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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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Il Giornale - Il Manifesto Rassegna Stampa
05.04.2017 Gas in Siria: l'ultimo crimine di Assad
Analisi impeccabile di Fiamma Nirenstein, ma Michele Giorgio accusa lo Stato ebraico

Testata:Il Giornale - Il Manifesto
Autore: Fiamma Nirenstein - Michele Giorgio
Titolo: «A Damasco c'è un Hitler da destituire - Le scintille di Tel Aviv accendono il conflitto»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 05/04/2017, a pag. 1-16, con il titolo "A Damasco c'è un Hitler da destituire", l'analisi di Fiamma Nirenstein; dal MANIFESTO, a pag. 3, con il titolo "Le scintille di Tel Aviv accendono il conflitto", il commento di Michele Giorgio.

Ecco gli articoli:

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "A Damasco c'è un Hitler da destituire"

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Fiamma Nirenstein

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L'attacco con i gas a Idlib, Siria

Ha una data di nascita il seme della sofferenza disumana dei bambini che ieri sono morti strangolati dal gas sarin, alla mercé del gas nervino che procura un'agonia fra indicibili sofferenze. Ha una data quella sicumera hitleriana per cui Assad ha deciso di bombardare Khan Sheikun, nella provincia di Idlib nelle ore del mattino di ieri, e poi di inseguire i feriti con altre bombe negli ospedali dove i medici cercavano, in molti casi invano, di affrontare il gas, invincibile nemico dell'organismo umano. Ma per Assad che ha fatto il 70 per cento dei morti nel conflitto siriano, questa è routine. E lo sta diventando per tutti; che immensa vergogna. Fu quando nel settembre 2013 Obama annunciò con la sua consueta assertività di toni e di principi che l'accordo stretto con Assad di Siria avrebbe consentito di «rimuovere la minaccia senza usare le armi», che il rais siriano si accomodò sulla sua poltrona a Damasco sicuro che avrebbe potuto fare quel che voleva col sostegno di Putin il grande; degli iraniani, icona della mano tesa degli Usa all'islam; degli Hezbollah milizia la cui ferocia si diparte dal Libano per colpire tutto il mondo.

Obama con quel discorso rinnegò la promessa da lui fatta di intervenire militarmente se il rais siriano avesse di nuovo superato «la linea rossa» ovvero l'uso delle armi chimiche con cui aveva ucciso mille persone a Damasco. Kerry aveva spiegato come si sapesse benissimo che l'uso del gas sarin e di altre porcherie chimiche usate dall'esercito di Assad avesse ucciso quei civili atrocemente perché erano contro il regime. Fu allora, nel 2013, che la vicenda siriana acquistò sempre più dimensioni bibliche, che furono incrementate le stragi, che l'abbandono di Obama ha spinto Putin a una decisa politica mediorientale, ha gonfiato l'ondata di profughi terrorizzati che ha travolto l'Europa, ha reso l'Iran una potenza militare in cinque Paesi con un'estensione terroristica negli Hezbollah. Assad si approfittò bene della tregua, prese tutto il tempo a disposizione e ancora di più per consegnare parte delle armi chimiche, si calcola tuttavia che da quell'agosto del 2013 con quello che era riuscito a conservare abbia compiuto un'altra quarantina di attacchi con i suoi Sukoi 22.

Da quando la tregua è in atto, ieri è stata una giornata un po' più pesante del solito: i morti sono un centinaio, mentre in genere Assad ha conservato una sua media di 35 morti al giorno, sempre alla ricerca di bersagli come quello di ieri in seno alle quali individua organizzazioni nemiche come Hayat Tahrir al Sham, che ha sede a Idlib, ma sempre allargando l'obiettivo ai civili e anche ai bambini. L'attacco di ieri è un segnale molto pesante di quanto Assad, da quando Obama decise di non fermarlo, si senta sicuro. Non teme di riempire il mondo di disgusto e di rabbia. Se ne infischia. Anche Trump, avendo condannato l'attacco, non ha tuttavia annunciato nessun cambiamento di rotta politica. L'ipotesi più probabile è che specialmente dopo l'attacco terrorista di lunedì alla Russia di Putin, forse una reazione islamista al suo impegno militare contro l'Isis in Siria, Assad abbia agito, se non con il permesso, almeno certamente senza ricevere nessun divieto dai suoi alleati russi. E non ha nemmeno temuto di avvicinarsi al confine della Siria con la Turchia: tanto gli è favorevole la geopolitica del momento. Ma questo è orribile, come si fa a non conservarne la coscienza e a desiderare una reazione? Come si può intenerirsi per quel povero bambino, figlio di tutti noi, affogato e gettato dai flutti sulla spiaggia, e non per le creature uccise dal gas? I bambini di Idlib sono soli di fronte al mondo, nessuno segnerà una linea rossa dopo il fallimento del 2013, se non muoiono in un attacco chimico o in un bombardamento verranno avvolti, su acque in tempesta, dalla coperta della fuga sunnita che investe l'Europa.

IL MANIFESTO - Michele Giorgio: "Le scintille di Tel Aviv accendono il conflitto"

Michele Giorgio, pur di condannare senza appello lo Stato ebraico, non esita a schierarsi con il sanguinario dittatore siriano Assad, legato a doppio filo con l'Iran e Hezbollah. Secondo Giorgio Israele sarebbe prona ad una famelica volontà di annessione territoriale e egemonia in Medio Oriente: una storia immaginaria che esiste solo nelle menti di coloro che, come Giorgio, odiano Israele per quello che è: l'unico Stato ebraico al mondo, costretto da decenni a difendersi da chi ne vuole la distruzione.

