Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/03/2017, a pag. 29, con il titolo "I vecchi maoisti e l'era delle fake news", il commento di Pierluigi Battista.

Pierluigi Battista


Un manifesto di propaganda maoista- il libretto rosso di Mao
Sono andato a vedere al Museo di Roma in Trastevere una mostra molto interessante dedicata ai manifesti di propaganda maoista negli anni di sangue della Rivoluzione culturale in Cina e ne sono uscito domandandomi come facciamo davvero a credere alla balla secondo cui vivremmo solo ora in un’epoca di dominio delle fake news, di notizie false e menzognere, di «post-verità». Uno osserva questa grottesca paccottiglia, questo museo degli orrori propagandistici, questa galleria di falsità e di cattivo gusto e viene preso da sconforto ricordando quanti raffinati intellettuali, quanti riveriti appartenenti alla «parte giusta», quanti neofustigatori della credulità popolare (e populista) abbiano divorato la minestra maoista, e prima ancora stalinista e castrista e poi polpottista senza essere giustamente bollati per quelli che erano: degli stupidi inconsapevolmente complici di regimi criminali. Alfieri della menzogna, propalatori delle più fantasiose fake news, e ciononostante omaggiati come sacerdoti dell’arte e della cultura: un’altra notizia non vera.
Credevano alle bugie rappresentate dai manifesti in mostra, i cinesi tutti contenti, l’uguaglianza che trionfava, il paradiso socialista che si realizzava in terra e non vedevano, perché non volevano vedere, i milioni (milioni) di vittime assassinate, la repressione feroce contro i professori colpevoli di conoscere una lingua straniera e dunque condannati come agenti della «decadente cultura occidentale», i «borghesi» deportati in massa nei laogai, i campi di concentramento la cui esistenza è stata sempre ignorata dai negazionisti, le umiliazioni degli insegnanti vessati dalle bande di ragazzini fanatici inquadrati nelle Guardie Rosse e costretti a indossare un cappello con le orecchie d’asino per lo scherno delle folle aizzate, i teatri trasformati in luoghi pubblici di tortura, i morti di una carestia provocata da delirio ideologico del mostruoso «Grande balzo in avanti». Niente, i nostri creduloni riveriti (i nomi? Non basterebbe un intero giornale) credevano solo alla paccottiglia che ora viene messa in mostra a Roma. Vedevano solo quello che volevano vedere. Il loro era un atto di fede, e l’agitare il libretto rosso con le massime di Mao un gesto di devozione: il manuale delle fake news, quando la post-verità di chiamava menzogna.
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