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La Repubblica Rassegna Stampa
28.03.2017 Non è sul ponte di Londra l'islam che si ribella
Tre titoli e un commento di Tahar Ben Jelloun pieni di buoni (inutili) sentimenti

Testata: La Repubblica
Data: 28 marzo 2017
Pagina: 1
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Noi, ragazze musulmane anti-jihad»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/03/2017, a pag. 1-9, con il titolo "Noi, ragazze musulmane anti-jihad", il commento di Tahar Ben Jelloun.

LA REPUBBLICA, a pag. 9, presenta gli articoli sui fatti di Londra con i seguenti titoli:

"Col velo sul ponte, noi donne anti-jihad"
"Contro tutti i pregiudizi vogliamo dire al mondo chi siamo davvero"
"Le coraggiose che scuotono le coscienze dei musulmani"

Questi titoli, insieme al commento di Tahar Ben Jelloun, non rendono conto del terrorismo islamico e del fanatismo prevalente tra milioni di musulmani in Europa e nel mondo. Dov'è l'islam che si ribella? Non a Londra: non bastano fiori sul luogo degli attentati se non si matura un percorso per contrastare dall'interno, nelle comunità islamiche, antisemitismo e fanatismo jihadista. Ma a Repubblica interessa soltanto poter dimostrare che non tutti i musulmani sono terroristi: cosa ovvia di per sé, ma che, se è tale, andrebbe dimostrata con i fatti, non solo con i fiori e le catene umane sul luogo delle uccisioni.

Ecco l'articolo:

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Tahar Ben Jelloun

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La catena umana sul ponte di Londra

Una catena umana importante e commovente, quella di Londra: fatta da donne che vedono come un tradimento e un insulto alla loro cultura e alla loro religione l’attentato commesso in nome dell’Islam. Dignitose, hanno in volto l’espressione del lutto, il rifiuto della barbarie, la ripulsa verso ciò che oggi umilia e minaccia tutti i musulmani.

Le reazioni più significative, nel mondo arabo, arrivano sempre dalle donne. Come le madri e le spose, prime a scendere in piazza in Egitto e in Tunisia durante le “primavere arabe”. La loro non è una solidarietà simbolica alle vittime del 22 marzo: ma un modo per dire al popolo britannico che confondere Islam e terrorismo è un errore e un crimine, che non bisogna ascoltare quei politici che lo insinuano, che bisogna distinguere una religione monoteista da un’organizzazione criminale globale. Il fatto che tutte quelle donne avessero un foulard in testa è segno di un’appartenenza all’Islam tradizionale, che condanna l’omicidio e il suicidio.

Ma la manifestazione silenziosa e pacifica sul ponte di Westminster, dove il terrorista ha ucciso degli innocenti, è diretta anche al mondo arabo perché, nonostante molti inorridiscano davanti agli atti commessi dai jihadisti, pochi lo manifestano condannando pubblicamente quei crimini. Il loro silenzio li fa passare per potenziali sostenitori di atti terroristici: ed è falso. Intanto sempre più attentati si commettono in Europa in nome dell’Islam. In Belgio, a Parigi o a Londra: i musulmani dovrebbero manifestare pubblicamente la loro condanna. Tacendo lasciano pensare che quella violenza è parte dell’Islam, entrata in modo brutale e arbitrario in Europa. Per questo bisogna strappare l’Islam, la sua cultura, la sua morale e i suoi valori dalle grinfie del terrorismo dello Stato islamico. Perfino certi musulmani che vivono in Europa pensano che i terroristi siano fatalmente islamici. Il padre di Zyed Ben Belgacem, il francese di origine tunisina che il 18 marzo ha assalito una soldatessa all’aeroporto di Orly, ha detto: «Mio figlio non è mai stato un terrorista. Non pregava: beveva. Colpa dell’alcol e della cannabis ».

Eppure colpito ha gridato: «muoio in nome di Allah ». In buona fede quel padre pensa che un terrorista debba essere un musulmano praticante. Non capisce come suo figlio, che sprecava la propria vita e non rispettava nulla, possa essere morto in nome di un Islam che non ha niente a che vedere con la religione e la cultura dei musulmani. L’atto magnifico di quelle donne sul ponte di Westminster è il simbolo della loro volontà di essere parte della lotta comune e determinata contro il terrorismo che non fa differenza fra le sue vittime.

(traduzione di Elda Volterrani)

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