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Italia Oggi Rassegna Stampa
11.03.2017 Israele/Iran: una domanda al goveno italiano, che però non risponde
Analisi di Daniele Capezzone

Testata: Italia Oggi
Data: 11 marzo 2017
Pagina: 11
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Israele è un tumore maligno»

Riprendiamo da ITALIA OGGI del 11/03/2017, a pag.11, con il titolo "Israele è un tumore maligno" l'analisi di Daniele Capezzone.

You Don't Deal with Terrorists

Se non andiamo errati, la notizia della conferenza tenutasi a Teheran sulla cosidetta 'intifada palestinese'è stata completamente ignorata dai nostri media. Che l'Iran, centro del terrorismo mondiale, goda di un particolare trattamento di riguardo da parte dei nostri giornaloni è noto. Ma l'articolo di Capezzone contiene anche un altro aspetto, non meno importante, una richiesta di spiegazioni che coinvolge il governo italiano. Così scrive: "La seconda considerazione riguarda l'Italia. Chi scrive ha presentato in Parlamento, da mesi, un pacchetto di interrogazioni a cui il Governo si rifiuta di rispondere. Parliamoci chiaro: nel silenzio e nel plauso di gran parte delle opposizioni, il Governo Renzi prima e il Governo Gentiloni poi si inchinano a Teheran."
Perchè il governo non risponde alle interrogazioni di Capezzone?

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Daniele Capezzone

Ecco l'articolo:

Il 21-22 febbraio scorsi, nel silenzio pressoché totale dei media occidentali, si è tenuta a Teheran la sesta conferenza internazionale sull'Intifada palestinese. Non un evento minore o clandestino, ma un appuntamento organizzato in pompa magna dal regime iraniano, con 700 delegati da decine di paesi: tra i partecipanti, esponenti siriani, libanesi, iracheni, parlamentari di numerosissimi paesi africani, il vicepresidente del parlamento russo, più figure chiave del terrorismo medio-rientale, da Hamas a Hezbollah, passando per la PIJ (Palestinian Islamic Jihad). Come accade in circostanze simili, la conferenza è stata l'occasione per discorsi non improvvisati, ma strategici e di fondo da parte dei vertici di Teheran, dalla guida suprema Khamenei al presidente Rouhani, che qualcuno in Occidente si ostina ancora a descrivere come un moderato. A presiedere la conferenza è stato chiamato Larijani, che ordinariamente guida un organo chiamato dal regime, con macabra ironia, comitato per i diritti umani. E bene lasciare spazio alle citazioni, che parlano da sé. Kazem Jalali, portavoce della conferenza, ha denunciato la disattenzione del mondo islamico rispetto alla questione palestinese, e ha attaccato frontalmente i paesi che desiderino intrattenere con Israele relazioni normali. Al contrario, a suo avviso, la causa palestinese dovrebbe essere al primo posto dell'agenda panaraba, e anzi dovrebbe unificare il mondo musulmano - al di là delle sue differenze - contro il «regime sionista». Tra le organizzazioni terroristiche, il rappresentante della PIJ Ramadan Abdallah Shalah ha elogiato la «resistenza» (cioè, appunto, l'attività terroristica) nella Striscia di Gaza, e, in un crescendo estremista, ha attaccato la stessa Autorità nazionale palestinese che, a suo dire, anziché sostenere adeguatamente la «resistenza», lavorerebbe per non nuocere a Israele. Obama Hamdan, qualificato come capo delle relazioni esterne di Hamas, ha lungamente elogiato il «terrorismo di popolo» e l'»eroismo» dei giovani palestinesi. Ha chiesto un'esca-lation nella resistenza, e un generalizzato supporto con armi e mezzi per l'attività terroristica nella Striscia di Gaza, che deve divenire base per la resistenza. Il vicesegretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha annunciato che la Palestina sarà «liberata» e avrà per capitale Gerusalemme. Ma veniamo ai discorsi delle figure chiave del regime iraniano. La guida suprema Khamenei, nel suo speech d'apertura, ha definito «sacro» l'obiettivo della «liberazione di Gerusalemme». I palestinesi non hanno altra scelta se non quella di tenere accese le fiamme della battaglia contro Israele, definita testualmente un «tumore maligno», che va quindi estirpato. La lotta deve continuare - ha annunciato - fino alla completa «liberazione» della Palestina, ponendo fine all'illegittima esistenza del regime sionista». Nessun compromesso è dunque possibile per Khamenei. E qui la guida suprema ha a sua volta attaccato i «collaborazionisti», cioè i «cospiratori» che, trattando con i nemici, minano la causa palestinese. Anche Rouhani ha insistito su questo punto, ammonendo contro il tentativo di Israele di normalizzare le relazioni con il mondo musulmano. Israele è un «fake regime», e tiene in ostaggio alcuni del leader occidentali. Nessuna mediazione è dunque accettabile per il mondo musulmano. Ho finora trascritto le parti essenziali del report in modo asciutto, perché mi pare che le citazioni siano autoesplicative. Resta spazio per due sole considerazioni. La prima è relativa al tragico errore della presidenza Obama, che, attraverso l'Iran Deal, ha legittimato il regime di Teheran, offrendo una sponda internazionale a chi ha, come obiettivo esplicito, la cancellazione di Israele dalla faccia della terra. E auspicabile che l'amministrazione Trump denunci quell'accordo, lo disconosca, e ne capovolga l'impostazione. E sarebbe utile che molti dei critici di Trump non applicassero un doppio standard intellettualmen-te poco onesto: sparare rumorosamente sulla nuova presidenza, e invece tacere sugli errori dell'amministrazione Obama. Purtroppo, proprio il generale arretramento obamiano (una specie di ritiro morale, di withdrawal occidentale, insieme politico e culturale) ha creato un vuoto che è stato opportunisticamente sfruttato sia dal terrorismo sia dai player autoritari (Iran e Russia in testa), increduli del regalo ricevuto, quello di potersi presentare come major powerbroker, come «risolutori di problemi» in Medio Oriente e in altri teatri decisivi. La seconda considerazione riguarda l'Italia. Chi scrive ha presentato in Parlamento, da mesi, un pacchetto di interrogazioni a cui il Governo si rifiuta di rispondere. Parliamoci chiaro: nel silenzio e nel plauso di gran parte delle opposizioni, il Governo Renzi prima e il Governo Gentiloni poi si inchinano a Teheran. Non si tratta solo della ben nota gaffe delle statue incartate e Roma per non turbare - con i nudi - l'ospite Rouhani, ma di un insieme impressionante di collaborazioni militari, navali, politiche, e perfino sul terreno giudiziario e sanitario. Uno scenario opaco, tutto da chiarire. Tutto ciò da parte di esecutivi (e opposizioni) che costantemente dichiarano la propria amicizia verso Israele. E così nei giorni pari si dichiara vicinanza a Gerusalemme, mentre in quelli dispari ci si inchina al nazi-islamismo di Teheran. Non è politica estera: è un comportamento da Pulcinella. Il rapporto integrale è consultabile su http://www. terrorism-in fo.org. il/en/ article/21162

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