Riprendiamo da ITALIA OGGI, con il titolo "In un tavolo il passato austriaco", l'analisi di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Oskar Werner
Da Berlino - Ventimila euro per un tavolo sia pure in legno pregiato, sono forse troppi. Ma nel prezzo è compreso una piccola testimonianza del passato austriaco, splendido, meschino, tra ipocrisia e colpevolezza. Il Burgtheater di Vienna è il secondo più antico d´Europa, dopo la Comedie Francaise. Inaugurato nel 1748, rifatto nel 1888, l´anno in cui Jack The Ripper terrorizza Londra, e l´anno seguente l´erede al trono Rodolfo si ucciderà a Mayerling, insieme con la sua amante diciassettenne. Il teatro fa parte della storia dell´Austria e dell´Europa. Nel 1938, subito dopo l´Anschluß con il III Reich, cominciano gli attacchi: il teatro sarebbe un covo degli ebrei, viene arianizzato, attori e registi ebrei vengono buttati fuori, non possono assistere neanche come spettatori agli spettacoli, qualcuno finirà nelle camere a gas. Va in scena il Don Carlos di Schiller rivisto in chiave nazista. Il 12 aprile del ´45, mentre si avvicina l´Armata Rossa, venne distrutto da un bombardamento.
La ricostruzione cominciò nel 1950. E si acquistò in Brasile, il legno per il palcoscenico, in pino nero che ha bisogno di cinque anni per la stagionatura. Costoso, ma la sua durata è garantita per l´eternità, o quasi. Puntualmente, il Burgtheater riapre nel 1955. Si allestisce ancora il Don Carlos, con una regia di segno opposto: il protagonista, interpretato da Oskar Werner, si batte contro la tirannide. Werner a 33 anni è un divo, gli austriaci lo amano perché ha rinunciato a un ricco contratto a Hollywood per tornare a recitare in patria a teatro. Ma altri lo detestano. L´Austria che ha accolto entusiasta Adolf Hitler si spaccia per vittima. Simon Wiesenthal mi disse in un´intervista che in rapporto agli abitanti c´erano più iscritti al partito nazista in Austria che in Germania prima dell´annessione. Si accusa Werner perché ha disertato pur di non indossare la divisa del III Reich, e per aver sposato una mezza ebrea. L´attore, nato a Vienna come Josef Bschließmayer, è peggio di un ebreo, lo insultano, perché si comporta come un ebreo senza esserlo. Werner conquista una fama internazionale con “Jules et Jim”, poi appare ne “La spia che venne dal freddo”.
Mentre gira “Fahrenheit 451”, litiga con il regista e suo amico Truffaut perché vorrebbe che nel film si ricordasse che fu Hitler a bruciare i libri nel 1933. E continua nel suo impegno civile: nel 1983, organizzò e pagò, la prima commemorazione austriaca per le vittime di Mathausen, nel 1984 mise in scena a Vienna uno spettacolo in ricordo degli ebrei austriaci vittime del nazismo. Non tutti i suoi connazionali gradirono. Werner morì in quell´anno. Il legno del Brasile non è eterno, dopo 19mila rappresentazioni, nel 2011 il Burgtheater ha rifatto il palcoscenico. La designer Ulrike Nachbargauer ha salvato le doghe dalla distruzione, e le ha trasformate in dieci tavoli, lunghi due metri e 20, ognuno con il nome di un attore o di un regista. E il primo ricorda Oskar Werner che calcò quel legno nella storica serata del 1955. Dovrebbe essere esposto in un museo, o nel foyer del Burgtheater. L´anno scorso, solo per pochi voti, in Austria non è stato acquistato da un presidente della Repubblica di estrema destra, con nostalgie naziste. Uno dei dieci tavoli è stato comunque venduto per 11250 euro, ma non si conosce il nome dell'acquirente. .
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