domenica 20 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
31.03.2017 Albania, Kossovo e Macedonia: le tane dello Stato islamico in Europa (+ tutte quelle conosciute, ma non indagate)
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 31 marzo 2017
Pagina: 7
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Così dallo Stato islamico il battaglione balcanico guida i suoi combattenti»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/03/2017, a pag. 7, con il titolo "Così dallo Stato islamico il battaglione balcanico guida i suoi combattenti", l'analisi di Giordano Stabile.

Risultati immagini per Giordano Stabile
Giordano Stabile

Immagine correlata
Terroristi dello Stato islamico originari del Kossovo

Un battaglione balcanico che ha i suoi capi ancora in Siria ma sempre più uomini di ritorno in Europa. Una rete di moschee e predicatori che reclutano fra gli islamisti di etnia albanese in Kosovo, Albania e Macedonia. Strade della jihad che attraversano i Balcani occidentali dalla Grecia fino alle nostre frontiere attraverso la Bosnia, dove interi villaggi sono governati secondo la Sharia. È il quadro inquietante del fronte islamista a poche centinaia di chilometri dall’Italia.

I primi dettagli di come l’Isis stia cercando di trasformare il Kosovo nella sua base operativa in Europa sono emersi da un’inchiesta congiunta fra Italia, Macedonia e Albania dello scorso novembre. Diciannove persone sono state arrestate, con l’accusa di stare organizzando un attacco in occasione della partita di calcio Albania-Israele a Tirana. A tirare le fila, da Raqqa, erano Lavdrim Muhaxheri e Ridvan Hadifi, due foreign fighter kosovari di particolare crudeltà.

Muhaxheri, conosciuto con il nome di battaglia Abu Abdullah al-Kosova, è arrivato in Siria già nel 2012, per combattere con Al-Qaeda contro il regime siriano. Nel 2014 si è unito all’Isis e si è fatto conoscere in una serie di video dove decapita i prigionieri con un coltello, li uccide con un razzo o un colpo di pistola. In tutti i filmati incita kosovari e albanesi a unirsi alla jihad. Assieme ad Hafidi, Muhaxheri è al comando del «Battaglione balcanico», composto da combattenti di etnia albanese e bosniaca.

I foreign fighter
I foreign fighter arrivati nel Califfato dalla regione sono stimati fra i 1000 e i 2000. Secondo Mimoza Xharo, un analista che ha lavorato per l’Intelligence albanese per più di vent’anni, citato da Balkaninsight, le stime «sottovalutano» il fenomeno dell’islamismo balcanico. Centinaia di jihadisti, fino a quattrocento, sono già tornati in Europa, e contano su una vasta rete, migliaia, di simpatizzanti. Le indagini sul tentato attacco allo stadio hanno fatto emergere legami diretti con i predicatori Genci Balla e Bujar Hysa, da oltre un anno in carcere a Tirana.

In Albania sono 200 i luoghi di culto islamici - su 727 complessivi - che sfuggono al controllo del governo e rifiutano le direttive della Comunità islamica albanese, sotto controllo statale. Ma anche il Kosovo ha un grosso problema con i predicatori radicali. Molti di loro, a cominciare dal citato Haqifi, si sono trasferiti in Siria a partire dal 2013. Haqifi ha recitato da protagonista nel video dell’Isis «L’onore è la jihad», studiato apposta per il reclutamento nei Balcani. Altri sono stati arrestati, come Rexhep Memishi, condannato a sette anni di carcere a Skopje, in Macedonia, per reclutamento di jihadisti.

Le moschee
Ma le moschee che sfuggono al controllo statale continuano l’opera di propaganda islamista. In Kosovo le più famigerate sono la Makowitz e la Mitrovica nei sobborghi di Pristina. In Macedonia predicatori salafiti hanno ingaggiato un lungo braccio di ferro con il governo per il controllo di Yahya Pasha, Sultan Murat, Hudaverdi a Skopje. In Albania le più a rischio sono considerate quelle di Mezeze, a Tirana, Unaza Ere alla periferia della capitale, e quelle di Cerrik e Pogradec, nel Nord. Nella moschea di Leshnica, nella zona di Pogradec, predicava Almir Daci, legato alla rete degli imam arrestati l’anno scorso. La Moschea Bianca di Sarajevo, in Bosnia, è stata invece a lungo il quartier generale dell’imam estremista Sulejman Bugari, il link fra estremisti di lingua albanese e quelli bosniaci.

La Bosnia è strategica soprattutto per le rotte della jihad. I foreign fighter di ritorno in Europa passano su punti di appoggio e strade secondarie, da percorrere anche a piedi, che risalgono all’epoca dell’afflusso di jihadisti dai Balcani verso l’Afghanistan. Nei villaggi dove è più radicata la presenza di salafiti sono apparse nel 2015 e 2016 le bandiere dell’Isis. Il giornalista e scrittore Janez Kovac ha raccontato come due anni fa a Bocinja Donja si viveva in una realtà separata, retta dalla sharia, dove «polizia, esattori delle tasse e nessun altra autorità mettevano mai piede». Gornja Maoca era invece il regno dell’estremista Nusret Imamovic e punto di sosta e ristoro per i jihadisti diretti in Cecenia e Afghanistan, poi in Siria. Le forze di sicurezza hanno cercato di riprendere il controllo dopo l’apparizione delle bandiere nere ma la regione resta una zona franca per i foreign fighter che si dirigono verso l’Europa occidentale e l’Italia.

Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT