|
|
||
La dissoluzione dell’Unione Europea è un bene per Israele? Analisi di Manfred Gerstenfeld (Traduzione di Angelo Pezzana) Dopo il referendum Brexit, il disgregarsi dell’Unione Europea attraverso un collasso o una serie di uscite volontarie non va più considerato un evento impossibile. Per analizzarne le cause è importante iniziare cercando di capire quale potrebbe essere il coinvolgimento di Israele, anche se non è partecipe di quanto si sta verificando. L’ostilità si è diffusa in un continente dove meno di un secolo fa ci sono stati i più grandi crimini contro milioni di ebrei. La Shoah non è un progetto da attribuirsi soltanto a Germania e Austria, molti altri paesi hanno collaborato, a tutti i livelli, anche individuali. Alcune dinamiche sono attive ancora oggi. La Commissione Europea non ha fatto nulla per controllare l’immigrazione da paesi musulmani con un alto livello di anti-semitismo, una causa, anche se indiretta, della crescita dell’odio verso Israele diffusa in Europa in questi ultimi anni. C’è la testimonianza di Frits Bolkenstein, il Commissario olandese, che sollevando i problemi legati all’immigrazione musulmana in una seduta della Commissione all’inizio dell’anno 2000, si era sentito dare del razzista dai colleghi. Né la UE, che ammette la crescita dell’anti-semitismo, si è mai preoccupata di indagare sugli episodi di anti-semitismo nei paesi membri. Una seria ragione che giustificherebbe l’esistenza della UE da parte di Israele sta nel fatto che alcuni paesi membri assumerebbero posizioni molto più ostili a Israele se non fossero impediti da delibere sottoscritte dalla maggioranza degli altri paesi membri. Negli ultimi mesi però, diverse iniziative prese dalla Francia dimostrano quanto questa valutazione non sia più del tutto vera. Le elezioni presidenziali sono imminenti, la politica di François Hollande è stata così fallimentare che per la prima volta nella storia della quinta repubblica, un presidente non si candida per un secondo mandato. Aveva incaricato due giornalisti, Gerard Devet e Fabrice L’homme, di scrivere un libro, mettendo a disposizione le registrazioni di tutti le sue conversazioni private, ma quando il libro è uscito, la parola che qualifica più di altre la sua presidenza è stata “impotenza”. Quando nel 2014 venne eletto il nuovo governo svedese, controllato dai socialdemocratici, una delle prime decisioni prese fu riconoscere il non esistente Stato palestinese. Tutti sapevano che se ci fossero libere elezioni nei territori dell’Ap, Hamas, che sostiene il genocidio degli ebrei, avrebbe ottenuto la maggioranza. La scelta del governo svedese non ritenne di agire in linea con gli altri stati membri della UE su questo tema.Anche il ministro degli esteri irlandese Charles Flanagan dichiarò che il suo governo stava valutando il riconoscimento di uno Stato palestinese. Come abbiamo visto, la scomparsa dell’Unione Europea presenterebbe solo vantaggi per Israele. Se la politica estera e le posizioni sulla sicurezza venissero abolite, le cause degli incitamenti contro Israele finirebbero. Interesse comune è combattere uniti il terrorismo, soprattutto quello rappresentato dai musulmani. Se i paesi si preoccuperanno della sicurezza dei loro confini, diventerebbero più attenti verso i problemi che riguardano Israele. I
|
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |