Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/03/2017, a pag. 29, con il titolo "Mentre ti diverte, ti cura. È la realtà virtuale", l'analisi di Fabiana Magrì.
Soluzioni creative e sempre meno invasive per accelerare le diagnosi e migliorare la qualità della vita dei pazienti. È l’obiettivo di università, aziende e start-up israeliane, in prima linea nell’innovazione nei settori della medicina e della salute.
Al centro una serie di rivoluzioni che si sono svelate a Tel Aviv, con i due appuntamenti di «BrainTech» e «MedInIsrael», punti di attrazione di una realtà in forte espansione: sono oltre 1300 le aziende attive nelle scienze della vita e sono più di 500 gli esportatori di dispositivi medici, con un volume d’affari di 8.5 miliardi di dollari.
Presa in prestito dalla «gaming industry», la realtà virtuale fa leva sulla capacità di «entertainment» per coinvolgere pazienti di tutte le età. E si presta a soluzioni creative. Per esempio permette di diagnosticare - primo strumento al mondo con questa tecnologia - i deficit di attenzione e l’iperattività, patologie in continuo aumento, sia tra i bambini sia tra gli adulti. L’ideatore è EyeMind, che ha vinto la competizione per start-up di «BrainTech»: i suoi occhiali propongono una serie di ambienti virtuali, che si trasformano a seconda dell’età.
Durante ogni proiezione, grazie al tracciamento oculare, si registrano le informazioni relative ai movimenti dello sguardo, mentre un algoritmo elabora le informazioni, fornendo allo specialista un rapporto dettagliato: così si formula una diagnosi precisa della sindrome da Adhd e, in futuro, dell’autismo.
Immergendo il paziente in un ambiente virtuale che riproduce i movimenti necessari per una riabilitazione motoria, invece, VRPhysio trasforma i noiosi esercizi di fisioterapia in un piacevole passatempo, da svolgere in ambulatorio o a casa. In questo caso gli occhialoni per la realtà virtuale sono collegati a una piattaforma controllata dal fisioterapista che, in tempo reale, conferma o modifica l’esperienza di gioco a seconda delle esigenze terapeutiche e dei progressi del paziente.
Chi, poi, ha bisogno di una diagnosi dei propri disturbi del sonno, come l’apnea ostruttiva (anche questa patologia è in crescita), potrà dire addio alla fastidiosa necessità di riposare con una serie di sensori che collegano il suo corpo alla macchina che ne registra i dati. All’Università Ben Gurion e al centro Soroka di Be’er Sheva si sta sviluppando un sistema che, attraverso una app per smartphone, analizza i dati necessari alla diagnosi in soggetti svegli e senza sensori. La tecnologia si basa sulla registrazione dei suoni emessi dal paziente durante il giorno, utilizzando microfoni ambientali o quello del telefonino: i ricercatori hanno scoperto che, anche in chi è sveglio, la respirazione fornisce dati preziosi sui parametri del sonno: un test su 350 soggetti ha dato riscontri positivi sull’attendibilità delle diagnosi.
Nel campo del «wearable technology», le tecnologie indossabili, EyeControl sta creando un sofisticato sistema di comunicazione basato sui movimenti oculari, progettato per chi soffre di gravi limitazioni della mobilità dovute a malattie o lesioni. L’idea nasce dall’esperienza del fondatore, Shay Rishoni, ex colonnello dell’esercito, pilota, atleta e vittima della Sla: ha quindi deciso di trasformare la lotta con la malattia in un’opportunità per accelerare la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. Il dispositivo di EyeControl consiste in una micro-telecamera a infrarossi, inserita in un paio di «smart glass» e puntata verso lo sguardo del paziente.
La persona compone quindi parole e frasi, osservando le lettere di una tastiera virtuale sulle lenti. Un microcomputer riceve le informazioni e le processa in suoni, trasmessi agli auricolari: se le parole vengono confermate, sono trasferite al microfono che le pronuncia. Portabilità e accessibilità economica - spiegano i progettisti di EyeControl - consentono un utilizzo diffuso. Ovunque.
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