Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/02/2017, a pag. 13, con il titolo "Tra Washington e Teheran torna lo spettro della guerra fredda", il commento di Carlo Panella; dal SOLE 24 ORE, a pag. 8, con il titolo "Khamenei archivia il disgelo: ecco il 'vero volto' degli Usa", il commento di Alberto Negri.
Il commento di Carlo Panella, come sempre, informa in modo corretto e completo, quello di Alberto Negri invece disinforma, sostenendo a tutti i costi la necessità di mantenere in tutto e per tutto l'accordo dell'Occiente con l'Iran. L'unico interesse di Negri è la tutela degli interessi commerciali, neanche una parola viene spesa sulla violazione dei diritti umani in Iran e sulle minacce di distruzione a Israele.
Ecco gli articoli:
LIBERO - Carlo Panella: "Tra Washington e Teheran torna lo spettro della guerra fredda"
Carlo Panella
L'Iran verso il nucleare
È iniziata la Guerra Fredda tra l'Iran degli ayatollah e Donald Trump, come abbondantemente preannunciato dal neo presidente durante tutta la sua campagna elettorale. L'occasione è stata data dalla ovvia reazione di Trump alla notizia del lancio il 29 gennaio scorso di un missile balistico iraniano a media gittata da parte della speciale brigata dei Pasdaran. In termini chiari: un missile in grado di raggiungere l'Europa, Israele e -naturalmente- l'acerrimo nemico politico religioso degli ayatollah: l'Arabia Saudita che secondo loro «usurpa» la Custodia dei Luoghi Santi, la Mecca e la Medina.
Immediata, ma non durissima, la reazione della Casa Bianca che ha considerato quel lancio di missile balistico una violazione degli accordi Usa-Iran siglati in sede Onu e ha varato nuove sanzioni contro alcune personalità e alcune organizzazioni del regime di Teheran. Furiosa, ieri, la reazione della Guida della Rivoluzione, l'ayatollah Khamenei, che ha personalmente attaccato Donald Trump. Una escalation verbale che mette in luce il dilemma fondamentale della politica estera di Trump. Il suo asse portante, oltre al neo isolazionismo, è infatti una politica di appeasement con Vladimir Putin, ma non è facile impostarla se contemporaneamente si portano al calor bianco le relazioni con un Iran, che della Russia è il principale -e indispensabile- alleato in Medio Oriente e che ha di fatto garantito con i suoi Pasdaran e le sue milizie sciite la vittoria di Assad (e quindi di Putin) ad Aleppo.
Un'alleanza che ha visto Putin in persona concordare col generale iraniano Ghassem Suleimaini tutte le offensive in Siria e in Iraq. La Russia, per di più, nei giorni scorsi ha consegnato all'Iran 169 tonnellate di uranio arricchito per lo sviluppo del suo programma nucleare. Una fornitura che si accompagna a quella delle stesse centrali nucleari -costruite con tecnologia e impianti russi- , così come di armamenti di vario tipo, il che dimostra che l'asse Mosca-Teheran è politico-militare, ma anche strategico dal punto di vista economico. Trump, sul nucleare iraniano, così come gli uomini che gestiscono la sua politica estera e militare è stato chiarissimo: "L'accordo sul nucleare con l'Iran è il peggiore possibile". Non l'ha ancora denunciato, ma è chiaro che farà di tutto per un suo azzeramento sostanziale. Si vedrà quindi nelle prossimi mesi se e come questo nodo gordiano della politica di Trump potrà essere troncato. Ma si è facili profeti nel prevedere che la Guerra Fredda tra Usa e Iran sarà il punto più scabroso nelle relazioni tra la nuova amministrazione Usa e Putin.
