Riprendiamo dal SOLE24ORE/DOMENICA di oggi, 05/03/2017, a pag.34, con il titolo "Arabi contro ebrei", la recensione di Lucetta Scaraffia al libro "Les Juifs du monde arabe." di Georges Bensoussan.
a destra: Georges Bensoussan, Les Juifs du monde arabe. La question interdite, Odile Jacob, Paris
Lucetta Scaraffia Georges Bensoussan
Come una studiosa cattolica legge uno scrittore ebreo, potremmo titolare queste poche righe, che evidenziano buona volonta di capire ma che ne sottolineano anche le difficoltà. Scaraffia rivela poca dimestichezza con la storia ebraica, questo causa superficialità, pur citando correttamente le tesi di Bensoussan. Gli ebrei alleati dei paesi colonialisti/capitalisti, ad esempio, oppure la troppa importanza all'istruzione che avrebbe causato invidia da parte islamica, frasi citate estrapolandole dal contesto più ampio dello scrittore. Si duole poi Scaraffia per il fatto che Bensoussan non citi la presenza cristiana nella analisi del rapporto soltanto fra arabi e ebrei, il che la porta a chiedersi "se l'ipotesi di una possibile convivenza è del tutto nuova, perché va ritenuta impossibile?" Se il libro è sugli ebrei nel mondo arabo, ci pare ovvia l'assenza dei cristiani.
Ecco la recensione:
L'Europa deve affrontare una situazione nuova: la presenza di consistenti cornunità islamiche e quindi una convivenza che non si annuncia facile. Così, come spesso accade, si cerca rassicurazione nel passato, cercando di fare emergere le prove di felici convivenze fra musulmani, cristiani ed ebrei, come nel frequente riferimento alla condizione idilliaca in cui sarebbero vissuti insieme nella Spagna islamica (al-Andalus). Oppure si ricostruisce il passato dando per provata una buona convivenza fra ebrei e musulmani nei paesi arabi e nordafricani. Non si tratta però di storia vera, perché «quando l'angoscia paralizza la ragione, la credenza vola in nostro soccorso» scrive lo storico Georges Bensoussan nel suo ultimo libro (Les Juifs du monde arabe. La question interdite), che ha suscitato aspre polemiche in Francia. Basandosi sulle sue approfondite ricerche sulla vita degli ebrei nei paesi islamici, lo studioso di origine ebraica denuncia una verità ben diversa: la condizione degli ebrei è sempre stata quella di un popolo dominato, umiliato e angariato in paesi dove l'ostilita antiebraica era dominante. Gli ebrei erano sempre considerati stranieri, tanto che veniva loro impedito di imparare l'arabo scritto e di conoscere il Corano. Una sorta di esilio interno, insomma, che ha scatenato massacri, violenze di vario genere, umiliazioni costanti. Non è certo stata la costituzione dello stato di Israele a rompere un'armonia secolare - sostiene Bensoussan - perché questo evento ha solo peggiorato una situazione già grave. Gli ebrei sono stati considerati potenziali (ma spesso reali) alleati dei regimi coloniali, e quindi malvisti dai partiti nazionalisti arabi, anche se qualcuno di loro aveva preso parte alla lotta per l'indipendenza. A questa ostilità ha contribuito anche l'accesso all'istruzione, che l'Alliance Israelite Universelle con le sue scuole assicurava ai giovani ebrei, offrendo loro possibilità che non avevano i musulmani. In sostanza, scrive lo storico, «l'onnipresenza del terrore abita la storia di tutte le comunità ebraiche in terra araba». Lo conferma la grande fuga degli ebrei dai paesi islamici (Marocco compreso) in direzione di Israele che ha caratterizzato la seconda metà del Novecento. In sostanza Bensoussan mette in dubbio che sia possibile per i musulmani accettare la parità giuridica degli ebrei, sia nei loro territori che in quelli di emigrazione, come in Europa. Il libro ha suscitato grandi polemiche per il suo assoluto pessimismo e accuse di «istigazione all'odio razziale» o di islamofobia. Ma nella sua critica al mito dell'esistenza di un passato di utopica pace tra le religioni le ragioni ci sono, anche ben fondate. E tuttavia non può che lasciare perplessi l'assenza di qualsiasi riferimento alla presenza cristiana negli stessi luoghi e negli stessi periodi, perché la dinamica storica è sempre stata fra tre attori e non fra due. Al termine della lettura rimane comunque una domanda: anche se l'ipotesi di una possibile convivenza è del tutto nuova, perché va ritenuta impossibile?
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