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Ansa - La Stampa Rassegna Stampa
05.04.2017 La provocazione dell'Anpi: 'Il 25 aprile gli ebrei vengano alla manifestazione insieme ai filo-palestinesi'
Cronaca Ansa, commento Giancarlo Loquenzi

Testata:Ansa - La Stampa
Autore: Giancarlo Loquenzi
Titolo: «Anpi: benvenuti ebrei ma noi anche amici Palestina - Così i partigiani annacquano il patrimonio della loro storia»

Riprendiamo da ANSA, la breve "Anpi: benvenuti ebrei ma noi anche amici Palestina"; dalla STAMPA del 17/09/2016, a pag. 21, con il titolo "Così i partigiani annacquano il patrimonio della loro storia", il commento di Giancarlo Loquenzi.

L'invito dell'Anpi alla comunità ebraica è di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile insieme a coloro che sventolano le bandiere dell'odio contro Israele, l'ebreo collettivo contro cui oggi si scaglia l'antisemitismo. E' una richiesta che non merita risposta. Che il 25 aprile l'Anpi dia spazio a chi dipinge Israele come un "mostro nazista" è indicativo del livello cui è giunta l'Anpi. Alla cronaca Ansa segue un commento sul significato dell'Anpi oggi. Di partigiani ormai non ce ne sono più, l'Anpi dovrebbe almeno avere l'onestà di decretare il proprio scioglimento.

Ecco gli articoli:

ANSA: "Anpi: benvenuti ebrei ma noi anche amici Palestina"

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L'Anpi contro Israele

ROMA, 4 APR - L'Anpi di Roma si dice «felice di accogliere fra noi» la comunità ebraica in occasione del tradizionale corteo del 25 aprile «senza nascondere - si legge in una nota - la nostra amicizia alla pur piccola comunità palestinese di Roma e del Lazio». Dopo anni di frizioni, dunque, l'associazione dei partigiani prova a ricucire in considerazione anche di un avvicinamento, un «dialogo prezioso» tra il comitato provinciale e i rappresentanti della comunità ebraica, che negli ultimi anni o hanno disertato la manifestazione o, invece, ne hanno organizzata un'altra alternativa. «Saremmo felici di accoglierli tra noi, insieme alle altre Associazioni della Resistenza, in questo processo di superamento delle nostre distanze - scrive l'Anpi della Capitale -. Altrimenti, nel pieno rispetto della loro scelta, vorremo comunque valorizzare l'avvio del dialogo che c'è stato, impegnandoci a continuarlo per ricongiungere le nostre forze nel ricordo di ciò che è stato, a magistero delle nuove generazioni». L'appello dell'Anpi è a far in modo che la giornata del 25 aprile si caratterizzi «per la libertà di manifestare di ogni antifascista, nel rispetto di tutti e tra tutti». (ANSA).

LA STAMPA - Giancarlo Loquenzi: "Così i partigiani annacquano il patrimonio della loro storia"

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Giancarlo Loquenzi

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Una manifestazione contro Israele durante le celebrazioni del 25 aprile

Il valore storico dell’Associazione Nazionale Partigiani è indiscutibile, custodisce e conserva una parte fondante del nostro passato e lo fa con un piglio combattente che rivela vitalità e passione. Dio sa quanto c’è bisogno oggi di tanta energia e di tanta perseveranza nell’individuare e combattere i vecchi e nuovi fascismi che proiettano ombre sull’Italia e sull’Europa. Lo Statuto dell’Anpi spiega che i partigiani si costituiscono in associazione «al fine di impedire il ritorno di qualsiasi forma di tirannia e di assolutismo». Non è difficile vedere sparsa per il Vecchio continente la minaccia di questo ritorno: chi ha avuto esperienza della lotta contro il nazismo, contro il suo progetto di dominio razziale e di stermino selettivo, sa che oggi quella minaccia è viva ed è incarnata dall’islamo-nazismo del Califfato e dei suoi seguaci sparsi per il mondo.

Oggi il nazismo si invera al Bataclan, sulla Promenade des Anglais, all’aeroporto di Bruxelles: è lì che agisce un progetto politico violento di supremazia razziale e religiosa che mira a cancellare la nostra libertà e la nostra democrazia. E in parte ci sta riuscendo perché la reazione a questa minaccia già ci costringe nell’angolo della paura, del populismo, del nazionalismo, di altre forme di fascismo. Ne sa qualcosa Angela Merkel. Che l’Italia disponga del patrimonio vivo e reattivo costituito dalla testimonianza e dalla vigilanza democratica di chi il nazi-fascismo l’ha conosciuto e combattuto è un bene per tutti. E sarebbe bello veder dispiegata tanta sapienza e tanta passione contro il buio dei nostri tempi e vedere il primato etico che tutti riconosciamo ai partigiani italiani, speso sul fronte della difesa delle nostre libertà, mai così duramente minacciate. E’ invece un po’ triste, perché uno spreco, esser costretti a seguire l’evoluzione di questa tradizione impegnata allo stremo nell’opporsi al ddl Boschi.

La riforma della seconda parte della Costituzione (non dunque i Principi Fondamentali che non si toccano, ma solo l’ordinamento della Repubblica) può piacere o non piacere ma si fa molta fatica a vederla come terreno d’elezione per una battaglia in difesa della libertà e della democrazia. Tanto è vero che le altre due associazioni di partigiani italiane, la Fivl e la Fiap (cattolico-moderata la prima, azionista e laica la seconda) hanno lasciato ai loro iscritti piena libertà di coscienza. La differenza si trova forse nel fatto che l’Anpi dal 2006 ha aperto le sue porte a tutti, consentendo l’iscrizione anche ai non partigiani. Così dei suoi 120.000 iscritti, oggi solo 5000 sono coloro che hanno davvero combattuto nella Resistenza. Molti giovani e meno giovani si sono invece iscritti all’Anpi perché orfani di partiti e sindacati al tramonto e magari in cerca di una intransigenza politica che non trovavano altrove. Ogni battaglia politica è legittima, compresa quella dell’Anpi e del suo presidente Carlo Smuraglia, andrebbe però messo da parte l’uso un po’ abusivo del richiamo alla Resistenza per pretendere un ascolto e un rispetto che andrebbero invece guadagnati sul campo dell’oggi piuttosto che su quello della memoria.

Di argomenti di merito contro il ddl Boschi ce ne sono e di gran pregio, non serve mobilitare gli eroi del passato e chiedere per questo un pulpito più alto nel dibattito pubblico. Se i partigiani di ieri e di oggi vogliono tener viva la tradizione che rappresentano, come sarebbe giusto e necessario, dovrebbero rendersi visibili non solo cantando «Bella Ciao» alle feste dell’Unità ma aiutandoci a capire dove davvero allignino i nuovi fascismi e dove si nascondono le vere minacce per la democrazia. Se non ci aiutano loro a distinguere, loro che hanno visto il male da vicino, come potremo difenderci dalla sua banalità?

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