Sull'attentato al Louvre, riprendiamo dalla STAMPA, oggi 04/02/2017, a pag.10, la cronaca di Paolo Levi. Dal FOGLIO, a pag.3, l'editoriale.
Correttamente la Stampa titola "assalto col machete al grido di 'Allah Akbar' ", su alcuni quotidiani la parola "terrorista"è stata scritta fra virgolette. Mancava l'aggettivo "presunto", è già un passo avanti.
La Stampa-Paolo Levi:" Louvre: assalto col machete al grido di 'Allah Akbar' "
Paolo Levi
Un uomo giace a terra sovrastato da un gruppo di statue bianche. Pochi minuti prima, nel Carrousel du Louvre - il centro commerciale che occupa una parte dei sotterranei del museo più visitato al mondo - l’egiziano Abdaallah riportava il terrore nel cuore di Parigi al grido di «Allah Akbar», Allah è grande. Alle 9:50 di una rara mattinata di sole, il 29enne munito di regolare visto per la Francia si è presentato all’ingresso della zona commerciale, un grande corridoio pieno di boutique che conduce all’entrata del Louvre, con fare sospetto e due zaini in spalla. Viene fermato per le perquisizioni di rito, procedura ormai imposta a tutti, ma lui si ribella. Grida frasi minacciose a sfondo terroristico. Armato di machete e coltello si scaglia sui quattro militari a presidio della zona, ferendone uno al cuoio capelluto, ha il tempo di gridare «Allah Akbar», poi, uno degli altri soldati reagisce colpendolo con cinque colpi di mitraglietta all’addome. L’aggressore finisce a terra, in condizioni gravi, il centro città rimane bloccato per ore, 1250 visitatori del museo restano confinati a lungo nelle immense sale dell’edificio neoclassico, prima dell’evacuazione intorno alle 13.30. L’egiziano era arrivato a Parigi con un volo da Dubai e un visto regolare, lo scorso 26 gennaio, atterrando a Charles de Gaulle. Sarebbe dovuto ripartire domenica prossima. Subito sono scattate le indagini, la procura antiterrorismo è stata incaricata dell’inchiesta. Il presidente Hollande, da Malta, si è rallegrato con i militari del dispositivo antiterrorismo «Sentinelle» per la reazione, definita «perfetta» dal ministro dell’Interno, Bruno Le Roux. Abdallah E-H., queste le iniziali, è stato sottoposto ad un’operazione complicata. È rimasto cosciente e - guardato a vista - è stato trasportato all’ospedale Pompidou per l’intervento chirurgico. Addosso gli hanno trovato, oltre ad alcune bombolette di vernice contenute in due zaini, un cellulare. Da un primo esame dell’utenza, risulta si tratti di persona «diplomata in Egitto», che ha lavorato in azienda a Dubai e «molto attivo sui social network». Nei messaggi ritrovati sui suoi account ci sarebbe l’ultimo - secondo la tv Bfm - risalente a ieri mattina alle 5:34: «la battaglia sarà implacabile». A meno di tre mesi dalle presidenziali, l’attacco riaccende l’incubo dei francesi, e la favorita del primo turno, Marine Le Pen invoca «misure radicali contro questo flagello». Intervistato dalla tv belga, l’ex giudice antiterrorismo, Marc Trévidic, aveva messo in guardia sul rischio di attentati durante la corsa all’Eliseo. «Sarà un anno spaventoso», aveva detto. A dicembre, il Parlamento autorizzò la proroga fino al 15 luglio dello stato d’emergenza, per coprire l’intero periodo elettorale.
Il Foglio- Editoriale: " La nuova normalità del jiahd "
Attorno alle 10 di ieri mattina, a Parigi, un uomo armato di machete ha assalito – al grido di “Allah Akbar” – alcuni militari di guardia presso le scale che conducono all’ingresso del Museo del Louvre. Dopo alcuni tentativi di corpo a corpo, uno dei soldati ha aperto il fuoco ferendo gravemente l’aggressore, il quale era comunque riuscito a colpire di striscio alla testa uno dei militari. Immediatamente il quartiere è stato transennato, il museo, alcuni negozi e la fermata della metropolitana sono stati chiusi e sono partiti controlli in città. Il primo ministro francese, Bernard Cazeneuve, ha parlato subito di “attacco terroristico”, e il presidente della Repubblica, François Hollande, ha ricordato che il terrorismo è “una minaccia presente che dobbiamo affrontare”. Impossibile non pensare alla notte della strage al Bataclan o all’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, quando commando organizzati di terroristi islamici massacrarono persone innocenti, colpevoli ai loro occhi di essere infedeli. L’assalto di ieri non è naturalmente paragonabile per preparazione, modalità ed effetti alle stragi che hanno insanguinato la Francia e l’Europa negli ultimi anni, ma – in attesa di conoscere meglio i dettagli dell’accaduto – è una sveglia salutare per ricordare all’Europa quello che ha detto Hollande: la minaccia del terrorismo islamico è viva e va affrontata. Mentre noi tutti ci preoccupiamo comprensibilmente delle mosse di Donald Trump con il Messico, della lite tra Stati Uniti e Germania sulla moneta, o delle manovre politiche di Putin in medio oriente, l’islam politico sa che la guerra all’occidente non è finita, e anzi si nutre della sua debolezza. E’ probabile che, come in altri casi analoghi, l’attentatore non faccia parte di qualche rete organizzata particolare, ma che si tratti dell’ennesimo esempio di radicalizzazione che porta a gesti concreti di terrorismo. Quello che inquieta della vicenda, oltre all’aggressione in sé, motivata dall’odio religioso dell’ideologia islamista, è vedere come attentati di questo tipo siano considerati dall’opinione pubblica e dai media una sorta di “nuova normalità”, tanto che la notizia sui principali siti di news ieri era “soldato spara su un uomo armato”. Lo stesso titolo che fanno molti dei giornali europei quando a Gerusalemme un estremista palestinese assalta a mano armata i soldati israeliani o viene ucciso dopo avere falciato con un’auto le persone in attesa a una fermata del tram. Organizzati o no, riusciti o meno, assalti come quello di ieri al Louvre ci ricordano che non possiamo abbassare la guardia, né fingere che siano episodi ordinari, da derubricare a incidenti: è jihad, islam politico che ha dichiarato guerra a noi e al nostro stile di vita. Non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia.
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