Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/03/2017, a pag.1/13, con il titolo "Betlemme, i graffiti di Bansky nell'hotel con vista sul muro" la cronaca di Fbio Scuto.
Fabio Scuto, dopo gli anni passati a disinformare su REPUBBLICA, sta cercando di recuperare un po' di equilibrio sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari. Diciamo che ce la mette tutta, anche se non è facile scrollarsi di dosso le vecchie abitudini. Per esempio, un richiamo al fatto che il turismo cattolico a Betlemme si realizza in giornata, una visita alla Basilica della Natività e poi rientro a Gerusalemme. Di cristaini - da quando è sotto l'Autorità palestinese, non ce ne sono quasi più, ma ricordarlo non è politicamente corretto, infatti viene omesso da quasi tutti i giornalisti. Non sia mai scrivere la verità quando di mezzo ci sono i palestinisti!
Questa cronaca è uscita oggi su quasi tutti i giornali, l'ufficio promozionale dell'hotel ha funzionato bene e tutti cronisti sono accorsi senza porre domande imbarazzanti.
Ecco il pezzo:
Fabio Scuto
BETLEMME - L' hotel con la peggiore vista del mondo spunta sul Iato della strada appena oltrepassato il checkpoint israeliano sul Muro di sicurezza alla Tomba di Rachel che circonda la città. II suo nome è già un programma: «The Walled Off Hotel». E in un panorama di desolazione come recita il suo nome, case malconce intorno sono sovrastate da una massa di cemento alta 9 metri, dominata dalle torrette di guardia. Ma il Walled Off Hotel offre ai viaggiatori e turisti che si avventurano verso la collina che ospita la Basilica della Natività qualcosa di più sfuggente e sottile rispetto ai comfort offerti da altri hotel, niente spa, né set da bagno sofisticati. E un albergo che è nello stesso tempo protesta e arte, è l'ultimo lavoro dell'artista di strada più famoso del mondo, il britannico Banksy. Le sue nove stanze e la «suite», con le finestre che affacciano direttamente sul Muro di separazione eretto dagli israeliani nel 2002, sono decorate con opere di questo street artist misterioso. La barriera che avvolge completamente la città è considerata dai palestinesi un furto della loro terra e ne soffoca il movimento, è già stata «riccamente» decorata dall'artista britannico nel 2007 e da altri street-artist con numerosi murales. Il «clou», mostra con orgoglio il direttore Wissam Sal-sah mentre porta un gruppo di giornalisti in giro per l'hotel per questa «anteprima», è certamente rappresentato dalla stanza numero 3. Qui gli ospiti, dal prossimo 20 marzo quando aprirà i battenti ai primi clienti, dormiranno in un letto king-size sotto un murales che ritrae un palestinese con la kefiah e un agente della Border Police israeliana che si affrontano a colpi di cuscino in una nuvola di piume, nella classica visione dello street artist britannico capace di mescolare nelle sue opere poesia e realtà con una falsa ingenuità. Lui, che custodisce da anni gelosamente il suo anonimato, forse c'era ieri mattina o forse no, mescolato fra giornalisti, curiosi e funzionari palestinesi che apparivano sinceramente sorpresi. Perché Banksy e il suo team hanno lavorato 14 mesi in segreto fra le mura di questo palazzetto, con discrezione sono stati cumulati materiali e realizzate anche delle installazioni. Come la nicchia che all'ingresso ospita a grandezza naturale Lord Balfour mentre nel 1917 firma la famosa dichiarazione. L'intero lavoro è stato visionato e approvato dall'artista inglese. Quando, resta un mistero. Un suo portavoce ha distribuito alcune note dove si spiega che l'hotel è un'impresa commerciale, una spinta per incoraggiare il turismo che negli ultimi anni è sceso progressivamente, nella città dove per i cristiani tutto è cominciato 2017 anni fa. Che l'hotel vuole favorire il dialogo fra le parti (palestinese e israeliana), attirare l'attenzione su una città che - perso parte del contatto con le campagne circostanti - ha puntato tutto sul turismo per sostenere la sua economia e attrarre visitatori e turisti, come il restauro della Basilica della Natività, dove il tetto stava per crollare. Con Betlemme, Banksy ha sempre avuto un rapporto particolare. Era già passato di qui nel 2007, lasciando dietro di sé 6 opere, le più celebri delle quali sono la colomba con il giubbotto antiproiettile e la bimba che cerca di sorvolare il Muro con dei palloncini in mano. Poi l'anno scorso a Gaza sono comparsi altri quattro murales, uno dei quali dipinto sulla parte rimanente di una casa distrutta dalla guerra del 2014, con la dea greca Niobe rannicchiata sulle macerie, il suo nome: «Danno da bomba».
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