Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/01/2017, a pag. 17, con il titolo "Quei legami tra islam, politica e 007: in Egitto un film fa infuriare i religiosi", la cronaca di Rolla Scolari.
Rolla Scolari
La locandina del film
Il film ha sollevato clamore tra le autorità religiose e le antiche istituzioni del sapere islamico in Egitto. Le facce dei protagonisti sono su ogni palo della luce lungo i cavalcavia della capitale egiziana. «Mawlana», c’è scritto in calligrafia araba sui cartelloni. «Il predicatore», film del regista egiziano Magdi Ahmed Ali, ha incassato secondo al-Jazeera 7,3 milioni di lire egiziane, quasi 400 mila dollari, nelle prime tre settimane nelle sale: un record per una produzione locale. E stupisce che ad attirare migliaia di spettatori - nella via dei cinema nel centro del Cairo il week-end scorso ogni singola sala aveva il film in proiezione - sia una storia che racconta la difficile relazione (troppo stretta e ambigua in Egitto secondo i narratori) tra politica e istituzioni religiose, mostra le interferenze dei servizi di sicurezza, la minaccia dell’estremismo islamico, i complicati rapporti tra cristiani e musulmani nel Paese.
La pellicola è basata sul romanzo di uno dei più rumorosi giornalisti egiziani, Ibrahim Eissa, feroce critico del regime di Hosni Mubarak, che dopo aver sostenuto i militari del presidente Abdel Fattah al-Sisi ha perso ora il suo show televisivo per alcune sue posizioni. Se il film è sopravvissuto alla censura - difficile a credersi - è forse perché è chiaramente ambientato durante l’era dell’ex rais, abbattuto dalla rivoluzione del 2011.
La storia racconta il travaglio interno di un famoso telepredicatore che fatica a riconciliare i principi della sua fede moderata con le pressioni della politica. Il governo in Egitto controlla le istituzioni religiose: nomina lo sheikh a capo della prestigiosa al-Azhar, da secoli uno dei templi del sapere islamico, e la maggior parte degli imam, imponendo loro anche l’argomento dei sermoni del venerdì. Il film, uscito nelle sale il 4 gennaio, ha sollevato le critiche dell’establishment religioso. Il ministro dei Beni religiosi, Mohamed Dahroug, ha chiesto ai censori di riconsiderare il loro giudizio sulla pellicola. Per le autorità religiose, il film esce in un momento in cui esiste la richiesta di un rinnovamento religioso e non sarebbe dunque tempo di minare la credibilità delle istituzioni tradizionali, dipinte nel film come troppo in combutta con il potere politico. Il regista ha parlato invece di perfetto timing: Sisi è impegnato in una lotta contro gruppi fondamentalisti che hanno portato a termine sanguinosi attacchi in Egitto, l’estremismo cresce e si dibatte su una riforma religiosa per arginare i radicalismi.
In questi mesi, i giornali egiziani trattano quasi quotidianamente la questione del rinnovamento religioso e pubblicizzano con forza la revisione dei programmi di insegnamento della religione, l’attivazione da parte di al-Azhar di iniziative, di programmi televisivi dedicati. L’attualità della pellicola emerge purtroppo anche da una sconvolgente coincidenza: «Mawlana» è stato presentato due giorni prima dell’attentato terroristico a una chiesa del Cairo, in cui sono morte 28 persone. Nel finale del film, un giovane provoca un’esplosione nel pieno di una messa.
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