IL SOLE 24 ORE - Alberto Negri: "Khamenei archivia il disgelo: ecco il 'vero volto' degli Usa"
Alberto Negri
Donald Trump
Khamenei attacca Trump ma non risparmia neppure il suo predecessore Obama. La vicenda dei rapporti Stati Uniti-Iran è come un racconto circolare dove l'episodio finale si ricollega sempre all'esordio e segna una costante delle tensioni internazionali. La contrapposizione ha un forte carattere ideologico, perché la repubblica islamica è l'unico grande paese che non si è mai piegato agli Usa. Anche se con Washington ha negoziato l'intesa sul nucleare del 2015, lo ha fatto comunque sotto l'ombrello del Cinque più Uno, dell'Europa e dell'Onu. Tenendo conto dei precedenti, le parole di fuoco della Guida suprema Ali Khamenei, che venerdì sarà sul palco a festeggiare il 38 anniversario della rivoluzione, sono emblematiche e forse con l'ascesa di Trump non potevano essere diverse, più acuminate del solito visto che è uscito di scena Hashemi Rafsanjani, l'altro grande protagonista della politica iraniana, il vero portabandiera dei moderati che avrebbe voluto riprendere i rapporti con Washington già venti anni fa.
Non a caso Hashemi mostrava ai visitatori con un certo orgoglio una Bibbia che gli aveva inviato Ronald Reagan dopo la liberazione degli ostaggi Usa catturati nel 1979 nell'ambasciata Usa di Teheran. La Guida Suprema è di un'altra pasta, per anni è stato una sorta di mediatore tra le fazioni e ha dovuto subire la presenza ingombrante di Rafsanjani, adesso è solo al comando. II presidente americano Donald Trump - ha detto Khamenei - ha esibito «il vero volto» degli Stati Uniti, dimostrando le accuse iraniane di corruzione del governo americano. Questo è il primo intervento pubblico della Guida Suprema dopo che Trump è salito al potere sottolineando subitola sua posizione ostile a Teheran con l'imposizione di sanzioni in seguito al lancio di un missile balistico iraniano.
Finora a Trump avevano ribattuto il ministro degli Esteri Javad Zarif, il consigliere di Khamenei, Ali Akbar Velayati, e soprattutto il presidente Hassan Rohani che aveva definito il presidente Usa «un principiante della politica». Khamenei, che ha parlato in occasione di una cerimonia delle forze armate, non ha risparmiato neppure Obama che pure aveva sostenuto, anche se non attuato davvero, l'accordo del 2015. Khamenei è stato sarcastico: «Il nuovo presidente dice che l'Iran dovrebbe ringraziare Obama. Perché? Dovremmo ringraziarlo per aver creato l'Isis, per leguerre in Iraq e Siria o il supporto palese ai movimenti sediziosi in Iran nel 2009? E stato Obama che ha imposto sanzioni all'Iran con l'intento di paralizzarci ma non ha raggiunto l'obiettivo».
Non c'è dubbio che la tensione Usa-Iran sia in ascesa dopo le sanzioni imposte da Washington in aggiunta al bando sui visti ai cittadini della repubblica islamica. Ma è anche interessante notare il tono obliquo del discorso di Khamenei, incuila Guida Suprema usa le stesse parole di Trump per criticarlo. E sempre complicato decifrare i messaggi di Teheran ma gli iraniani sono molto attenti a valutare con circospezione la situazione geopolitica. Replicano agli Usa sapendo perfettamente che Washington sta esplorando vie di dialogo con la Russia di Putin, oggi il più importante alleato dell'Iran in Siria. Gli iraniani sanno di costituire un ostacolo a questa apertura che Trump sembra volere più di ogni altra cosa. «Marg Bar Amrika!», abbasso l'America, era lo slogan davanti all'ambasciata Usa nel 1979, la svolta della rivoluzione che segnò la fine dei moderati, la prevalenza dell'ala radicale, l'inizio di un confronto con gli Usa e di un isolamento internazionale da cui Teheran è uscita in parte solo con l'accordo del 2015. Questo accordo i russi lo difendono anche con gli americani: per questo Teheran non doserà le parole contro gli Usa ma starà ben attenta a non commettere errori che possano avere costi ben più salati della propaganda dei pasdaran.
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
Libero 02/999666
Il Sole 24 Ore 02/30221
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti