Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/03/2017, a pag. 14, con il titolo "Washington sigilla l'intesa Israele-Riad", l'analisi di Rolla Scolari.
Rolla Scolari
Dore Gold, ex ambasciatore israeliano negli Usa e già direttore del ministero degli Esteri
Il presidente Usa Donald Trump ha incontrato martedì il vice principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. La visita arriva dopo un periodo di tensioni tra Riad e la precedente amministrazione. Trump ha cercato d’arruolare l’Arabia Saudita in uno sforzo regionale per trovare soluzione al conflitto israelo-palestinese. A Salman, il presidente ha detto d’avere «un grande desiderio» di raggiungere un accordo. Benché l’Arabia non riconosca Israele, nel 2002 Riad fu alla testa di una naufragata iniziativa araba di pace, che coinvolgeva i Paesi sunniti. «È cambiato molto nella regione da allora - ha detto a “La Stampa” Dore Gold, ex ambasciatore israeliano negli Usa e già direttore del ministero degli Esteri -, ma è importante incorporare gli Stati arabi in qualsiasi accordo».
Nel 2015, aveva fatto rumore l’apparizione a una conferenza a Washington di Gold vicino all’ex generale saudita Anwar Esky, che nel 2016, in un’inedita visita a Gerusalemme, ha detto che la nascita di uno Stato palestinese arginerebbe un’ascesa iraniana. Tra Israele e Arabia Saudita c’è un interesse comune, spiega Gold: bloccare quelle che i due Paesi ritengono mire espansionistiche dell’Iran. Su questo, l’arrivo di Trump è percepito dai rivali su carta come un buon auspicio. «Sotto Obama c’è stato un tentativo di spostare l’asse strategico verso l’Iran. Con Trump questo approccio sembra chiuso».
Se sotto Obama alleati storici, dai Paesi sunniti a Israele, hanno percepito un disimpegno dell’America dalla regione, «la volontà di Trump di rafforzare il budget militare invia un segnale - dice Gold -. La scelta di un segretario della Difesa come James Mattis, ex comandante del Centcom, dimostrerebbe come l’Amministrazione sia conscia degli interessi comuni con i partner della regione». Per Gold, gli interessi strategici attraversano il Mediterraneo. «Tatticamente e strategicamente gli europei possono imparare dall’esperienza israeliana nella lotta al terrorismo», spiega l’ambasciatore che è tra gli autori della ricerca «Lessons from Israel’s Response to Terror», edita dal think tank che presiede, il Jerusalem Center for Public Affairs. Il volume, a cura di Fiamma Nirenstein, è stato presentato ieri alla Camera dei Deputati. «Per alcuni in Europa il problema che Israele affronta è politico, legato al conflitto con i palestinesi. Non è vero: il tipo di minaccia è lo stesso: è esistenziale», dice Gold.
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