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Il Foglio Rassegna Stampa
01.02.2017 La doppia morale contro Donald Trump
Analisi di Giovanni Maddalena

Testata: Il Foglio
Data: 01 febbraio 2017
Pagina: 2
Autore: Giovanni Maddalena
Titolo: «Il paradosso dei leader anti Trump in difesa di valori che non rispettano»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 01/02/2017, a pag. 2, con il titolo "Il paradosso dei leader anti Trump in difesa di valori che non rispettano", l'analisi di Giovanni Maddalena.

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Giovanni Maddalena

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Donald Trump

La sintesi delle proteste contro la sospensione temporanea voluta da Donald Trump dei visti per chi proviene da sette paesi a rischio terrorismo è stata fornita in un tweet dal nostro primo ministro: “L’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa”. Così Paolo Gentiloni si unisce al coro di chi condanna il presidente americano. Non c’è dubbio che Trump stia cercando di rispettare il proprio programma conservatore radicale, tuttavia si tratta di scelte politiche sulle quali si potrebbe discutere senza allarmismi e senza isteria. Invece, colpisce in nome di cosa si protesti e la cecità di una leadership mondiale di fronte a fenomeni che la coinvolgono in modo radicale. Il tweet di Gentiloni, coraggioso perché almeno esplicito, ci dice in nome di cosa si protesta, quali sarebbero i valori che sentiamo minacciati da Trump in questo momento.

Cominciamo dalla società aperta. Siamo sicuri di voler rimproverare agli Stati Uniti di essere chiusi quando l’Europa, non più di qualche mese fa, ha dato 3 miliardi di euro a Erdogan, certamente non un difensore di valori liberali, per togliersi dalla vista e dalla coscienza il problema degli 800.000 rifugiati che transitavano dalla rotta balcanica? Siamo certi di essere così aperti in senso cosmopolita mentre tra frontiere, muretti, rifiuto degli immigrati (anche in Germania e nel civilissimo nord) stiamo facendo esattamente ciò che rimproveriamo a Trump? Passiamo all’identità plurale, che sarebbe il nostro altro pilastro. Siamo proprio sicuri di voler difendere le identità plurali quando il 98 per cento dei bimbi diagnosticati down in fase prenatale in Francia viene abortito? E, d’altro canto, se siamo sicuri che tutte le identità siano ammesse, come mai non ammettiamo pratiche come l’infibulazione o la poligamia? Infine, nessuna discriminazione. Davvero? Il bando per il cosiddetto “burkini”, il burka da spiaggia, emesso l’anno scorso in Francia o, per restare sul suolo transalpino, le leggi contro i simboli religiosi, non sono forse atti di discriminazione per chi è sinceramente credente? Per non parlare delle molte sette e dei molti settarismi culturali che escludono gli uni o gli altri a seconda di momenti e mode. Ovviamente non si vuole dire che l’incoerenza degli atti e della decisione mini da sola i principi. Gentiloni potrebbe sostenere che quelli sono i nostri valori anche se poi ci sono cadute ed eccezioni.

Quelli sarebbero l’ideale che poi deve trovare la sua strada necessariamente approssimativa. Ciò già basterebbe a non essere tanto fintamente scandalizzati da Trump e considerare, paragonandoli, quali sono i suoi ideali finali e quali i nostri, quali i suoi mezzi e quali i nostri. Purtroppo, però, le cose non stanno solo così. Non si tratta solo di incoerenza. È l’ideale stesso che Gentiloni propone che si è dimostrato così inefficace, astratto e parallelo alla vita da essere falso, almeno nei termini in cui è stato proposto finora. Il cosmopolitismo assoluto come l’uguaglianza assoluta, retaggio del marxismo nella sua riedizione liberal, hanno saltato troppi aspetti dell’uomo concreto. Gli esempi citati sono la punta di un iceberg. Il problema del terrorismo, come tutti i problemi estremi – quello della disabilità per esempio – ha fatto emergere l’astrattezza della teoria. I leader occidentali, invece di affrontare il faticoso compito di rivedere quegli ideali, si sentono in dovere di continuare a ripetere stancamente l’antico mantra, nonostante le smentite che derivano dalla propria pratica di potere.

Non si sa bene da dove nasca la necessità di ripetersi se non dall’aver creato un discorso unico a cui ci si deve conformare per essere accettati. Solo che bisogna stare attenti perché questa falsità, e peggio questa vuotezza delle parole, sempre astratte e spesso ideologiche, è da troppo tempo chiara a tutti. Così, la maggior parte dei cittadini si sente ingannata e il successo del richiamo alla coerenza e all’onestà, con tutta la sua nuova ideologizzazione, è una manifestazione di questa condanna. Prima che crolli tutto sarebbe meglio cercare di chiarirsi gli ideali e riallineare anche solo approssimativamente pensieri, parole e azioni.

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lettere@ilfoglio.it

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