La verità è morta?
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.jpost.com/Edition-Francaise/Politique/La-vérité-est-elle-morte-485865
"La verità esce dal pozzo", di Edouard Debat-Ponsan (1898)
E’ il titolo ad effetto che il 23 marzo spiccava sulla copertina del TIME. E’ a Donald Trump, accusato di non distinguere sempre il vero dal falso, che il settimanale americano rivolge i suoi strali, ma questa domanda ci invita ad una riflessione più profonda. E’ possibile uccidere la verità? Ovviamente si può tentare, spesso con successo, di nasconderla o distorcerla. Leggendo con attenzione l’articolo si capisce perfettamente che è proprio questo il significato del titolo, ma cosa c’è oltre? E poi perché mirare esclusivamente alla nuova amministrazione americana? Basta leggere un giornale qualsiasi per vedere come la presentazione di un evento riesca a nasconderne il contenuto di verità.
Una vecchia storiella dei tempi dell’Unione Sovietica, racconta che ad una corsa c’erano solo due partecipanti, uno russo e l’altro americano: quest’ultimo arriva primo. Titolo: il russo è arrivato secondo e l’americano penultimo. Questo aneddoto apocrifo mette bene in risalto come si possa ingannare il lettore pur riportando fedelmente la verità. Immaginiamo per un istante il seguente titolo: “La polizia britannica uccide un uomo di 50 anni davanti ai cancelli del Parlamento”. Possiamo presumere l’indignazione dei lettori. Eppure è quel che è successo, no? E’ la verità, anche se non completa. D’altronde se si tratta d’Israele, è così che si presentano i Fatti. Prendiamo due articoli della stampa francese. 13 marzo: “Un aggressore ucciso dalla polizia israeliana”. Dobbiamo proseguire la lettura per capire che si trattava di un palestinese che aveva colpito con un coltello due guardie di frontiera. Un altro evento analogo, ma che non concerne Israele né il conflitto né l’islam, ha luogo a Parigi.
Su Le Parisien del 27 marzo si legge: “Un poliziotto viene colpito con un’arma bianca, il suo collega uccide l’aggressore”. L’arma bianca era un paio di forbici, il poliziotto ferito al torace, “ha fatto una breve sosta in ospedale per farsi dare un punto di sutura”. In entrambi i casi un lettore frettoloso avrà soltanto dato uno sguardo ai titolo. Blaise Pascal l’aveva già detto: “ La verità è al di qua dei Pirenei, la bugia al di là”. Un famoso quadro che data più di un secolo fa, presenta la Verità che esce nuda da un pozzo, mentre attorno a lei delle mani cercano di vestirla, o di respingerla nel pozzo. Se ne potrebbe dedurre che la verità abbia bisogno di essere coperta per essere presentabile, o che tutte le verità non fanno bene ad uscire dal pozzo. E’ solo questione di interpretazione.
Ma tornando al TIME che si pone la domanda se le dichiarazioni del Presidente mettono a repentaglio la verità. E’ incredibile che il venerabile settimanale (fondato nel 1923, presto sarà centenario), abbia impiegato così tanto tempo per scoprire quel che i suoi lettori sapevano già: cioè che in America come in Francia, in Israele o in Turchia, in Russia come in Giappone, ovunque nel mondo, i politici non dicono sempre la verità. Però non sono ancora riusciti ad ucciderla …
Michelle Mazel è una scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron”. Le sue recensioni sono pubblicate sull’edizione settimanale in lingua francese del Jerusalem Post