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La Stampa Rassegna Stampa
18.03.2017 Ecco l'ultimo, appassionante Daniel Silva
Lo recensisce Raffaella Silipo

Testata: La Stampa
Data: 18 marzo 2017
Pagina: 2
Autore: Raffaella Silipo
Titolo: «Un restauratore di quadri deve bloccare il feroce Saladino dell'Isis»

Riprendiamo da LA STAMPA/TUTTOLIBRI di oggi, 18/03/2017, a pag.2, con il titolo "Un restauratore di quadri deve bloccare il feroce Saladino dell'Isis" la recensione di Raffaella Silipo dell'utimo libro di Daniel Silva "Vedova Nera" (HarperCollins ed.)

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Raffaella Silipo                                    Daniel Silva

«Credo che l’80 per cento della storia sia segreta. Che gli uomini dei servizi segreti abbiano davvero un’influenza terribile sul corso delle azioni umane». Daniel Silva, prima di scrivere spy stories, è stato corrispondente dal Medio Oriente per la Cnn e del giornalismo conserva la curiosità inesauribile, mentre degli studi in storia all’Università gli è rimasta la capacità di trovare i motivi nascosti dei fatti e i legami a volte misteriosi tra passato e presente. Figlio di due professori di liceo, innamorato di Francis Scott Fitzgerald, confessa che «è impossibile - per me leggere il New York Times senza trovarci dentro molti romanzi». Non stupisce neanche troppo quindi la sua preveggenza nel mettere in scena Vedova nera, l’ultima avventura della spia israeliana e restauratore Gabriel Allon, in un’Europa squarciata dagli attentati terroristici dell’Isis, tra il centralissimo quartiere del Marais a Parigi e il quartiere degradato di Molenbeek vicino a Bruxelles. Ammette anche lui di essere stato spaventato dal fatto di avere immaginato gli attentati prima che accadessero nella realtà - il libro è stato scritto appena prima dell’attentato del Bataclan - «ma i segnali di pericolo spesso ci sono tutti e a volte il nostro subconscio li coglie». L’uomo che ha portato la morte nel cuore delle capitali europee si fa chiamare Saladino, come il geniale sultano che agli albori dello scorso Millennio sfidava - e spesso batteva - i crociati. La sua ambizione è grandiosa come il suo nome di guerra: comunica con i tirapiedi del terrore, giovani confusi e arrabbiati cresciuti in Occidente ai margini del benessere, soltanto tramite il Deep Web e l’unico modo per Allon di stanarlo è infiltrare una giovane dottoressa israeliana come agente nei campi di addestramento dell’Isis in Siria. Il problema che lei non è mai stata addestrata a uccidere, ma solo a curare: basterà l’intelligenza di una dilettante a ingannare un maestro? La sfida per Allon è cruciale anche perchè è la sua ultima operazione sul campo prima di diventare il direttore dei servizi segreti in King Saul Boulevard (non si parla mai di «Mossad» nei libri, ma semplicemente di «Ufficio», d’altra parte Mossad in ebraico vuol dire «istituto»). E anche la sua vita sentimentale è a una svolta. Dopo anni di sofferenza (un attentato a Vienna ha distrutto la sua prima famiglia, ucciso il figlio bambino e condannato alla follia la prima moglie Leah) ha trovato un nuovo amore in una giovane restauratrice italiana, Chiara, e ha appena avuto due gemelli (proprio come Silva, sposato a una collega corrispondente di guerra, in realtà). Tra Washington e Londra, tra Gerusalemme e Mosca, e poi l’Austria e l’Iran, Roma, Istanbul e il Cairo, il destino del tormentato Allon è quello di vivere tra morte e bellezza, di distruggere e di curare, esercitando letali mosse di krav maga e restaurando meravigliosi Caravaggio, maneggiando pericolosi silenziatori e impareggiabili Van Gogh. Ha iniziato da studente d’arte con l’operazione «Ira di Dio» per vendicare l’eccidio della squadra olimpica israeliana a Monaco 72 ed è passato dagli intrighi vaticani all’Ira, dalla mafia russa ai fantasmi del nazismo fino alle principesse britanniche. Si è fatto molti nemici e anche qualche amico imprevisto, come Christopher Keller, soldato speciale britannico caduto in disgrazia e diventato killer della mafia còrsa, per cui proprio in questo libro si apriranno nuove strade. Le ombre del tempo non lasciano mai Gabriel Allon, eppure la cosa che più intriga Daniel Silva del mondo dell’arte non è la nostalgia del passato, ma la minaccia verso il presente: «Sono oggetti meravigliosi appartenuti a civiltà che oggi non esistono più. L’arte è per me un continuo ricordo della nostra mortalità. Molta gente in Occidente pensa che le cose resteranno sempre come oggi, ma non è così: vecchi imperi, come quello cinese, quello turco e quello persiano si risvegliano, mentre Europa e Stati Uniti declinano. Le crisi in Medio Oriente e in Occidente dimostrano che, nonostante i nostri sforzi, la storia non finisce. Chissà? Tra un secolo gli Stati Uniti potrebbero non esistere più».

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