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La Stampa Rassegna Stampa
04.04.2017 Dopo l'attacco Isis a San Pietroburgo Russia e Usa più vicini
Paolo Mastrolilli intervista Daniel Goure, vice presidente del Lexington Institute

Testata: La Stampa
Data: 04 aprile 2017
Pagina: 5
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «'Questo attacco avvicina Mosca e gli Usa contro l'Isis'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/04/2017, a pag. 5, con il titolo "Questo attacco avvicina Mosca e gli Usa contro l'Isis", l'intervista di Paolo Mastrolilli a Daniel Goure, vice presidente del Lexington Institute.

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Paolo Mastrolilli

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Daniel Goure

«In teoria, gli attacchi terroristici dovrebbero avvicinare gli Usa alla Russia e favorire il dialogo, anche se è cinico parlare in questi termini di una strage. Nella pratica però la situazione è molto complicata, perché anche nella lotta al terrorismo ci sono divergenze significative tra gli interessi nazionali di Washington e Mosca». È l’analisi realistica che fa Daniel Goure, vice presidente del Lexington Institute.

Ragioniamo sulle ipotesi. Se i colpevoli fossero ceceni o caucasici, che effetto avrebbe sulle relazioni bilaterali?
«La condanna è scontata, in qualunque caso. Poi però bisognerà andare a vedere chi sono effettivamente i responsabili, perché in quella regione è tutto molto confuso. Ci potremmo trovare in una situazione simile a quella della Turchia, dove Ankara considera i curdi dei terroristi, mentre per Washington sono tra i migliori alleati che abbiamo nella regione».

Supponiamo che la matrice sia collegata all’Isis: faciliterebbe il dialogo sulla Siria?
«Qui la situazione è estremamente complessa, perché va oltre la lotta al Califfato, e riguarda i piani per il futuro dell’intera regione. La Russia in Siria non combatte l’Isis, ma sostiene il regime locale. L’amministrazione Trump ha segnalato che rovesciare Assad non è più la priorità, e questo potrebbe favorire il dialogo con Putin, ma il problema riguarda il dopo. Mosca è schierata con gli alawiti, cioè gli sciiti, e quindi con l’Iran; Washington sta ricostruendo l’alleanza con i sunniti. Anche se combattessimo insieme contro l’Isis, poi resterebbero differenze fondamentali sul futuro dell’intera regione, perché siamo su posizioni opposte riguardo la sfida epocale tra Teheran e Riad».

Questo discorso riguarda anche la Libia?
«Certo, perché la Russia sta cercando di infiltrare il paese, a danno degli interessi occidentali».

E se i colpevoli fossero legati ad al Qaeda?
«Stessa storia. Possiamo essere tutti contro al Qaeda, come dopo l’11 settembre, ma restiamo spaccati su cosa fare poi, ammesso che fossimo capaci di sconfiggere insieme i terroristi».

I colpevoli potrebbero essere ucraini?
«Sì, e dopo averli condannati, certamente non potremmo cambiare posizione sull’invasione della Crimea».

L’ultima ipotesi è che si tratti di terrorismo domestico.
«Anche in questo caso ci sarebbe grande imbarazzo. Gli Usa denuncerebbero i colpevoli, ma poi non potrebbero condonare la repressione violenta in corso contro l’opposizione politica a Putin».

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