Riprendiamo da ANSA/Med del 18/03/2017, con il titolo " Un Ben Gurion mai visto si racconta " il commento di Massimo Lomonaco
Massimo Lomonaco
David Ben Gurion
(ANSAmed) - TEL AVIV, 18 MAR - Il padre della patria come non si è mai visto: a più di 40 anni dalla morte arriva sugli schermi israeliani un David Ben Gurion inedito. Un'intervista-confessione del 1968 - balzata fuori dagli Archivi di Gerusalemme dopo annose ricerche ovunque - quando lo statista 82enne aveva lasciato il potere da tempo e si era ritirato lontano da tutti nel suo rifugio di Sde Boker, un kibbutz nel deserto del Negev che tanto amava.
'Ben Gurion Epilogue' di Yariv Mozer (prodotto da Yael Perlov) non è solo un fortunoso esempio di archeologia cinematografica ma soprattutto una straordinaria testimonianza di un uomo artefice della storia del secolo scorso che stupisce per la sua semplicità.
A intervistare Ben Gurion in una doppia tornata, ognuna di due ore, in tre giorni a Sde Boker fu Clinton Bailey. Orientalista americano e studioso di beduini, appena emigrato in Israele in quegli anni, aveva conosciuto in precedenza a Tel Aviv Paula, la moglie dell''Old Man' come era soprannominato lo statista.
L'adattamento di Mozer dell'intervista è inframmezzato di spezzoni della storia umana e politica di Ben Gurion, ma sono le sue parole ad avere il sopravvento smontando molti dei clichè che lo hanno accompagnato.
"Ha guidato Israele", domanda Bailey come a voler riassumere il destino di una figura che ha forgiato lo stato ebraico. "No - risponde Ben Gurion avvolto in un maglione chiaro di lana a collo alto che lo fa ancora più piccolo di quello che era - Io ho guidato solo me stesso". E se qualcuno rivendica una morale nella storia umana, lo statista risponde cautamente: "non c'e' alcuna morale".
Poi dopo aver definito "Israele, nazione esemplare", difende l'accordo -contestatissimo allora nello stato ebraico - raggiunto con il presidente tedesco Konrad Adenauer sulle riparazioni economiche per la Shoah. "Non tutti i tedeschi - sottolinea - furono nazisti". Sorprendente, ma comprensibile nel suo messaggio politico, quando Ben Gurion, sionista da sempre, nega di esserlo spiegando: "vivo in Israele, non c'è bisogno".
E se spicca la gara fatta con il violinista Yehudi Menuhin su chi fosse in grado di stare più a lungo, e meglio, a gambe levate poggiando solo sulla testa (come ad esempio Ben Gurion è raffigurato sulla spiaggia di Tel Aviv), altrettanto interessante è la sua fascinazione per il buddhismo ma non per la meditazione che definisce "troppo egoista". Lo sguardo si abbassa spesso per riflettere durante le domande, ma mai come quando gli si chiede come si sente dopo la scomparsa dell'amata moglie: "ora sono metà uomo", risponde.
Insomma, i 70 minuti del docu offrono un testamento umano e storico sorprendente che non sarebbe mai stato visto se non fosse stata ritrovata non solo la pellicola originale ma anche il suono, rinvenuto negli Archivi Ben Gurion grazie al dono che fece all'istituto il fonico dell'epoca. L'una senza l'altro forse sarebbe stato lo stesso interessante, ma non avrebbe reso la forza delle risposte dello statista, esaltata dalla sua presenza e dai suoi movimenti davanti la cinepresa.
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