Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 08/03/2017, a pag. 8, con il titolo "Case a rate e sessi separati, i grillini islamizzano Torino", la cronaca di Lodovica Bulian; dalla STAMPA, a pag. 14, con il titolo "Burqa vietato negli ospedali, in Liguria scoppia la polemica", la cronaca di Emanuele Rossi.
Ecco gli articoli:
IL GIORNALE - Lodovica Bulian: "Case a rate e sessi separati, i grillini islamizzano Torino"
La critica del Giornale al cibo halal è assurda e non tiene conto del rispetto fondamentale che è dovuto a tutte le tradizioni, finché non si impongono con violenza. Se i musulmani desiderano mangiare seguendo determinate norme, devono poterlo fare senza problemi.
Preoccupa, invece, la proposta finanziaria in ossequio alla legge della sharia (che non permette di ottenere mutui dalle banche che definiscono 'usura'), che consente ai musulmani di acquistare a rate gli immobili. E' una disparità di trattamento illegale.
Anche l'imposizione del velo alle donne, avallata dall'amministrazione grillina, è inaccettabile. Non a caso è il partito più fanaticamente contro Israele a portare la sharia nel cuore di Torino.
Non da oggi seguiamo con attenzione al massimo livello i comportamenti dei 5 Stelle, dalla opposizione fanatica contro Israele (si veda il link http://www.yadvashem.org/) e l'adesione alle regole della sharia che stanno introducendo in Italia.
Ecco il pezzo:
Lodovica Bulian
Torino verso la sharia sotto l'amministrazione grillina? nel fotomontaggio la sindaca di Torino Appendino.
Dalle due salette separate allestite per la preghiera del mezzogiorno è un via vai di uomini in giacca e signore col velo. L'odore del caffè è l'unico profumo che emana il buffet completamente halal, senza carne di maiale, come vogliono i dettami musulmani. L'alcol è bandito. Nella fila di bottiglie accanto alle caraffe di succhi di frutta il vino è rigorosamente analcolico. Lo produce un'azienda italiana che qui sponsorizza la propria certificazione religiosa formato Allah. Gli hotel nei dintorni erano stati accuratamente formati in vista dell'evento: Corano nelle stanze, tappetino e menù muslim friendly. Non siamo sotto la bandiera della Mezzaluna, ma sotto quella grillina del sacro blog, nel secondo comune a guida M5s. Centro congressi di Torino, terzo forum della finanza islamica, il primo della nuova amministrazione con cui Chiara Appendino ha archiviato l'era Fassino.
Due giorni di full immersion nel vocabolario finanziario e culturale dell'Islam per costruire una città a misura di Sharia, dentro le etichette di «integrazione» e «opportunità economica». «È l'unico convegno di questo genere organizzato da un comune», ha detto la sindaca della due giorni che segue la missione istituzionale a Dubai dello scorso ottobre. «Noi guardiamo con grande interesse a questo mondo non solo per le indubbie capacità di business ma per la tendenza all'inclusione sociale». Eccola, la strada tracciata per diffondere il «nome di Torino a Oriente», sintetizza il suo assessore al commercio Alberto Sacco. L'occhio è rivolto al turismo d'élite e ai fondi di investimento. Ma non è tutto. In verità, la Torino «modello», come la definisce la comunità islamica locale, sta già cambiando pelle sulle esigenze dei 50mila immigrati residenti sotto la Mole, a maggioranza marocchina e magrebina. Oltre 5.400 pasti halal serviti ogni giorno nelle mense scolastiche, corsi di cucina musulmana nelle classi degli istituti professionali dove studiano aspiranti cuochi italiani. E poi, protocolli di intesa in ambito sanitario, per istituire reparti che rispettino le rigide prescrizioni sulla promiscuità e sulla separazione dei sessi, ci spiega il professore Pietro Biancone, docente di finanza islamica all'Università di Torino. Un discorso «aperto anche con le farmacie», per portare al banco medicinali dagli ingredienti compatibili con il credo.
