Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/03/2017, a pag. 26, con il titolo "Quattro angeli musulmani contro l'odio jihadista", il commento di Ariela Piattelli.
Ariela Piattelli
Hamadi ben Abdesslem, la guida tunisina che ha salvato gli italiani al Museo del Bardo durante l’attentato terroristico dell’Isis il 18 marzo 2015
«È un angelo, un eroe, il mio tutto, perché ci ha salvato la vita». Così la signora Valeria ricorda Hamadi ben Abdesslem, la guida tunisina che ha salvato gli italiani al Museo del Bardo durante l’attentato terroristico dell’Isis il 18 marzo 2015. Da quel giorno Valeria e Hamadi non si sono più visti: «Un abbraccio al porto di Tunisi, prima di rientrare finalmente a Torino, e neanche il tempo per ringraziare l’angelo che ci ha guidati fuori dall’inferno» dice lei. I due si rincontreranno il 14 e il 15 marzo a Milano, perché Hamadi, assieme ad altri personaggi del mondo musulmano, verrà onorato nel «Giardino dei Giusti di tutto il mondo» a Monte Stella, dal Comune, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Onlus Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide).
Lassana Bathily, il giovane musulmano del Mali che nel gennaio del 2015 salvò, rischiando la vita, alcuni clienti ebrei, nascondendoli in una cella frigorifera, durante l’attacco terroristico nel supermercato Hyper Cacher di Parigi
Ieri sono iniziate le celebrazioni della Giornata europea dei Giusti, istituita dal Parlamento europeo nel 2012 su proposta di Gariwo, che si celebra in oltre 50 città, in Italia e nel mondo. Quest’anno il tema è «I Giusti del dialogo: l’incontro delle diversità per superare l’odio». «A Milano come in Israele a Neve Shalom e come a Tunisi, onoriamo i musulmani che si battono contro il terrorismo e il fondamentalismo. Vogliamo creare una categoria morale di Giusti musulmani contro l’odio che sia d’esempio», spiega il presidente di Gariwo, Gabriele Nissim. «A volte i Giusti lasciano tracce invisibili, e sta a noi andare a cercarli. Dopo l’attentato al Museo del Bardo mi sono messo sulle tracce di Hamadi, per rendere visibile la sua storia. Ci siamo incontrati e insieme a noi ha intrapreso un percorso, mi ha spiegato che vuole educare le persone al rispetto e al dialogo».
A Milano ci sarà anche Lassana Bathily, il giovane musulmano del Mali che nel gennaio del 2015 salvò, rischiando la vita, alcuni clienti ebrei, nascondendoli in una cella frigorifera, durante l’attacco terroristico nel supermercato Hyper Cacher di Parigi. «Anche Lassana ha deciso di essere un esempio e per questo lo riconosciamo come Giusto. Vogliamo divulgare le storie di chi nel mondo arabo e islamico dice “no” e si ribella a ogni manifestazione di estremismo», continua Nissim. «Renderle visibili sulla scena pubblica è una forma di lotta culturale contro il jihadismo, una battaglia che va combattuta a suon di esempi concreti e modelli da emulare. Questi esempi sono anche un “antidoto” alle paure che spesso abbiamo noi europei sui temi dell’accoglienza agli immigrati. Ho pensato che l’idea classica del Giusto, che ha salvato vite umane durante il nazismo (a Milano un albero anche alla Giusta Etty Hillesum, la scrittrice ebrea olandese morta ad Auschwitz), doveva essere universalizzata, e nell’epoca in cui viviamo questa figura è declinabile ai temi dell’attualità».
Nissim vuole portare i giardini dei Giusti nel mondo arabo: «A Tunisi abbiamo creato un giardino, ospitato dall’ambasciata d’Italia, è il primo segnale che abbiamo lanciato al mondo arabo. Stiamo lavorando per farne uno in Giordania». E nel giardino in Tunisia, come in quello di Vercelli, è stato piantato un albero in onore di Faraaz Hussein, lo studente bengalese che durante l’attacco terroristico al ristorante Holey Artisan di Dacca si rifiutò di recitare i versi del Corano ai terroristi che chiedevano ai musulmani di distinguersi dagli stranieri: decise di restare con le sue due amiche vestite all’occidentale, e per questo pagò con la vita.
Anche il Giusto Salah Farah poteva salvarsi: insegnante musulmano keniota, si rifiutò di eseguire gli ordini dei terroristi di al-Shabaab, che durante l’assalto a un autobus volevano dividere i passeggeri cristiani dai musulmani, per poter poi uccidere gli «infedeli»: morì in ospedale a causa delle ferite riportate. «Il valore che condividono queste persone è la salvezza della vita umana, e la difendono a rischio della propria. Ma battersi per la vita significa molte cose. Vuol dire anche difendere la libertà, in tutte le sue forme».
Pinar Selek, la scrittrice turca più volte reclusa e torturata per aver difeso i diritti della minoranza curda e armena nel suo Paese
Tra i Giusti di Milano, infatti, ci sarà Pinar Selek, la scrittrice turca più volte reclusa e torturata per aver difeso i diritti della minoranza curda e armena nel suo Paese. «Le altre figure che onoreremo sono quelle che hanno condotto e conducono tuttora battaglie per il pluralismo e la laicità dello Stato. Pinar Selek ha cercato di rompere il meccanismo di un Paese che vuole diventare monoetnico e cerca l’unità attraverso la religione. La sua è una battaglia contro una degenerazione fondamentalista della Turchia».
Raif Badawi, il blogger saudita condannato a mille frustate e attualmente in carcere
Non potrà essere a Milano Raif Badawi, il blogger saudita condannato a mille frustate e attualmente in carcere. Il suo incubo è cominciato quando ha creato un blog: «Badawi, che onoriamo come Giusto», chiude Nissim, «è diventato un simbolo di dialogo e uguaglianza, perché ha sostenuto la libertà di parola. Piantiamo alberi, essi durano nel tempo, come l’esempio morale».
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