IC7 - Il commento di Andrea Jarach: 1947, da Venezia a Israele
Dal 5 all'11 marzo 2017
Passeggeri della nave Kadima sul molo di Haifa
Informazione Corretta 7 in genere è una riflessione su eventi della settimana passata. Mi perdonerà dunque l'editore se questa settimana dedicherò questo spazio al ricordo di eventi di 70 anni fa. Con uno spunto di attualità. E un invito all'azione.
Parliamo della Alia Bet. Un'epica operazione della Agenzia Ebraica volta al salvataggio di decine di migliaia di ebrei europei. Prima si trattò di una corsa contro il tempo mentre si stringeva la morsa nazista. Poi, dopo la Shoah, si trattò della grande mobilitazione della Comunità Ebraica mondiale sotto la guida dei servizi segreti del nascente Stato di Israele. Migliaia di sopravvissuti ebrei alla Shoah si trovarono alla liberazione dei campi senza più futuro, senza più famiglia, senza riferimenti. Molti tra loro erano giovani, molti bambini nascosti dai genitori che erano stati avviati allo sterminio. Insomma un dramma umanitario di grandi dimensioni che le potenze alleate trattarono con i mezzi possibili. Ovvero spesso dai campi ai campi. Certo senza più torture e uccisioni ma sempre campi.
La nave Kadima
Fu la grande sfida cui rispose la comunità ebraica e lo fece con grande determinazione e immensa creatività. Il primo ostacolo veniva proprio dai liberatori. Infatti la terra di Israele era sotto il controllo britannico. E quindi si applicavano le leggi di contingentamento della immigrazione ebraica il cosiddetto "libro bianco". Purtroppo per gli ebrei, dopo la guerra, le autorità britanniche ebbero anche il controllo di coste e porti del Mediterraneo meridionale. In particolare dell'Italia. Qui stazionava però la Brigata Ebraica che, per gli strani giochi del destino e della Storia, aveva combattuto la guerra con l'esercito britannico contro i nazisti, ed ora si trovava ancora sul campo di battaglia dopo la sconfitta nazista. Proprio dall'Italia dunque si organizzò una grandissima operazione di immigrazione in Israele che si protrasse dal 1945 alla metà del 1948, caratterizzata dalla necessità della clandestinità e sempre sotto copertura, operazione in cui i servizi segreti israeliani ebbero un importante esordio.
Più di 25.000 profughi passarono attraverso l'Italia e presero il mare dalle sue coste talvolta dopo aver passato lunghi periodi di ritorno alla vita in comunità gestite dalla Agenzia Ebraica, ad esempio Selvino (Bergamo), o ville di campagna nei pressi delle grandi città come villa Mayer (Tradate), colonie marine e appartamenti nascosti. O anche dopo essere transitati sulle Alpi e raggruppati alla spicciolata per l'imbarco. Una parola a parte meritano le navi della Alia Bet non a caso definite "le carrette del mare". Si trattava di vecchi peschereggi comprati dalla Agenzia Ebraica e sommariamente adattati al trasporto di persone. Due ingegneri ventenni milanesi, Gualtiero Morpurgo e Mario Pavia, avevano anche trovato un ingegnoso e economico modo di trasformare l'interno delle stive in dormitori con l'utilizzo dei tubi per i ponteggi. Gli equipaggi erano costituiti da giovani volontari addestrati alla navigazione nella scuola della Marina Militare italiana di Civitavecchia. Furono poi i primi marinai della Marina Militare di Israele. Erano accompagnati da volontari americani, e da soldati del Palmach. Insomma una operazione complessa, molto costosa, che richiese alle scarse risorse degli ebrei uno sforzo moltiplicativo enorme che mise in moto il futuro della IDF.
Torniamo all'Italia. Va ricordato qui l'unanime appoggio della popolazione e dei suoi rappresentanti politici di ogni colore alla salita degli ebrei in Israele. È stato poco ricordato negli anni. Ma è nostra ferma intenzione promuovere la memoria di questo periodo. Tutte le coste italiane furono intereressate dal fenomeno della Alia clandestina. In particolare la Liguria, La Spezia, il Golfo di Gaeta, la Puglia, e Venezia.
Nel novembre del 1947 dall'isola lagunare di Pellestrina, prendevano il mare 784 ebrei sulla nave ribattezzata Kadima. Per anni di questo evento si è parlato poco. Solo gli studiosi conoscevano i fatti. La Kadima venne intercettata dagli inglesi, fatta approdare a Haifa e i passeggeri imbarcati per Cipro per esservi detenuti per immigrazione clandestina. Oggi il Keren Hayesod Italia ha deciso di riportare all'attenzione dei media, e quindi di tutti, questi fatti storici. Lo fa con una mostra, organizzata dalla Comunità Ebraica di Venezia al Museo Ebraico, e con una cerimonia all'Isola di Pellestrina con un alzabandiera accompagnato dalla Hatikva che sarà cantata da chi sarà presente domenica 26 marzo dalle 10 di mattina.
Ci sarà (compatibilmente con la sua salute) Zeev Rotem il comandante della Kadima, ci sarà Yossi Peled generale della IDF figlio della Shoah, ci saranno tutti gli amici di Israele e noi del Keren Hayesod da tutta Europa e da Israele. Ci sarà chi aprirà gli armadi dei ricordi e risponderà all'appello lanciato dal Keren Hayesod tramite i quotidiani e i social media.
Conoscete qualcuno che era a Venezia in quel periodo? Avete notizie di filmati o fotografie? Potete trovare diari nei quali si parla di questi eventi?
Contattatemi: andrea.jarach@gmail.com
E se questa storia vi ha affascinato venite a Venezia il 26 marzo! Per informazioni: kerenmilano@kerenhayesod.com
Andrea Jarach, presidente nazionale Keren Hayesod Italia Onlus