Resta l'ultimo tassello. La finanza. E il mercato immobiliare. Gli islamici «non comprano case», perché i mutui sono vietati dai principi etici della finanza musulmana, che esclude qualsiasi strumento finanziario che comporti degli interessi. Ecco perché nell'attesa che si avveri il sogno della prima banca islamica italiana proprio a Torino, il Comune, confermano Biancone e l'assessore Sacco, discute con i tribunali di un protocollo per consentire agli acquirenti il pagamento a rate degli immobili sulle vendite a incanto. «Se si offre loro la possibilità di accedere al credito senza violare le prescrizioni del Corano permettendogli di acquistare una casa o di aprire una attività, si può compiere un passo verso l'inclusione sociale», riflette Appendino. E se per il capogruppo leghista Fabrizio Ricca «non è così che si fa l'integrazione», Lorenza Morello, professionista torinese che si occupa di finanza commenta: «Colpisce di questa convention il pranzo halal e la preghiera. Si immagina se facessimo così a Cernobbio? E in un momento di difficoltà di accesso al credito certe misure non possono che apparire dei favoritismi».
LA STAMPA - Emanuele Rossi: "Burqa vietato negli ospedali, in Liguria scoppia la polemica"
La giunta regionale ligure di Giovanni Toti copia (ancora) iniziative di Lombardia e Veneto, annunciando un divieto di accesso agli uffici pubblici (ospedali e strutture sanitarie inclusi) a chi indossa il burqa, il velo integrale che non scopre nemmeno gli occhi della donna, «a tutela delle donne, per dire un chiaro no alla discriminazione simboleggiata dall’uso di questo indumento», dice la vicepresidente e assessore alla Salute, Sonia Viale.
E si scatena un putiferio politico in nome della festa della donna e del diritto alle cure per tutti. Eppure già oggi in molti luoghi pubblici è vietato l’ingresso con indumenti che coprano “senza giustificato motivo” integralmente il volto (come un casco da moto o, appunto, il burqa) e che, come nota il primario del pronto soccorso dell’ospedale Galliera, Paolo Cremonesi, «in tanti anni di carriera non ho mai visto qualcuno entrare qui dentro con un burqa... E comunque i medici non possono negare le cure per motivi etnici o religiosi».
Ma tant’è, la proposta della vicepresidente ligure viene rilanciata dal leader della Lega, Matteo Salvini: «Iniziativa concreta per la tutela della libertà, della dignità, dell’indipendenza e della sicurezza delle donne». Mentre dalle opposizioni in Regione si alzano le accuse di strumentalizzazione e di razzismo. Raffaella Paita, capogruppo Pd: «Tutti hanno diritto ad essere curati. Se si vuole aprire una discussione sul burqa, iniziare dagli ospedali è la cosa più sbagliata che ci sia, alimenta solo tensione». Per M5S è «una delibera discriminatoria e incostituzionale che, invece di estendere i diritti delle donne, li riduce ulteriormente». Interviene anche Gianni Pastorino, di Rete a sinistra, secondo cui «l’idea stessa di negare le cure a qualcuno, a chicchessia, è crudelmente incostituzionale». Il deputato civatiano Luca Pastorino osserva che l’assessore leghista Viale «alza un polverone per dare un contentino alla parte più estrema della sua coalizione, generando un’evidente confusione tra diritti delle donne e libertà religiosa. Mi piacerebbe che la Regione Liguria si schierasse per l’equità salariale o il diritto all’aborto».
In serata il presidente della Regione Toti precisa: «E’ ovvio che le cure sanitarie verranno sempre garantite, come previsto dalla Costituzione. Chi afferma che con questa norma si neghino le prestazioni sanitarie dice una grande idiozia». Ma non fa marcia indietro: «Il burqa è il peggior simbolo della sottomissione della donna all’uomo e la vigilia dell’8 marzo ci sembrava un buon giorno per dire che chi vive in Italia almeno le minime regole di uguaglianza tra uomo e donna le deve saper cogliere e rispettare. Questo regolamento sarà applicato nelle strutture sanitarie e in tutti gli uffici pubblici regionali della Liguria».
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