Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 31/03/2017, a pag. 2, la breve "L'Onu rilancia la soluzione dei due stati".
La delegittimazione dell'Onu è parallela al doppio standard di giudizio dell' Osservatore Romano, che non perde occasione per addossare a Israele la responsabilità della pace non ancora raggiunta con i palestinisti.
Negli articoli di OR - come nelle delibere dell'Onu - invece il terrorismo palestinese non ha quasi spazio. In questo modo l'immagine del conflitto viene snaturata completamente. Il risultato è evidente: Israele viene fatto passare per aggressore, i palestinesi per "povere vittime", del terrorismo musulmano non si parla quindi è come se non esistesse.
Ecco la breve:
L'Onu contro Israele
attento Vaticano, prima il sabato poi la domenica...
«Non c'è alcun piano B rispetto alla soluzione dei due stati» per mettere fine al conflitto israelo-palestinese. Lo ha ribadito ieri il segretario generale dell'Onu, António Guterres, in un intervento al vertice della Lega araba, in Giordania, durante il quale ha ribadito l'esigenza di fermare i nuovi insediamenti israeliani e rilanciare il dialogo diretto tra le parti. Oggi Guterres è giunto in Iraq per esaminare di persona la situazione umanitaria dei civili coinvolti nei combattimenti tra le forze irachene e i jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is). «La soluzione dei due stati — ha detto Guterres — è l'unica strada per garantire che palestinesi e israeliani possano realizzare le loro aspirazioni nazionali e vivere in pace, sicurezza e dignità. Non c'è alcun piano B. Ecco perché è importante fermare tutte le azioni unilaterali che possano minare la soluzione dei due stati. E ciò in particolare in relazione al bisogno di fermare le attività di insediamento, che sono illegali in base alla legge internazionale».
E' anche importante, ha aggiunto il segretario generale delle Nazioni Unite, «condannare il terrorismo ed evitare l'incitamento». La questione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania è strettamente legata alla realizzazione della soluzione dei due stati, che prevede appunto la costituzione di due stati, uno israeliano l'altro palestinese, che vivano uno accanto all'altro in autonomia e sicurezza reciproca. Più volte i palestinesi hanno chiesto lo stop immediato di tutte le attività e dei progetti edilizi israeliani in Cisgiordania quale precondizione di qualsiasi trattativa.
Secondo l'ultimo rapporto dell'organizzazione Peace Now, che monitora attentamente lo sviluppo degli insediamenti, il 2016 ha registrato «il più alto numero di avvio di costruzioni di case (2630)» con un 40 per cento in più rispetto al dato del 2015 quando furono 1901. Citando diverse analisi dell'ufficio centrale di statistica israeliano, l'organizzazione spiega che il dato del 2016 rappresenta «il secondo più alto numero di avvio di costruzioni nei passati 15 anni (2001)». L'unico anno «durante il quale si sono verificati più avvii è stato il 2013 con 2874 case».
Sul terreno, la tensione è alta in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Una donna arabo-israeliana ha tentato ieri di accoltellare degli agenti israeliani alla Porta di Damasco nella Città Vecchia di Gerusalemme. Secondo il portavoce della polizia, la donna è stata uccisa dalla reazione delle forze di sicurezza. Non si hanno notizie di vittime israeliane. La donna — dicono fonti di stampa — voleva forse vendicare la morte del figlio di 17 anni ucciso da agenti israeliani mentre si recava nel campo profughi di Shuafat.
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