Riprendiamo da LIBERO di oggi, 10/03/2017, a pag. 25, con il titolo "Gerusalemme menzionata in un papiro del 700 a.C.", il commento di Aristide Malnati.
Il papiro ritrovato
Un frammento di papiro, databile con sicurezza al VII secolo a.C., è la risposta più valida a chi mette in dubbio le radici ebraiche di Gerusalemme, città santa per tre monoteismi, ma sicuramente fondata da popolazioni israelite attomo al 1000 a. C. Il testo in ebraico conferma la presenza dell'antico centro urbano in un periodo già testimoniato da numerosi manufatti. Il papiro, che contiene la più antica menzione, non religiosa, di Gerusalemme in ebraico, è stato presentato da poco in Israele, con voluta polemica verso la recente la risoluzione dell'Unesco, «che, associando con uguale importanza i tre monoteismi alla storia di Gerusalemme, sminuisce il legame millenario fra la Città Santa e il popolo ebraico», ha spiegato Amir Ganor dell'Autorità delle Antichità israeliane, nel corso della presentazione di questo documento alla stampa.
La datazione al carbonio e il confronto con scritture simili su terracotta permette di datare il manoscritto attomo al 700 a. C., sotto il Regno di Giuda, ancora all'epoca del Primo Tempio e ben prima dei più antichi rotoli del Mar Morto (II secolo a.C.). Sul frammento sono ancora integre due righe. Il documento appare di natura commerciale: sarebbe probabilmente l'atto d'acquisto e di trasporto a Gerusalemme di una certa quantità di vino. La traduzione della parte conservata non lascia dubbi: «Dalla serva del re, da Na'arat, (sono stati portati) due otri di vino, a Gerusalemme».
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