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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
28.01.2017 Un incontro inutile con gli ebrei 'buoni' e un omaggio a Hamas
Due articoli dal quotidiano della SS (Santa Sede)

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 28 gennaio 2017
Pagina: 8
Autore:
Titolo: «Udienza a una delegazione del European Jewish Congress-Israele approva nuovi insediamenti in Cisgiordania»

Riprendiamo dall' OSSEVATORE ROMANO di oggi, 28/01/2017, due redazionali  a pag.3  e 8, preceduti da un nostro commento.

Udienza a una delegazione del European Jewish Congress

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Moshe Kantor

L'incontro, come lo descrive l'Osservatore Romano, è stato estremamente cordiale, e non poteva essere diversamente, visti gli argomenti trattati, friggere l'aria difficilmente genera contrasti. Se Moshe Kantor, presidente dello European Jewish Congress, avesse chiesto come mai il Vaticano prosegue la propria poltica di ostilità verso Israele, forse il dialogo si sarebbe arricchito, entrando nella viva realtà. Ma Kantor non è arrivato a tanto. Peccato. 

Nel giorno della memoria delle vittime della Shoah, venerdì 27 gennaio, il Papa ha ricevuto in udienza una delegazione di cinque membri dell'European Jewish Congress, accompagnati dal salesiano Norbert Hofmann, segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. In un'intervista a Radio Vaticana il religioso ha sottolineato come l'incontro sia stato molto significativo e abbia dimostrato, ancora una volta, il fecondo dialogo in corso tra cattolici ed ebrei. Del resto, ha aggiunto Hofmann, lo stesso Pontefice ha ricordato come la sua famiglia, in Argentina, spesso ricevesse visite di ebrei. Una consuetudine amichevole che egli poi mantenne personalmente. Durante l'udienza il presidente dell'European Jewish Congress, Moshe Kantor, ha auspicato, di fronte allo svilimento etico attuale, che vengano rinforzati i valori condivisi da ebrei e cristiani. Da parte sua, il Papa ha detto che la giornata della memoria è una ricorrenza importante per tutti, e non solo per gli ebrei, affinché una tragedia come quella della Shoah non si ripeta mai più.

Israele approva nuovi insediamenti in Cisgiordania

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Ghilo, a qualche minuto dal centro di Gerusalemme
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Hamas terrorista

Grazie al quotidiano della SS (Santa Sede) veniamo a sapere che Gerusalemme è in Cisgiordania, infatti il quartiere Ghilo è, appunto, un quartiere della capitale. Se nuove case vi vengono costruite, si deve scrivere Gerusalemme, senza altri aggettivi. Così come è fuorviante la titolazione. Infatti nelle righe successive vengono chiamati sobborghi. Scrive l'OR "
Nei giorni scorsi, Al Fatah ha avviato una serie di consultazioni con Hamas (il movimento palestinese che controlla la striscia di Gaza dal giugno 2006)" disinformando i propri lettori: Hamas non è il movimento palestinese che controlla la striscia di Gaza, ma il movimento TERRORISTA palestinese, riconosciuto tale dalla UE e dall'ONU. Ometterlo significa nascondere un dato importante, che impedisce di conoscere che cosa è Hamas. Tralasciamo tutto il tono affettuoso nei confronti dei palestinesi, essndo questa la linea di sempre della stampa cattolica.

TEL Aviv, 27. Israele ha dato ieri il via libera alla costruzione di 143 nuove case nel quartiere ebraico di Gilo a Gerusalemme est. Gli alloggi — secondo altre fonti sarebbero 153 — erano stati già deliberati e bloccati tempo fa su pressione della passata amministrazione statunitense di Barack Obama. La decisione giunge a pochi giorni dall'annuncio del premier Benjamin Netanyahu dei 2500 nuovi alloggi in Cisgiordania. Si tratta in larga parte di ampliamenti di insediamenti ebraici già esistenti. La mossa era stata preceduta, circa due settimane fa, dal via libera, sempre a Gerusalemme est, di circa 566 nuove case, soprattutto nei sobborghi ebraici di Ramot, Ramat Shlomo e Pisgat Zèev. «Costruiamo e continueremo a costruire» ha detto Netanyahu, che si appresta a incontrare Trump a Washington all'inizio del mese prossimo. L'annuncio delle 2500 nuove case in Cisgiordania non ha ricevuto alcun commento da parte della Casa Bianca. Diversa, ovviamente, la risposta dei palestinesi: il presidente Mahmoud Abbas è intervenuto in maniera decisa preannunciando «serie e significative ripercussioni; stiamo avendo intense consultazioni con alcuni fratelli arabi e amici — ha detto ieri Abbas parlando al Consiglio di Fatah, il partito maggioritario palestinese — per rimuovere a livello internazionale questa mossa pericolosa e intraprenderemo passi per prevenirla». Poi ha riaffermato la linea di Ramallah sul possibile trasferimento dell'ambasciata statunitense a Gerusalemme: «Siamo in uno stato di allerta e di attenzione e abbiamo detto al mondo che non accetteremo questo passo e, se accadrà, questo sarà disastroso per la pace». Nei giorni scorsi, Al Fatah ha avviato una serie di consultazioni con Hamas (il movimento palestinese che controlla la striscia di Gaza dal giugno 2006) per la formazione di un governo di unità nazionale. Una delle motivazioni di questo rinnovato dialogo — dicono i commentatori — sarebbe proprio la volontà di far fronte comune alla proposta dell'amministrazione Trump.

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