Realismo popolare
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
vi riporto qualche notizia che potrebbe essere utilmente riferita a quelli che “io non ho niente contro Israele, ma certo non posso accettare quel governo di destra nemico della pace” e dunque lo boicotto, o almeno aiuto quelli che lo boicottano. Eccola: in Israele, paese dalla ricca ma anche convulsa vita democratica, dove ogni mese si parla di possibili nuove elezioni, si fanno moltissimi sondaggi. Uno di questi, che risale almeno a una settimana fa, riguarda le posizioni del pubblico israeliano sulla pace, i due stati, il destino di Gerusalemme e di Giudea e Samaria. Trovate i risultati analitici qui: http://jcpa.org/article/new-poll-survey-israeli-jewish-attitudes-future-peace-agreement/. Ma per vostra comodità vi traduco il riassunto di Jewish Press (http://www.jewishpress.com/news/israel/survey-israeli-jews-support-for-palestinian-state-lowest-ever/2017/03/28/):
“C'è stata una riduzione progressiva della disponibilità degli ebrei israeliani ad accettare un ritiro dalla Giudea e Samaria come parte di un accordo di pace - dal 60% del 2005 al 36% nel 2017. C'è stato anche un drastico calo nel sostegno per i parametri di Clinton (uno stato palestinese smilitarizzato senza blocchi di insediamenti, il pieno controllo palestinese della sicurezza di Giudea e Samaria, Gerusalemme divisa e capitale di entrambi gli stati, il Monte del Tempio nelle mani degli arabi, mentre Israele riceve il Muro occidentale) - dal 55% nel 2005 al 29% nel 2017.
- Su Gerusalemme: il 79% dice che è importante mantenere una Gerusalemme unita sotto la sovranità israeliana, mentre il 15% dice che non è importante. Se non si include la clausola che la capitale dello Stato palestinese sia a Gerusalemme Est, il 41% è d'accordo e il 52% si oppone alla divisione di Gerusalemme in settori arabi ed ebraici. Con questa clausola, l'accordo si riduce al 33% e di opposizione aumenta al 59%.
- Sul trasferimento della sovranità del Monte del Tempio agli arabi: il 10% è d'accordo e il 83% si oppone.
- Sul ritiro dalla Giudea e Samaria come parte di un accordo di pace e la creazione di uno stato palestinese: ritiro da tutti i territori, il 15% è d'accordo, mentre il 77% si oppone. Ritiro salvo che per i grandi blocchi di insediamenti: 37% è d'accordo, mentre il 57% si oppone. Con scambi territoriali in cambio dell'annessione: il 29% è d'accordo, mentre il 64% si oppone. Quando si include l’annessione dei blocchi di insediamenti e la smilitarizzazione dello stato palestinese, l’accordo aumenta al 48% e l'opposizione si riduce al 44%.
- Sul controllo dei punti strategici: l’88% dice che Israele non può ritirarsi dai territori che confinano con l’aeroporto Ben-Gurion. 81% dice che Israele non può ritirarsi dai territori che si affacciano sull’autostrada Tel Aviv-Gerusalemme (numero 443).
- Sul coinvolgimento americano: l’accordo con i parametri di Clinton aumenta al 51% se Israele ha garanzie di sicurezza tra cui un patto di difesa con gli Stati Uniti. Il 74% dice che è importante che gli Usa siano coinvolti in qualsiasi accordo tra Israele ei palestinesi.
- Su un ritiro unilaterale (senza accordo con l’AP): il 26% è d'accordo e il 61% si oppone.
- Sul riconoscimento di Israele come stato-nazione del popolo ebraico: il 71% afferma che ogni accordo dovrebbe essere condizionato al riconoscimento palestinese di Israele come stato-nazione del popolo ebraico, mentre il 20% non è d'accordo.
- Sulla situazione regionale: data l'attuale instabilità in Medio Oriente, è possibile fare ampie concessioni, o Israele deve esercitare una grande cautela per quanto riguarda le concessioni territoriali? 14% dice che Israele può fare delle concessioni, mentre l'80% dice che Israele non può farle.
- Sul Golan: il 58% afferma che Israele dovrebbe condizionare un accordo con i palestinesi sul riconoscimento da parte degli Stati Uniti dell'applicazione della legge israeliana sulle alture del Golan, mentre il il 25% non è d'accordo.”
Fin qui il sondaggio. Quel che si vede in sostanza è che la grande maggioranza degli ebrei israeliani sono schierati sulle posizioni del Governo Netanyahu, o ancora meglio della sua ala più preoccupata della sicurezza, quella che i commentatori politically correct chiamano “falchi”. Le posizioni laburiste di apertura sono in netta minoranza e in via di diminuzione, mentre quelle “pacifiste” di capitolazione totale sulla Giudea e Samaria appaiono del tutto insignificanti. Gli israeliani sono un popolo di “falchi”? Difficile pensarlo. Dopotutto sono loro, non i pacifisti europei e americani, che subiscono l’impatto del terrorismo, sono costretti dalla guerra permanente di attrito contro Israele ad anni di servizio militare, non possono entrare in tutti i paesi islamici del mondo, insomma subiscono direttamente i danni a volte pesantissimi della mancanza di una pace. Ma proprio per questa ragione, sono realisti, sanno per esperienza che i risultati di una resa sarebbero peggio, molto peggio dell’attrito attuale. E capiscono che, fino a quando i musulmani non si saranno rassegnati a convivere con uno stato del popolo ebraico, la cosa migliore è la difesa dello status quo. Chiamatelo, se volete, realismo popolare.
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