Riprendiamo da SETTE di oggi, 10/03/2017, a pag. 42, con il titolo "Israele, sotto il sole di un nuovo rinascimento", il commento interessante di Micaela De Medici.
Il mercato di Machanè Yehuda a Gerusalemme
Un candore luminoso si sprigiona dalle mura di Gerusalemme nell'aria tersa del tramonto. Si riverbera dagli edifici in pietra calcarea e, per contrasto, sI fa ancora più intenso durante l'ora blu, quando il giorno scivola nel crepuscolo. Per questo la chiamano "la città d'oro". Un'eredità di migliaia di anni fa, quando le case venivano costruite con la pietra bianca proveniente dai monti vicini; eredità raccolta nel 1921 da Herbert Samuel, Alto Commissario della Palestina durante il Mandato britannico, che rese obbligatorio ricoprire di questo materiale anche le nuove costruzioni. Chi arriva a Gerusalemme non può non avvertirne, prepotente, il fascino. Città santa per le tre grandi religioni monoteiste - ebraismo, cristianesimo e islam -, luogo di difficili convivenze e di conflitti, qui più che altrove il legame tra passato e presente resta forte e denso di significato.
Per rendersene conto, basta camminare per le vie della Città Vecchia che si estende su un'area di circa un chilometro quadrato, circondata dalle mura fatte costruire nel 16mo secolo da Solimano il Magnifico e divisa in quattro quartieri - ebraico, armeno, cristiano e musulmano. A pochi passi l'uno dall'altro convivono architetture che recano l'impronta di storie e culture differenti: il Muro Occidentale, dove gli ebrei offrono le loro preghiere infilando frammenti di carta nelle fessure tra le pietre la Via Dolorosa, percorsa da Gesù per arrivare al Golgota, e la basilica del Santo Sepolcro; la Cupola della Roccia, santuario islamico completato nel 691 d.C. sul Monte del Tempio.
Una via centrale della capitale
Un cambio di ritmo. Sarebbe però riduttivo pensare a Gerusalemme solo nella sua valenza sacra. In realtà, dopo una battuta d'arresto negli anni successivi al 2000 (quando esplose la Seconda Intifada), a partire dal 2010 la città è stata protagonista di una vera e propria rinascita, tutt'ora in corso. Una rinascita che passa attraverso musei, festival, spazi creativi, hub destinati all'innovazione, senza dimenticare la riqualificazione di aree fino a pochi anni fa dismesse o degradate, trasformate oggi in vivaci luoghi di shopping e di ritrovo, animati dalla mattina fino a tarda notte.
Un esempio di questa metamorfosi è il Machane Yehuda Market, coloratissimo mercato dove, di giorno, ci si perde tra montagne di generi alimentari di ogni tipo, dalla frutta secca ai felafel, dalle verdure alla challah, il pane dello Shabbat; di notte, invece, lo "shuk" — come viene chiamato in modo informale — si anima di una folla di giovani, buongustai, hipster e turisti che tirano tardi nei localini con la musica a tutto volume. Un percorso analogo è quello che ha portato la First Station, ex stazione ottomana, la più antica della città, inaugurata nel 1892 con il primo treno che collegava Jaffa a Gerusalemme, a trasformarsi in un centro di cultura e svago dove hanno trovato posto ristoranti, bar e caffè, spazi per la musica dal vivo e giostre per bambini, nonché un mercato a chilometro zero.
Un nuovo linguaggio. Il processo di valorizzazione urbana ha coinvolto anche la Anna Ticho House e la Hansen House, entrambe risalenti al XIX secolo: la prima, un tempo residenza privata dell'oftalmologo Abraham Ticho e di sua moglie Anna, artista, ospita oggi esposizioni d'arte e fotografia e un caffè-ristorante sulla terrazza; la seconda invece, ex ospedale destinato ai malati del morbo di Hansen, è stata riconvertita in un centro culturale che ospita mostre, festival e residenze per artisti. Meta irrinunciabile per gli appassionati di architettura contemporanea è poi il Van Leer Institute, centro di studi e ricerche interdisciplinari (numerose le attività aperte al pubblico), risultato di un attento lavoro per ridisegnare il campus in armonia con i tre edifici originari degli Anni Go: una sorta di omaggio alle strutture storiche, "reinterpretate" attraverso un nuovo linguaggio contemporaneo, nel quale le linee orizzontali e la luce che entra dalle enormi vetrate si fondono perfettamente con il verde che li circonda.
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