Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 14, con il titolo "Chi fa previsioni, sbaglia sempre", il commento di Roberto Giardina.
Diffidiamo di futurologi ed esperti, che, come scrive Roberto Giardina, sbagliano quasi sempre. Il discorso vale anche per gli esperti dei giornali a grande diffusione, ormai abituati a sbagliare ogni previsione. Ovvero l'ideologia non tiene conto dei fatti, questi ultimi non ingannano. Questo vale anche per l'Italia.
Ecco l'articolo:
Roberto Giardina
Angela Merkel, Martin Schulz
Ce la farà Angela? Me lo chiedono amici e colleghi, a poco più di sette mesi dal voto (il 24 settembre). Direi di sì, ma chi si azzarda a fare previsioni dopo quel che è accaduto con Trump? Fino a pochi giorni fa, la signora Merkel sembrava sicura di vincere per la quarta volta, poi è sceso in campo il socialista Martin Schulz e in una settimana i socialdemocratici sono balzati dal 20 al 28, e la Cdu-Csu della cancelliera è scesa dal 38 al 34. L'ex presidente del Parlamento europeo già vaneggia di conquistare la maggioranza assoluta, come Adenauer. Perché ora i tedeschi si lasciano sedurre da Martin, che a Bruxelles non ha in realtà nulla al suo attivo, ed è senza passato politico in patria?
I futurologi hanno sempre sbagliato. Non hanno previsto il crollo dell'Unione Sovietica, non si sono accorti dell'imminente confronto tra Occidente e mondo islamico. E che stava per esplodere la bolla finanziaria, hanno continuato a dare vincente Hillary fino all'ultimo. Dieci giorni prima della caduta del muro, andai a intervistare un esperto della Mitteleuropa. «Una sola cosa le posso dire» mi assicurò «il muro resterà ancora nel ventunesimo secolo». Per fortuna non feci in tempo a scrivere l'intervista. Eppure i futurologi continuano a scrivere libri, articoli, e qualcuno vince anche il Nobel. «Non importa dove si guarda, si vedono solo errori», scrive lo storico Joachim Radkau nel suo Geschichte der Zukunft, Storia del futuro (Hanser Verlag; 544 pag.; 28 euro). Si limita, per la verità, alla Germania, ma l'analisi non cambierebbe estesa all'Europa, e al mondo. Perché i tedeschi non ci hanno mai azzeccato?
Nel 1930, dopo la grande crisi, nella Repubblica di Weimar, sia a destra che a sinistra, si guardava con ottimismo al futuro: stava per arrivare Hitler, una nuova guerra, la catastrofe, la fine della Germania, la dittatura comunista, il muro a Berlino. Dopo la guerra, mentre nasce la Repubblica federale, i futurologi vedono nero, carestia, disoccupazione, la terza guerra mondiale è dietro l'angolo, l'Europa sarà distrutta dalle bombe atomiche come Hiroshima. Nessuno previde il miracolo economico, e che la Germania sconfitta sarebbe tornata la nazione più prospera e forte del Continente. Mai noi europei nei secoli abbiamo conosciuto un così lungo periodo di pace. Radkau non si fa beffe dei futurologi di ieri: la sua ricerca, ammonisce, dovrebbe servire a capire i tedeschi del nostro vicino passato, e perché si sono sbagliati o, meglio, hanno voluto ingannarsi. E imparare da loro per cercare di prevedere, o almeno intuire, quel che potrebbe accadere domani.
L'analisi dei dati e i sondaggi sono influenzati dalle emozioni, e dalle nostre convinzioni. In altre parole, più si è esperti, e più si sbaglia. Quasi tutti i cosiddetti americanisti avrebbero dovuto sapere che le elezioni americane non vengono decise in California e a New York, ma dagli elettori che vivono negli immensi territori al centro. Che accadrà a settembre in Germania? I populisti prenderanno molti meno voti del temuto, perché i tedeschi finiranno per aver paura di se stessi. E Angela finirà per farcela sia pure per poco, perché il simpatico Martin, che era sconosciuto finché Berlusconi non lo prese in giro, non potrà stravincere come Adenauer, e dovrebbe governare insieme con i verdi e i postcomunisti, due alleati che tra loro non vanno d'accordo su nulla. Ma non fidatevi di me, vivo da troppo tempo tra i tedeschi, dovrei essere un esperto, e dunque il meno adatto a prevedere quel che accadrà domani a Berlino.
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