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Il Foglio Rassegna Stampa
03.04.2017 Donald Trump e la guerra allo Stato Islamico: che cosa cambia rispetto ai tempi di Obama
Analisi tratta da Foreign Policy

Testata: Il Foglio
Data: 03 aprile 2017
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «Che sta facendo Trump contro l'Isis?»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/04/2017, a pag. II, con il titolo "Che sta facendo Trump contro l'Isis?", l'analisi tratta da Foreign Policy.

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Sconfiggere lo Stato islamico era la priorità di sicurezza nazionale del candidato Donald Trump. La sua pretesa di avere un piano segreto era risibile per gli esperti di sicurezza nazionale”. Ma se ne avesse uno? Se lo chiede Foreign Policy. “I dipartimenti di Stato e della Difesa hanno la priorità di sconfiggere lo Stato islamico. Il segretario di Stato Rex Tillerson ha incentrato il suo primo grande evento internazionale sulla lotta allo Stato islamico, rafforzando i messaggi del presidente secondo cui è la priorità assoluta della sicurezza nazionale dell’Amministrazione.

Il segretario della Difesa James Mattis ha incontrato i partner mediorientali e ha adottato una serie di decisioni che sembrano rafforzare le forze in campo: aumentare il numero di militari in Iraq e Siria e ottenere l’approvazione presidenziale per una maggiore delega dell’autorità per le operazioni. Per molti osservatori, l’approccio emergente sembra la strategia di Obama con più risorse”. E’ vero fino a un certo punto. “In primo luogo, Obama prevedeva una campagna pluriennale per sconfiggere lo Stato islamico. Mentre questo approccio ha avuto il vantaggio di porre la responsabilità per i risultati sui paesi della regione, è stato pagato il prezzo del disastro umanitario per gli iracheni e i siriani, con la decimazione dell’opposizione moderata all’interno della Siria, un’ulteriore radicalizzazione all’interno delle società occidentali e la disaffezione per i nostri sforzi pubblici nella regione. Le scelte di Trump stanno drammaticamente facendo salire il ritmo delle operazioni. Tanto che alcuni hanno cominciato a preoccuparsi per le vittime in battaglia. In secondo luogo, si stanno spingendo gli Stati Uniti a un coinvolgimento a lungo termine.

Il presidente Obama lasciava la responsabilità per la vittoria e la successiva stabilizzazione agli alleati locali. Il nostro impegno per i risultati piuttosto che imporre scadenze arbitrarie è un cambiamento significativo dell’atteggiamento. In terzo luogo, la Casa Bianca è meno conflittuale rispetto all’Amministrazione Obama su tendenze autoritarie, vittime civili, e diritti umani di Egitto, Arabia Saudita, Bahrain. La stabilità dei paesi che lavorano con noi per debellare il terrorismo è la priorità di questa Amministrazione per il medio oriente. Come ha detto Tillerson nel corso della riunione della coalizione, ‘quando tutto è una priorità, niente è una priorità’. In quarto luogo, si stanno gettando le basi per una coalizione anti-Iran una volta che il problema dello Stato islamico sia stato risolto. Mentre l’Amministrazione Trump non sembra ancora aver trovato una formula per un accordo con la Turchia sul ruolo di forze curde nella riconquista di Raqqa, sulla maggior parte delle altre questioni sembra aver raggiunto un consenso con gli alleati regionali”.

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