Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/03/2017, a pag. 16, con il titolo "La rivincita di Trump: 'Sì, fu intercettato'. Ma non c'è Obama dietro lo spionaggio", la cronaca di Federico Rampini.
Federico Rampini è l'unico oggi a rivelare che Trump era stato davvero spiato durante la campagna elettorale dello scorso anno, ma, scrive, non da Obama. E' probabile un coinvolgimento di Fbi e Nsa, i cui capi hanno però negato ogni coinvolgimento. Trump, come scrive Rampini, ha tutte le ragioni a dire 'avevo ragione'.
Ecco l'articolo:
Federico Rampini
Donald Trump, Barack Obama
Colpo di scena: Donald Trump fu intercettato davvero. E lui gongola: «Adesso mi sento un po’ vendicato». La rivelazione è arrivata ieri dal presidente (repubblicano) della commissione d’indagine parlamentare sul Russia-gate. Che ha precisato: fu tutto legale, e non c’entra Barack Obama. Si tratterebbe di intercettazioni “ambientali” o comunque avvenute in maniera non deliberata, nell’ambito della legittima – obbligatoria – attività del controspionaggio per accertare o prevenire pericoli per la sicurezza nazionale. E tuttavia per Trump è quasi una rivincita. Era stato lui a sollevare un caso, nel famigerato tweet del 4 marzo in cui attribuiva a Barack Obama un nuovo Watergate alla Richard Nixon. La rivelazione è venuta da Devin Nunes, deputato repubblicano, presidente della commissione di vigilanza sui servizi segreti, e anche della commissione d’indagine recentemente istituita sul Russia-gate. Nunes ieri ha improvvisamente rivelato che le telefonate personali di Trump «possono essere state ascoltate dagli investigatori attraverso una intercettazione accidentale».
Nunes ha annunciato di essere giunto a questa scoperta nel suo esame dei rapporti d’intelligence. Ha voluto sdrammatizzare la sua scoperta: «Sulla base di quanto ho potuto apprendere si tratta di un’intercettazione normale, legale in base al Foreign Intelligence Surveillance Act» (la legge che regola lo spionaggio, ndr). Rispondendo ai giornalisti sull’accusa di Trump a Obama, il deputato della destra ha smentito: «Non c’è stato spionaggio ordinato dal presidente Obama». Ha anche detto che nel merito delle telefonate intercettate nessuna sembra avere a che fare con la Russia. E tuttavia ha aggiunto di sentirsi “allarmato” da questa scoperta. Perché, se tutto era legale? La sua insistenza sul carattere incidental (accidentale, fortuito) avvalora quanto già scritto su Repubblica fin dal primo tweet di Trump contro il “Watergate di Obama”.
Con ogni probabilità delle intercettazioni ci furono ma non ordinate dal presidente, bensì dovute e condotte indipendentemente dalle agenzie di controspionaggio per prevenire contatti con potenze straniere ecc. Del resto è sostanzialmente impossibile immaginare una situazione in cui i maggiori collaboratori dell’allora candidato repubblicano venivano sorvegliati per i loro contatti coi russi, e nel corso delle intercettazioni non apparisse mai una telefonata tra uno di quei collaboratori e lo stesso presidente. Resta che questa rivelazione è un colpo di scena. Intanto perché contraddice le deposizioni che appena due giorni prima avevano visto come protagonisti al Congresso i due capi dell’Fbi e della Nsa, ambedue irremovibili nel negare che Trump fosse stato intercettato. Hanno mentito al Congresso? Torna d’attualità, ma per ragioni diverse, il contestatissimo tweet presidenziale del 4 marzo in cui il presidente denunciò intercettazioni illegali sul suo telefono privato nella Trump Tower. La fonte era un sito di estrema destra: cosa sapevano, e da chi?
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