Riprendiamo da DEUTSCH ITALIA, con il titolo "Grotesk, il cabaret berlinese a Testaccio", la recensione di Roberto Giardina.
E' già in programma una tournée in Italia dello spettacolo, che invitiamo i lettori di IC a non perdere.
Ecco l'articolo:
Roberto Giardina
Bruno Maccallini
Uno spettacolo che non si può vedere a Berlino, la rievocazione del cabaret berlinese nella Repubblica di Weimar fino all´avvento di Hitler. Bruno Maccallini è protagonista di uno straordinario one man show, novanta minuti, tragici, esilaranti, affascinanti, al Teatro Cometa Off, un´anteprima della prossima stagione teatrale. Due specchi, una lavagna, un´orchestrina di tre elementi, tromba, contrabbasso, pianoforte, e un bidone di benzina ridipinto di rosso con la scritta Berlin, quanto basta per ricreare un´éra. Oskar Grotesk è entertainer, il conferenziere, la figura del film "Cabaret" con Liza Minelli, un po´mago, prestigiatore, mimo, cantante, comico, imbroglione quanto basta (e non basta mai) per sopravvivere.
"Cabaret", il film di Bob Fosse con Liza Minnelli; "Addio a Berlino", di Christopher Isherwood (Adelphi ed.)
Il suo è il teatrino vero, quello della vita, meno luccicante di quello hollywoodiano. Maccallini ha curato il testo, avvalendosi della collaborazione di un´esperta come Antonella Ottai, autrice del saggio "Ridere rende liberi", pubblicato l´anno scorso da Quodlibet. Le battute sono in parte quelle di Tucholsky, e le musiche curate da Pino Cangialosi sono ispirate a Kurt Weill e Friedrich Holländer, di cui basta ricordare che fu autore di "Ich binf vom Kopf bis Füss auf Liebe eingestellt", quella che cantava Marlene Dietrich ne "L´Angelo Azzurro". Maccallini passa senza pause da un registro all´altro, dal tragico al comico, coinvolge il pubblico, lancia sugli spettatori i Witz, le barzellette ebraiche, amare e corrosive, si traveste in scena, accenna un passo di danza, tenta un gioco di prestigio che non riuscirà...anzi, recita anche i silenzi, fulminanti. Ridendo dei nazisti e di se stessa, la Repubblica di Weimar precipita nella tragedia nazista. Ridere rende liberi, ma porta alle camere a gas. I Grotesk della storia erano quasi tutti ebrei, e finiro a Auschwitz. Alla fine, Maccallini si toglie la maschera di Grotesk, si mette gli occhiali e legge i loro nomi.
La Germania è di moda, nel bene e nel male, e alcuni, molti, ne parlano senza conoscerla. Bruno è un esperto, vi ha vissuto, e vi lavora da decenni. Per i tedeschi è lui "il volto dell´Italia", insieme con Marcello Mastroianni, il simbolo del rapporto tra i nostri due paesi, fatto d´amore e di rivalità, di malintesi e di incomprensioni. Come in ogni amore: sarà un luogo comune, ma è anche vero. Una sua battuta, quella di un lontano spot tv del Nescafé, è entrata come un modo di dire nel linguaggio comune: "Ich habe doch gar kein Auto", ma io non ho un´auto, accompagnata dal sorriso di Bruno, giovane, bruno, seducente. L´italiano che ti conquista con un sorriso. Ma non imbroglia. Il bersaglio dell´ironia, è la sicurezza e la presunta superiorità dei prussiani. Contro i pregiudizi, loro sanno ridere anche di se stessi. Una ragazza entra furibonda nella casa del vicino: lei parcheggia al mio posto, lo rimprovera. Lui risponde in italiano, veloce, incomprensibile, musicale, irresistibile, offre alla sconosciuta un cappuccino, come un magico filtro, lei si ammansisce, e solo alla fine, le rivela in tedesco maccaronico con un sorriso: “Ich habe gar kein Auto, Signorina”, ma io non ho auto. La réclame di un cappuccino istantaneo. Bruno seppe condensare in quel sorriso e in quelle poche parole, tutto il fascino di una filosofia di vita mediterranea.
“Cappuccino charmeur” lo chiamano, e non lo dimenticano 25 anni dopo quella sua prima apparizione. Ha interpretato altri spot, e anche film. E´stato per undici anni il compagno dell´attrice Jutta Speidel, una diva televisiva. Hanno scritto libri sempre centrati sul rapporto tra italiani e tedeschi, tra amore e cucina, tra la Prussia e il Mediterraneo. Mentre al Testaccio, andava in scena "Grotesk", alla Tv tedesca passava la replica di un loro film, o interviste alla Tv sul tema dell´amore, ovvio. Sono arrivati al terzo volume, in cui raccontano l´evoluzione del loro rapporto: una lettura piacevole, e una sorta di manuale di convivenza per uomini e donne, sposate e no, e indirettamente di comprensione tra Italia e Germania, paesi che si amano e litigano tra loro da sempre. E´ appena uscito “Ahoi Amore”, e “Bunte” pubblica in copertina la foto della coppia con la dichiarazione di Jutta: “Mein italienischer Lover ist ein Schatz”, se serve la traduzione: il mio amante italiano è un tesoro. Forse anche una frase d´amore serve a far calare lo spread, a nostro favore. E Bruno e la sua Jutta hanno cominciato a girare un film a Kitzbühel, ovviamente autobiografico: “Noi non portiamo la fede”, è il titolo che rassicura migliaia di coppie fedeli benché non ufficiali. Difficile che giunga in Italia, ma in Germania lo vedranno in milioni. Lui, 53 anni, è di sei anni più giovane di Jutta come si conviene a un amante latino. “Sono io la più attiva nella coppia”, rivela Jutta, “devo sempre trascinare lui. Bruno non è sportivo, è pigro.”
Ed anche gentile: si è lasciato convincere a andare in bicicletta da Monaco a Merano, avventura che è al centro di uno dei loro libri. Si dividono tra Italia e Germania. Bruno occupa un piano nella villa che Jutta possiede in Baviera. Lei ha diritto a due cassetti nel miniappartamento del compagno quando abitano a Trastevere. “Ma c´è una magnifica terrazza da cui si ammirano i tetti di Roma”, precisa Jutta. Maccallini è di Avezzano, ma da sempre vive nella capitale, quando è libero da impegni di lavoro in Germania. Uno spot lungo un decennio che diventa realtà. Con qualche luogo comune, ma chi ha mai sostenuto che la vita debba essere originale, costi quel che costi? Voi non sapete chi è Bruno, ma lui ha fatto per noi italiani più di molti nostri politici.