Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/03/2017, a pag. 16, con il titolo "Nell'Olanda dei muri che vota Wilders: 'Basta minareti, il Paese torni a noi' ", lanalisi di Pietro Del Re.
Pietro Del Re riporta numerosi pareri di olandesi stanchi dell'islamizzazione del proprio Paese.
Ecco l'articolo:
Pietro Del Re
Geert Wilders
Lo dipingono come un eroe moderno, come il salvatore del Paese. Gli abitanti di Duindorp, malconcio quartiere alla periferia dell’Aia, attribuiscono a Geert Wilders, il candidato islamofobo e anti-europeista dai capelli color platino, le doti di un messia politico. Lo considerano il solo in grado di difendere i valori dell’Olanda dalle ondate migratorie presenti e future. E alle legislative del prossimo 15 marzo, 8 su 10 giurano che voteranno per il suo Pvv, il Partito della Libertà. Tra questi c’è Jan De Boer, un gigante di 38 anni che fa il maestro di scuola e che riassume il pensiero di molti dicendo che qui gli stranieri danno fastidio perché sono troppi: «Il reato più piccolo che commettono è pisciare per le scale dei palazzi, ma anche quando stuprano o uccidono la polizia non fa nulla per fermarli. Wilders è il solo che percepisce la gravità della situazione, e il solo che la risolverà». Incontriamo De Boer nel suo modesto appartamento a pochi metri dalla spiaggia, in un caseggiato popolare eretto alla metà del secolo scorso.
«Ho votato a lungo per la sinistra social- democratica del partito laburista, il Pvda, ma quando ho capito chi sono davvero i musulmani mi sono detto che non possiamo conviverci, e che con loro siamo stati fin troppo tolleranti. Wilders se n’è accorto prima degli altri. Chi meglio di lui potrà liberarci da questo cancro? ». Secondo gli ultimi sondaggi, sono 3 milioni gli olandesi che la settimana prossima sceglieranno Wilders, il che significa che il suo partito diverrà la prima forza del Paese, o alla meglio la seconda, dietro la formazione dell’attuale primo ministro, il liberale Mark Rutte. Ora, anche se dovesse trionfare Wilders sarà quasi certamente escluso da ogni esecutivo, perché in un parlamento frammentato come quello dell’Aia nessun vorrà formare una coalizione assieme a lui. «Ma non è detta l’ultima parola. Nessuno credeva che avrebbe vinto il Brexit e nessuno pensava che Trump potesse diventare presidente. Ma il popolo ha deciso altrimenti. Lo stesso accadrà anche da noi.
In Olanda è ancora un tabù sostenere Wilders e quando lo racconti in giro, ti tolgono il saluto. Ciò significa che tutti ancora sottovalutano la forza del suo elettorato», aggiunge De Boer. Alla fermata dell’autobus che ci riporta verso il centro dell’Aia incontriamo Gerard Graaf, disoccupato di 46 anni, anche lui partigiano di Wilders. Dice: «Rivoglio il mio Paese, e rivoglio la mia terra. Solo lui potrà farci tornare alla situazione di quarant’anni fa, quando qui c’erano solo olandesi e non si vedevano moschee. Oggi, ovunque ti volti c’è un minareto».
È vero che nel programma del Pvv, contenuto in una sola paginetta, tre dei cinque punti chiave riguardano gli immigrati. Nel primo, il leader dell’estrema destra populista propone di mettere al bando il Corano che considera pericoloso come lo era il Mein Kampf di Hitler; nel secondo, di chiudere tutte le moschee dei Paesi Bassi; e nel terzo, di espellere chi con doppia nazionalità commette un crimine. Secondo Annelise Wilde, casalinga nata a Duindorp 48 anni fa, Wilders è l’unico politico che nel suo programma affronta coraggiosamente i problemi degli olandesi. «E sto parlando della nostra cultura e della nostra tradizione. Per esempio, io rivorrei indietro il nostro buon Zwarte Piet, “Piero il nero”, il servo di San Nicola, scomparso perché non piaceva agli attivisti che si battono per quella che chiamano una migliore integrazione razziale in Olanda. Ma io con Zwarte Piet ci sono cresciuta, e così i miei figli ». La signora Wilde si riferisce al decreto con cui le autorità nel 2014 hanno sostituito con un “Piero formaggio” dal volto giallognolo l’aiutante con la pelle nera e i labbroni rossi del Babbo Natale nordico, perché “veicolava uno stereotipo razzista”. Ebbene, poco dopo, il Partito della Libertà ha chiesto al Parlamento di ripristinare il servo “africano”, personaggio “intangibile della tradizione olandese”. Per i suoi continui attacchi all’Islam, il fondatore del Pvv vive da 13 anni sotto scorta, anche perché è da tempo sulla lista nera di Al Qaeda e di altri gruppi radicali.
Perciò, per ragioni di sicurezza, Wilders ha limitato al massimo sia suoi comizi elettorali sia le sue apparizioni in tv. Sui social è invece attivissimo e onnipresente, tanto che il dibattito politico della campagna elettorale ruota esclusivamente intorno al suo programma. Tra i leader dei 28 partiti presenti a queste elezioni c’è chi lo osteggia apertamente e chi invece tenta di recuperarne alcuni brani nella speranza di attingere voti dal suo bacino di elettori. «Una schiacciante vittoria di Wilders è l’unica possibilità che ci resta per salvare la nostra identità. Finora siamo sempre stati noi olandesi ad adattarci alla cultura di chi arrivava nel nostro Paese. Con lui le cose potrebbero finalmente cambiare», sostiene Mark Peters, 23 anni, studente in Scienze Politiche e sostenitore del Pvv che incontriamo in un bar del centro.
«E poi mi devono spiegare perché lo Stato fornisce aiuti gli immigrati, anche a quei ragazzi turchi o marocchini che vengono qui solo per tentare la fortuna, mentre a noi giovani olandesi non versa neanche un centesimo». In realtà, come spiega Floris Smits, amico di Peters e anche lui studente all’Aia, per la maggioranza degli olandesi la tolleranza per le altre religioni e le altre culture è un valore sacrosanto, per semplice fatto che i Paesi Bassi nascono con il carattere cosmopolita di una grande potenza commerciale marittima. «Non dobbiamo dimenticare che offrire asilo ai profughi e ai perseguitati fa parte delle nostre radici, e che coloro che abbiamo accolto in passato sono quelli che hanno forgiato l’Olanda moderna. Mi riferisco ai protestanti in fuga dalle Fiandre cattoliche nel XVI secolo, ma anche agli ebrei scacciati dalla Spagna alla fine del secolo precedente ». Verità storiche che i 3 milioni di elettori di Wilders hanno probabilmente rimosso.
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