Riprendiamo da LIBERO di oggi, 01/02/2017, a pag. 8, con il titolo "Israele si candida: 'Costruiamo noi il muro col Messico' ", la cronaca di Ilaria Pedrali.
Un tratto di barriera tra Israele e Egitto
Dopo che il Presidente americano Donald Trump ha firmato il decreto per la costruzione del muro tra Stati Uniti e Messico, rimangono da capire i dettagli su come il muro debba essere costruito. Trump non ha mai fatto mistero che il suo modello ideale è il muro tra Israele e Cisgiordania, e in un'intervista a Fox News ha dichiarato: «Il muro è necessario perché la gente vuole protezione e il muro protegge. L'unica cosa che bisogna fare è chiedere a Israele». Ha anche spiegato che il muro che divide lo stato ebraico dai Territori occupati blocca il 99,9% degli attraversamenti non autorizzati.
La prima a farsi avanti è stata una società israeliana, che intende offrire il proprio know how. E' la Magal Security Systems Ltd., una società di sicurezza che ha già costruito la barriera a Gaza, tra Israele e l'Egitto, e ha contribuito a costruire il muro in Cisgiordania. Pare che la società in questione abbia già messo a punto la tecnologia necessaria a Trump e la presenterà la prossima settimana in una conferenza in Virginia. Il Ceo di Magal, Saar Koursh, ha spiegato al Jerusalem Post che gli Stati Uniti hanno bisogno di un muro «intelligente», in grado di «dare le indicazioni, in tempo reale, su chi lo sta attraversando».
Si potrebbe azzardare che il premier israeliano Benyamin Netanyahu caldeggi le referenze della Magal durante l'incontro che avrà a Washington il prossimo 15 febbraio con Trump. I due avranno molto da discutere, e parleranno a lungo dalla questione muro dato che sabato sera, appena finito lo shabbat, Netanyahu da Gerusalemme ha lodato il decreto firmato dal nuovo inquilino della Casa Bianca twittando: «Il presidente Trump ha ragione. Io ho costruito un muro lungo il confine meridionale di Israele. Questo ha permesso di arrestare l'immigrazione illegale. E un grande successo».
Ma tra Trump e Netanyahu ci sono altre questioni da dirimere. In primis il trasferimento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. I membri del comitato esecutivo dell'Olp, del comitato centrale di Fatah e del governo palestinese, di fronte alla concreta possibilità che Gerusalemme diventi sede di un'ambasciata per la prima volta nella storia dello Stato di Israele, hanno elaborato un piano d'azione in 25 punti, che mette in guardia dai pericoli del trasferimento perla stabilità dell'area, essendo «una provocazione» e «un atto ostile verso gli arabi e i musulmani».
Infine, Trump e Netanyahu dovranno anche discutere di Iran, dato che Israele ha chiesto nuove sanzioni nei confronti di Teheran in seguito al test missilistico iraniano dei giorni scorsi, che secondo il governo di Gerusalemme è «una violazione flagrante» delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Per inviare la propria opinione a Libero, telefonare 02/999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante