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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Il tarlo dell’odio 19/03/2017
 Il tarlo dell’odio
Commento di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.jpost.com/Edition-Francaise/Moyen-Orient/La-haine-chevillée-au-corps-484592

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Il killer

Il 13 marzo del 1997 un soldato giordano uccise a sangue freddo sette ragazzine e ferito altre sei. Immagini strazianti. Le vittime? Erano delle brave allieve di una scuola religiosa in gita per visitare l’Isola della Pace, un luogo alla confluenza del Giordano con lo Yarmouk che Israele aveva ceduto alla Giordania, nel quadro di un trattato di pace firmato tra vicini ex nemici nel novembre del 1994. Era stata una bellissima cerimonia. Il Primo Ministro Itzhak Rabin aveva apposto il suo nome accanto a quello del suo omologo giordano. C’erano Re Hussein e il Presidente Ezer Weizmann. Bill Clinton aveva lasciato la Casa Bianca per assistere a questo storico evento.
Da allora l’isola della pace era diventata il simbolo della riconciliazione. Ma, indovinate un po’? Mentre in Israele dilagava l’entusiasmo, non era così in Giordania, dove l’odio per Israele e gli ebrei era rimasto profondamente radicato. Fu così che un soldato di guardia in quel giorno decise di uccidere, sparando con freddezza, a lungo, nel mucchio. Re Hussein, sinceramente addolorato, era andato a porgere le condoglianze alle famiglie delle vittime, un gesto di rara nobiltà, mai visto prima.
Ma nel suo Paese l’opinione pubblica era schierata con il soldato e molti si congratularono con lui per il suo “atto di eroismo”. Fu condannato a vent’anni di carcere, il massimo in base al codice di diritto penale giordano.
A più riprese si erano levate voci nel Parlamento giordano per reclamare la liberazione del “valoroso guerriero” o, per lo meno, uno sconto di pena.
Il suo nome veniva scandito regolarmente durante le manifestazioni ostili al regime.
Il governo non ha mai ceduto e il prigioniero ha scontato la sua pena per intero. Alle due di un mattino, le porte del carcere si sono aperte e una macchina che l’attendeva l'ha portato al suo villaggio. Le autorità non volevano che il suo rilascio desse luogo ad una esplosione di gioia popolare… l’assassino delle ragazzine è tuttora considerato un eroe da una parte della popolazione.
Il giornale Le Monde ha dedicato all’avvenimento un articolo dal titolo “Il soldato giordano che aveva ucciso sette scolare israeliane esce dal carcere dopo vent’anni”.
Ricordando i fatti senza mai condannarli, scrive “Le ragioni del suo gesto non sono mai state chiarite. Lui stesso dirà di aver aperto il fuoco perché le ragazzine lo avevano preso in giro mentre lui pregava”.
Possiamo anche apprezzare la “giustificazione”, che però fu poi smentita.
Oggi ha 46 anni, “l’uomo” prosegue Le Monde “è ritornato nel suo villaggio d’Ibdir…dov’è stato accolto da eroe”.
Poi il giornale citando Al Jazeera, aggiunge che “lui non ha mai espresso rammarico per le sue azioni” e che, parlando degli israeliani, avrebbe detto “sono dei rifiuti umani… Questi rifiuti devono essere bruciati o seppelliti”.
Il lettore avrà apprezzato il ‘rigore giornalistico’ di un articolo che riporta i fatti ‘senza schierarsi’ e senza sottolineare che ci vuole il tarlo dell’odio per prendere di mira delle ragazzine innocenti o per tessere le lodi dell’assassino.

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Michelle Mazel


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