Ecco il pezzo:

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Michele Giorgio

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L'Iran sostiene il terrorismo in Medio Oriente

Il commento di Benyamin Netanyahu è stato immediato. «Israele condanna con forza l'uso di armi chimiche contro civili innocenti in Siria...Sono sconvolto e indignato. Ci appelliamo al mondo per tenere le anni chimiche fuori dalla Siria», ha detto il premier israeliano mentre su Damasco piovevano le critiche per il presunto raid con armi chimiche nella provincia di Idlib, attribuito dall'opposizione alle forze governative siriane. in cui sarebbero morti decine di civili. Il ministro dell'Istruzione israeliano Bennett ha chiesto una riunione del gabinetto di sicurezza per discutere di contromisure al (presunto) possesso di anni chimiche da parte di Damasco e le ramificazioni per la sicurezza di Israele.

LA SIRIA SI È DISFATTA del SUO arsenale chimico nel 2014, sulla base di una risoluzione delle Nazioni Unite e di un'intesa con la Russia che evitò all'ultimo istante un attacco militare americano. La distruzione dei depositi siriani fu supervisionata internazionalmente. Per Israele invece Damasco terrebbe nascosta una parte di quelle sostanze chimiche a scopo bellico. Comunque stiano le cose, il governo Netanyahu intende sfruttare l'occasione per mettere sotto pressione Damasco, soprattutto ora che Assad pare intenzionato a rispondere ai raid aerei israeliani che la Siria subisce da anni, come ha dimostrato il mese scorso ordinando alla contraerea di entrare in azione. A Tel Aviv inoltre non è piaciuta la linea espressa dall'amministrazione Trump, e ribadita anche ieri, contraria ad un cambio di regime in Siria.

ISRAELE VUOLE LA CADUTA di Bashar Assad, anche se ciò dovesse far precipitare la Siria nel caos e in una spartizione del paese tra formazioni armate jihadiste e qaediste. Sostiene che il presidente siriano sia ormai legato a doppio filo all'Iran e troppo dipendente dall'assistenza militare che riceve dal movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Tehran. In sostanza, sempre secondo Israele, Damasco sarebbe pronta ad aprire tutto il suo territorio agli scopi militari dell'Iran, in particolare il sud del paese lungo le linee armistiziali sul Golan occupato. E, aggiunge, si preparebbe a permettere a Tehran la costruzione di una base navale sulla costa mediterranea. Vero o falso che sia parla dell'esistenza di una «mezzaluna iraniana». Appena qualche giorno fa Chagai Tzuriel, direttore generale del Ministero dell'Intelligence di Israele, ha spiegato che «se l'Iran rimarrà in Siria, allora sarà una costante fonte di attrito e tensione con la maggioranza sunnita, con i paesi sunniti al di fuori della Siria. con le minoranze sunnite fuori della regione. e con Israele». Secondo Tzuriel, Tehran intenderebbe creare una sorta di «ponte di terra sciita» che passando per l'Iraq, la Siria e il Libano arrivi fino al Mediterraneo, in modo da tenere la costa israeliana sotto il tiro della sua marina militare.

EVIDENTE che al governo Netanyahu cominci a stare stretta la "linea verde", il coordinamento con Mosca che sino ad oggi ha evitato scontri tra le forze aeree dei due paesi quando l'aviazione israeliana manda i suoi raid in territorio siriano contro presunti convogli di armi destinati a Hezbollah. Il movimento sciita, riferiscono fonti libanesi, avrebbe adottato delle contromisure costruendo in Siria gallerie sotterranee, tra la zona del Qalamoun e quella meridionale, dove custodire missili a medio raggio in grado di colpire ogni punto di Israele.

GUERRA CHE SI AVVERTE sempre di più nell'aria e molte scintille potrebbero innescarla. Una è il possibile desiderio di Israele di imporre nel Mediterraneo orientale la sua sovranità su una zona marittima contesa rivendicata anche dal Libano. Zona che si ritiene ricca di petrolio e gas. Nabih Berri, presidente sciita del Parlamento libanese, ha avvertito che il passo fatto da Israele «equivale a una dichiarazione di guerra». La disputa va avanti da anni ma le intenzioni di Israele in quel tratto di mare e la recente costruzione da parte di Beirut di cinque piattaforme (tre nella zona contesa) per l'esplorazione petrolifera, hanno fatto immediatamente salire la tensione. Hezbollah ha più volte ammonito Israele dall'approvare una legge di annessione della zona marittima contesa simile a quella che più di 30 anni fa dichiarò il Golan siriano parte del territorio israeliano.

LA SUPERIORITA' MILITARE di Israele è fuori di dubbio ma Hezbollah possiede missili anti-nave Nour, versione iraniana dei cinesi C-802. e potrebbe essere in possesso anche dei missili russi Yakhont, in grado di colpire le installazioni petrolifere israeliane. Tel Aviv ha risposto raddoppiando il numero di batterie antimissile Iron Dome che saranno montate su quattro nuove corvette che entreranno in servizio nel 2019.

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