Donald Trump e l’immigrazione musulmana
Analisi di Mordechai Kedar
(Traduzione di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)
Questo articolo è stato scritto a Cincinnati, Ohio, Usa
Donald Trump è corretto nel riconoscere che ci sono due tipi distinti di immigrati musulmani, e il governo ora ne ha la prova scritta. La notizia più scottante sui media americani è l’ordine emesso dal Presidente Trump tre settimane fa, che vietava l’immigrazione negli Stati Uniti da sette Paesi islamici, ritenendoli contaminati dal terrorismo. I Paesi sono Iraq, Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen.
Questo ordine è in linea con la promessa che Trump aveva fatto ai suoi elettori durante la campagna elettorale, in risposta alle crescenti preoccupazioni degli americani per quanto concerne l’immigrazione musulmana negli Stati Uniti.
La fonte di timori è un insieme di quattro fattori:
1. L'estrema violenza che caratterizza questi Paesi, la crescita delle organizzazioni terroristiche e il gran numero di profughi provenienti da quei Paesi che cercano rifugio all’estero.
2. Gli attacchi terroristici perpetrati da musulmani sul suolo americano: 11 settembre 2001, Fort Hood, la Maratona di Boston, Times Square e altro ancora.
3. La consapevolezza degli effetti negativi dell’ immigrazione in Europa: il gran numero di famiglie di immigrati che pesano sul welfare, la violenza, la criminalità, le molestie sessuali, il terrorismo nelle città europee (Parigi, Tolosa, Bruxelles, ecc) e il successo del reclutamento per l’ISIS.
4. Pubblicazioni di musulmani americani in cui dichiarano di volersi impadronire dell’ America per trasformarla in uno Stato Islamico.
I primi tre fattori sembrano razionali, il quarto, a prima vista, appare infondato.
E’ vero che la maggior parte dei musulmani che arrivano negli Stati Uniti lo fanno per fuggire da Paesi in frantumi, guerre senza fine, violenze, persecuzioni, disoccupazione e vogliono iniziare una nuova vita in un ambiente stabile, sicuro e democratico in cui possano mantenersi dignitosamente, avere una casa, cure mediche, istruzione e benessere.
Di solito riescono ad integrarsi bene, sia a livello sociale che economico, i loro figli parlano inglese senza accenti stranieri e si considerano americani a tutti gli effetti. Per cui non rappresentano un problema.
Il problema invece riguarda quei musulmani che si rifiutano di integrarsi nella società americana perché la considerano materialista, permissiva e promiscua, temono che adattandosi perderebbero la propria identità musulmana, i loro figli crescerebbero nella più totale assimilazione.
La principale organizzazione che esprime questa resistenza è quella dei “Fratelli Musulmani”, molto diffusa negli Stati Uniti, dagli obiettivi tutt’altro che integrazionisti, come hanno scoperto le autorità investigative americane durante il procedimento avviato nel 2007 contro la “Fondazione Terra Santa per il soccorso e lo sviluppo”, scoprendo che era specializzata nella raccolta fondi per sostenere gli attivisti di Hamas.
Durante le indagini, era stato sequestrato un documento scritto in arabo con il titolo “Linee esplicative degli obiettivi strategici del Gruppo in Nord America”.
Era stato scritto il 22 maggio del 1991, un quarto di secolo prima che finisse nelle mani del governo degli Stati Uniti, ed è lecito ritenere che prima delle indagini, non se ne sapesse nulla.
Ecco alcuni dei punti più salienti del documento (con le mie aggiunte tra parentesi, MK) Premessa : L’obiettivo strategico del gruppo è descritto in varie fasi:
1. Istituire un movimento islamico stabile ed efficace guidato dai “Fratelli Musulmani”
2. Promuovere gli interessi dei musulmani negli Stati Uniti e nel resto del mondo
3. Espandere la base dell’organizzazione dei musulmani che aderiscono al Corano e alla Sharia.
4. Unificare e dirigere le organizzazioni islamiche
5. Presentare l’Islam come alternativa alla cultura prevalente
6. Sostenere e consolidare la creazione dello Stato Islamico Globale in tutto il mondo
Dobbiamo “inculcare” o “rafforzare” l’Islam e l'organizzazione in questa parte del mondo Il processo di indottrinamento, per far sì che l’Islam e il Movimento diventino una parte profondamente e permanentemente radicata nella patria in cui ora vivono, entrando nel cuore e nell’anima delle persone, sulla base di organizzazioni che riflettono la sua struttura ... il movimento deve pianificare e lottare per trovare la chiave e gli strumenti del processo che farà progredire il “Jihad culturale”, di cui tutti i musulmani sono responsabili, sotto la guida dei Fratelli Musulmani.
