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Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli A destra: antisemitismo in Olanda Cari amici, vi voglio raccontare oggi una piccola storia, per nulla drammatica, e nemmeno pericolosa e insultante, ma certo imbarazzante e significativa. Non a caso si svolge nella civile Olanda, dove fioriscono i tulipani, tutte le donne in costume indossano gli zoccoli a forma di barchetta e dove i giornali ci hanno spiegato che si è svolta nello scorso mese una grande battaglia in difesa della civiltà e l’Europa ha vinto. Ecco la storia. Ad Amsterdam, oltre alle prostitute in vetrina e ai caffé dove non si prende l’espresso ma si fuma l’erba, ci sono degli ebrei e ce n’erano molti di più, fin dai tempi della liberazione del paese nel Seicento. Settantacinque anni fa circa è accaduto che con la piena collaborazione della polizia locale, gli ebrei siano in gran parte stati deportati ad Auschwitz e uccisi. Non sono numeri piccoli: nei campi scomparve l’80% degli 80 mila ebrei presenti allora in città (https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_the_Jews_in_Amsterdam). Vi ricorderete la vicenda esemplare di Anna Frank. Quelli che tornarono furono poi molto male accolti, fu chiesti loro gli arretrati delle tasse e fu loro negata la reintegrazione del posto, ma questa è un’altra storia. Ad alcuni fu data una pensione di risarcimento, che di recente è stata tolta a una vecchietta che aveva la colpa di vivere in Israele oltre la linea verde: un simbolo agghiacciante dell’antisemitismo burocratico europeo, come ebbi occasione dei scrivervi (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=0&sez=280&id=58172). Ma questa è un’altra storia ancora. Di questi ebrei scomparsi la comunità ebraica col concorso di alcune istituzioni pubbliche ha voluto tenere memoria, come accade anche in diverse città italiane, usando le “pietre di inciampo”, quei sampietrini di bronzo cementati a terra vicino a dove abitavano i deportati che portano inciso il loro nome. Quel che è accaduto nei giorni scorsi è semplice. Due residenti del luogo hanno fatto causa al sindaco di Amsterdam per imporgli di togliere dalla prossimità di casa loro, in Nicolass Maes Street numero 3, il piccolo bronzo interrato che ricorda Joachim Elte, un avvocato di 51 anni abitante in quella dimora fino agli anni quaranta, deportato, con la complicità del governo locale, e ucciso dai nazisti in un campo nel 1945. Hanno dichiarato di trovare molto sgradevole trovarsi ogni giorno di fronte al ricordo di quell’episodio. La “pietra d’inciampo”, hanno scritto, “rovina l’atmosfera” del luogo e disturba la loro privacy, perché qualche volta viene della gente a visitarla. Il sindaco ha avuto il torto di ignorare questa richiesta, ma c’è un giudice ad Amsterdam, che l’altro giorno non ha dato ancora pienamente ragione all’istanza dei due bravi cittadini infastiditi dal ricordo della Shoà, ma ha sentenziato che meritava di essere discussa, rimandandola alla corte competente. (http://www.jpost.com/Diaspora/Amsterdam-residents-for-removal-of-Holocaust-memorial-plaque-485853).
Sarà interessante vedere che cosa decideranno i giudici, se i giornali ce lo faranno sapere. Ma il sintomo è già lì. Due anonimi europei, che immaginiamo recenti protagonisti della vittoria democratica contro la xenofobia, ne hanno abbastanza del ricordo uggioso di un episodio lontano, che non trovano interessante. E’ un simbolo, non credete? Basta con questa noia della Shoà, su cui gli ebrei speculano. Non sono loro oggi a opprimere i poveri palestinesi? Del resto, è appena accaduto che la regione fiamminga del Belgio, che è quasi Olanda, abbia proibito la macellazione degli animali secondo le norme ebraiche, rendendo molto difficile la vita delle comunità locali (https://www.salaamgateway.com/en/food/story/belgian_regions_plan_to_ban_ritual_slaughter_upsets_religious_minorities-salaam31032017180913/), che un solerte professore americano di New York, che non è Olanda ma una volta si chiamava New Amsterdam abbia chiesto ai suoi studenti di mettersi nei panni dei nazisti e di discutere quale potesse essere la migliore soluzione finale del problema ebraico (https://unitedwithisrael.org/homework-ny-students-assigned-to-debate-exterminating-jews/), che l’ex sindaco laburista di Londra abbia reiterato da impunito l’affermazione che Hitler era filosionista (https://unitedwithisrael.org/again-livingstone-claims-zionists-collaborated-with-hitler/) e che dunque implicitamente non è il caso di mettere pietre d’inciampo e fare altre storie del genere, perché criminale è soprattutto il sionismo, che il monumento in ricordo della deportazione degli ebrei dalla Grecia, apposto tardissimo e con molte resistenze nel paese che probabilmente oggi è il più antisemita d’Europa sia stato danneggiato a martellate per due volte di seguito (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/greek-holocaust-memorial-damaged-again-by-anti-semitic-vandals/2017/04/02/). Insomma, l’Europa non dimentica il suo odio atavico e procede felicemente sulle orme di Himmler, che in un telegramma appena riscoperto al Muftì di Gerusalemme, Al Haj al Husseini, in cui gli assicurava l’appoggio alla “lotta dei combattenti arabi per la libertà, specialmente in Palestina contro gli invasori ebrei [...] fino alla vittoria.” (http://www.jpost.com/Israel-News/Never-before-seen-document-penned-by-Nazi-leader-Himmler-uncovered-by-National-Library-485539). E se non può essere una vittoria sul campo, perché “gli invasori ebrei” hanno imparato la lezione sua e dei suoi pari e non intendono farsi riportare ad Auschwitz, be’ che sia una vittoria giudiziaria alla corte di Amsterdam o all’Onu o all’Unesco. Con l’aiuto dell’Europa, naturalmente, e dei suoi bravi cittadini.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90 |
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