimi sei anni lei ha massacrato i suoi cittadini, persone il cui unico peccato è il  desiderio di vivere in uno Stato che si prenda cura di loro, e non in uno Stato che si considera loro nemico. Lei, che ha trasformato la Siria in un mattatoio per la sua gente, ha perso ogni legittimità, se mai ne ha avuta alcuna, perché ha fallito nella missione principale e centrale di qualsiasi Presidente: assicurare che i suoi cittadini possano vivere la loro vita. Quel concetto si è dissolto senza nessuna traccia, lasciando alcuna giustificazione al proseguimento del Suo regime. In nome dei cittadini della Siria, a nome di tutta l’umanità, Lei con la presente, viene dichiarato immediatamente rimosso dalla Sua posizione. Ha 48 ore per uscire dalla Siria, e come Comandante in capo delle forze armate degli Stati Uniti ho già dato l’ordine di essere pronto per un’operazione che farà di Lei un uomo morto. Se sarà ancora sul suolo siriano al termine di tale periodo di tempo, io darò l’ordine di agire. Non mi si chiami per ottenere una proroga di tempo perché non sarà possibile ottenerla, Lei semplicemente non la merita.”

Una minaccia per sua natura credibile, farà sì che il mondo intero si porrà una domanda: “Che cosa accadrà se Assad non cede alla minaccia e ignora l’ultimatum di Trump? Putin dovrà entrare in un confronto con gli Stati Uniti o convincere Assad a “prendere una breve licenza” a Mosca fino a quando Trump si sarà calmato.
I nordcoreani aspetteranno con impazienza di vedere i risultati delle minacce della Russia, perché sono i prossimi in lista, dopo Assad, ad essere minacciati in modo analogo da Trump con riferimento ai loro piani sul nucleare ad uso militare.
Anche l’Iran sarà in allerta durante quelle fatidiche 48 ore dopo il discorso di Trump, perché i governanti iraniani sanno esattamente cosa Trump pensa di loro e dell’accordo sul nucleare che Obama aveva firmato nel 2015.

Un ultimatum di questa natura potrebbe dare ancora una volta agli Stati Uniti un potere deterrente, che Obama, il cavaliere dei diritti umani in splendente armatura, dopo il Premio Nobel per la pace, intenzionalmente e volutamente aveva fatto sparire.
Se Assad cede all’ultimatum, Trump uscirà da vero vincitore. Se Assad rifiuta di lasciare e un’operazione americana lo elimina - Trump sarà un vincitore ancora maggiore.
Non mi aspetto che Putin combatta Trump per mantenere Assad al potere, perché gli interessi russi non dipendono dall’uomo Assad, ma dal gruppo etnico alawita e dai porti che la Russia ha ripreso in Siria.
La Russia è anche interessata al futuro del gas naturale sul fondo del mare di fronte alla costa della Siria. Le risorse di gas della Siria sono molto più grandi di quelle di Israele.

La catastrofe siriana deve insegnare a Israele una lezione importante: nessuno starà a fianco di Israele se il Paese subirà un attacco. Ad Assad non importa dei cittadini di Israele più di quanto sia interessato ai suoi. Israele deve affrontare Assad, i suoi amici e sostenitori, da Nord ad Est, e rappresentare  una minaccia credibile, sostenuta dal chiaro impegno americano, qualsiasi danno a ognicittadino israeliano provenga dalla Siria, lo porterà dritto all’inferno.
Anche se Israele non ha bisogno di prendere posizione nel caos siriano, deve fare chiarezza sulla situazione, stare in guardia, e controllare il polso siriano, non solo con un dito, ma con un’intera mano.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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