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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
01.04.2017 L'inferno delle musulmane. Nella sharia comanda l'uomo
Rita Bartolomei intervista Souad Sbai

Testata: Il Resto del Carlino
Data: 01 aprile 2017
Pagina: 3
Autore: Rita Bartolomei
Titolo: «L'inferno delle musulmane. Nella sharia comanda l'uomo»

Riprendiamo dal RESTO del CARLINO (La Nazione, Il Giorno) di oggi, 01/04/2017, a pag.3, con il titolo "L'inferno delle musulmane. Nella sharia comanda l'uomo", l'intervista di Rita Bartolomei a Souad Sbai, presidente delle donne marocchine in Italia.

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Souad Sbai                              Rita Bartolomei

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BOLOGNA- Souad Sbai, giornalista italiana di origine marocchina e presidente di Ac-mid, associazione che aiuta le musulmane. Ex deputata PdL oggi ha simpatie per Salvini. Sorpresa dalla storia bolognese? «Assolutamente no. Da dodici-tredici anni lavoriamo sulle donne, anche su quelle della seconda generazione. Tante ragazze scappano. E ricordiamoci sempre gli omicidi. Una lista interminabile. La situazione è drammatica». In questo caso è stata la scuola a denunciare. «Sono rimasta molto sorpresa quando ho scoperto dai dati del ministero che il 60% delle bambine magrebine smette di frequentare fin dalle medie. Spariscono nel nulla, a 12-13 anni». Magari vanno a lavorare. «Assolutamente no, la spiegazione è un'altra Chi fa proselitismo radicale, lavora anche sulle più piccole. Se fino a ieri si è occupato dei ragazzi dai 20 anni ai 35, ora il livello si è abbassato. E la cosa riguarda soprattutto le femmine». Sta dicendo che le ragazzine perseguitate di oggi, domani potreb ero diventare radicalizzate- «Sicuro. E un problema grave. In più abbiamo i minori non accompagnati. Se non c'è la famiglia d'origine, vanno dati in affido. Ma non si possono tenere nei centri di accoglienza dove c'è di tutto. Questa è una bomba». Ma perché sono le madri a eseguire la 'sentenza', come in questo caso? «Non sono le madri, non sono le madri! E la comunità, sono i padri». Però la  14enne bolognese ha raccontato in lacrime di essere stata rapata dalla mamma. «Ma lei ha fatto quello che le ha detto il marito. Viene insultata tutti i giorni se la figlia non sta alle regole. E la responsabile del comportamento religioso delle bambine». La severità si concentra sulle femmine. «ll maschio, non importa se minore, per gli islamici è il capofamiglia, decide per la madre o la sorella. Lui può fare tutto. Nella sharia, nel diritto islamico, può decidere anche da bambino, ha più voce di loro». Ma se un ragazzino va in discoteca e beve alcolici dà scandalo? «No, assolutamente. La donna invece non ha uno statuto di uguaglianza. Chiaro che in alcuni Paesi come il Marocco la situazione sta cambiando. Qui invece no». Che Italia arriva alla sua associazione? «ll numero verde è sospeso da un mese, non abbiamo fondi. Diamo fastidio, ci stanno boicottando tutti. Ma continuiamo a lavorare. Ci chiedono aiuto anche tante donne italiane, sposate a musulmani». Cosa raccontano? «Lui all'inizio è normale, tranquillo, molto moderno. Poi comincia a pretendere sempre di più, fino al velo totale. Un inferno. Magari queste donne vivono la poligamia. La prima cosa che fanno quando arrivano da noi? Buttano via il velo». Cosa fate per loro? «Abbiamo il nostro psicologo, una rete, proprio in questi giorni stiamo lavorando su tre donne da sistemare e non abbiamo trovato posto. Subiscono violenza, vogliono scappare». L'accusano di valer accidentalizzare le musulmane. «Falso. Sono un'attivista, faccio le mie battaglie. M'inserisco dove c'è un buonismo schiacciante. Come centro studi, vogliamo individuare un metodo per de-radicalizzare donne e uomini. Ci accusano anche di essere anti Islam. No, siamo solo contro l'estremismo». I risultati. «Quando una ragazza segregata per tre anni ricomincia a uscire, è successo. Per noi è un sorriso, in quest'Italia invasa da un proselitismo radicale. Loro avanzano, grazie anche ai finanziamenti dei petroldollari». Lei è sempre minacciata? «Sempre».

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