Alcuni dei fattori chiave si trovano al punto 4: Far comprendere il dovere di un fratello musulmano nell’America del Nord: diffondere l'Jihad culturale",. I Fratelli devono capire che il loro lavoro è una forma di jihad più vasta, il cui obiettivo è quello di distruggere ed eliminare la civiltà occidentale dall’interno, facendo crollare la sua casa miserabile con le stesse mani del suo popolo e quelle dei credenti (cfr Corano, cap. 59, versetto 2) E Allah imporrà la regola della sua religione su tutte le altre religioni (vedi Cap. 9, versetto 33) ... ogni musulmano deve fare il Jihad ... e agire ovunque dove viva e in qualsiasi luogo egli giunga, fino al Giorno del Giudizio . Non si può sfuggire a questo destino..
7. La convinzione che l’lslam in questo Paese riuscirà a realizzarsi sta nel successo mondiale della Fratellanza Musulmana, il sostegno tangibile per lo Stato Islamico Mondiale che riceve.
Nel documento vi è una lista di circa 30 organizzazioni fondate dai Fratelli Musulmani al fine di ottenere il controllo dell’America dall’interno, con organizzazioni finanziarie, caritatevoli e studentesche.
Un altro documento che è stato trovato nelle moschee americane è un libro intitolato “ Quaranta Hadith (tradizioni orali) sul Jihad ”. Descrive il Jihad, in arabo e in inglese, i suoi aspetti positivi, gli obiettivi e le ricompense che i combattenti del Jihad devono ricevere. Jihad contro chi ? Il libro non lo dice così esplicitamente, ma è chiaro per qualsiasi musulmano: contro gli infedeli, categoria cui appartiene il popolo americano.
Un altro documento trovato in diverse moschee, è intitolato: “Cosa si deve fare se si viene catturati dalla polizia fascista, razzista e criminale, o dall’FBI fascista, razzista e criminale?” In questo libro l’autore, Haj Idris Muhammad, suggerisce che il lettore impari dei metodi che gli permetteranno di sopportare gli interrogatori, senza rivelare i segreti legati al suo essere musulmano e le sue attività anti-americane.
Questi sono solo alcuni esempi tratti da una lunga lista di pubblicazioni islamiste che vengono diffuse negli USA, sfruttando la protezione della libertà di parola e di espressione che la Costituzione americana garantisce a tutti, anche se hanno intenzione di distruggere lo Stato e la stessa Costituzione per sostituire entrambi con un governo islamico.
Il Presidente Trump ha preso la decisione di porre fine a questo fenomeno insostenibile, non limitando la libertà di parola, ma limitandone la possibilità di indottrinare i musulmani americani. Contro Trump si sono uniti liberali, progressisti, democratici e attivisti per i diritti umani. Rifiutando di accettare i risultati delle elezioni, non smettono di manifestare contro di lui, diffamarlo. Hanno protestato fin dal suo ingresso alla Casa Bianca.. Ci sono state anche manifestazioni di non musulmani, tra i quali ebrei, che portavano cartelli con scritto “Io sono un musulmano”.
Gli avversari di Trump hanno trovato alleati a livello giuridico locale, ma anche personalità internazionali, tra cui il Papa e il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Trump però non ha alcuna intenzione di cedere. Anche se i tribunali bloccassero o annullassero il suo ordine esecutivo per controllare l’immigrazione musulmana, lui ha potere e mezzi per ridurne in modo significativo l’ entrata negli Stati Uniti. Il dibattito pubblico si svolge anche nelle strade, nei ristoranti e anche all’interno dei nuclei familiari. Da molto tempo non c'era un argomento e una discussione così forti all’interno della società americana, uno scontro che non si smorzerà in breve tempo.
Questa controversia si aggiunge ad altri fattori evidenti nell’atteggiamento di Trump verso il mondo islamico: la sua opposizione all’accordo nucleare con l’Iran, le relazioni con Israele, lo spostamento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, gli “insediamenti”, e i suoi rapporti con Putin, che sta spietatamente distruggendo le città siriane. L'atteggiamento dell’attuale governo americano verso il mondo islamico in generale e l’immigrazione musulmana in particolare, terrà Trump occupato per la maggior parte del suo mandato alla Casa Bianca, e da queste pagine voglio augurare che a lui e agli Stati Uniti siano concesse la saggezza e l’intelligenza per mantenere l’America unita per salvaguardarne gli obiettivi e il destino.
Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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