Riprendiamo dal SOLE24ORE-DOMENICA di oggi, 26/02/2017, a pag.33, con il titolo " Piccolo viaggio tra mistici ebraici" il commento di Giulio Busi.
Giulio Busi
Sapienti al di sopra delle miserie umane, oppure poveri illusi fuori dal mondo, il giudizio sui mistici varia a seconda della prospettiva da cui li si osserva. Nell'opinione comune, e anche per la ricerca storico-critica, il cammino del misticismo porta comunque altrove, si stacca dal quotidiano, in cerca del cielo. Uscite dal mondo è il titolo efficace di un celebre volume di Elémire Zola, uscito ormai da un quarto di secolo. Vie di fuga, esperimenti di mondi possibili, partenze per il non detto, il compito del simbolismo religioso, se vissuto e compreso in profondità, sembra quello di Iiberarci dall'ansia della storia. Ellen D. Haskell, giovane studiosa statunitense, ha deciso di battere la pista opposta o forse, meglio, segue il percorso mistico a rovescio, dal cielo al mondo, e dalla non-storia alla concreta realtà fattuale. Lo studio, apparso da pochissimi giorni in inglese, è destinato a far discutere animatamente. Haskell vuol riscrivere un capitolo fondamentale della letteratura mistica ebraica, quello dedicato allo Sefer ha-Zohar, il Libro dello splendore, il capolavoro della Qabbalah, ovvero della dottrina segreta giudaica, redatto nella Penisola iberica, verso la fine del Duecento. Altro che mondi lontani, trascendenti, sublimi. I racconti zoharici, che hanno per protagonisti rabbini intenti a discutere animatamente dell'oltremondo, non sarebbero altro che polemiche iconodaste, volte a contrastare la propaganda conversionistica cristiana. Una lettura sociale e storica della Qabbalah non è in verità nuova, e risale per lo meno al lavoro pionieristico di Yitzhaq Baer, storico israeliano di formazione tedesca, che negli anni Quaranta del secolo scorso aveva indagato il contesto economico e politico della fioritura mistica ebraica in Spagna. Originale è però l'enfasi e l'ampiezza dell'ipotesi della Haskell, che si basa anche su spunti di storia dell'arte. I grandi cicli figurativi delle chiese iberiche del Medioevo, in cui gli ebrei, spesso simboleggiati dalla Sinagoga, opposta all'Ecclesia, sono effigiati come sottomessi e vinti, troverebbero una risposta nello Zohar, con un contro-atlante di immagini linguistiche, in cui è il giudaismo a prevalere. La categoria d'indagine privilegiata è quella dei "verbali segreti", con cui lo scienziato politico James C. Scott ha analizzato, negli anni Ottanta del Novecento, le strategie di resistenza delle popolazioni subalterne. Per Haskell, lo Zohar è il "verbale segreto" di un gruppo ebraico minoritario, oppresso e minacciato nella sua stessa sopravvivenza dall'espansione socio-politica e culturale del cristianesimo. Il linguaggio esoterico sarebbe servito per impedire che il potenziale eversivo e iconoclasta fosse decifrato dagli antagonisti del giudaismo." Mystical Resistance" ha il fascino delle idee semplici, e i limiti di quelle semplicistiche. il merito di Haskell è ricordarci che la storia plasma e determina persino le visioni mistiche, che vorrebbero abbandonarsi all'anti-storia. La base testuale e critica è però troppo modesta perché lo studio riesca davvero convincente. Per fare un solo esempio, non si capisce come Haskell possa citare decine di volte James Scott e non menzionare mai il Bahir, il Libro fulgido , pietra miliare del pensiero mistico giudaico del primo Duecento. Lo Zohar non nasce in un vuoto culturale, ma rielabora una tradizione ebraica molto più ampia, che andrebbe indagata nel suo complesso, prima di giungere a conclusioni univoche. Questi cabbalisti resistenti, partigiani antisistema, quasi vietcong nella giungla delle sefirot, sono molto simpatici, e piuttosto incredibili.
Ellen D. Haskell, Mystical Resistance. Uncovering the Zohar's Conversations with Christianity, Oxford UP, Oxford, pagg. 235, £ 79 /
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