La commemorazione e il negazionismo
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Angelo Pezzana)
L'articolo di Michelle Mazel uscirà domenica sull'edizione in francese del Jerusalem Post
Il campo di sterminio di Auschwitz venne liberato il 27 gennaio 1945. Nel 2005, settant’anni dopo, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha – finalmente ? - deciso di dedicare ogni anno la commemorazione della Shoah in questo giorno. Da allora il 27 gennaio è il giorno dedicato alla memoria delle vittime della Shoah. A partire del 2010 le Nazioni Unite scelgono un tema specifico: quest’anno la scelta è stata « educare e un futuro migliore ». L’Unesco ha programmato una serie di manifestazioni, che evocheranno il dovere della memoria ; sopravvissuti saranno testimoni, mentre tutti ripeteranno « mai più ».
Non si creda però che questa giornata avvenga ovunque, sono pochi i paesi dove avvengono manifestazioni ufficiali, oltre a quelle organizzate dalle comunità ebraiche, dove esistono, cioè qualche paese in Europa e negli Stati Uniti. I paesi arabi, da parte loro, preferiscono evocare più spesso « il preteso sterminio », e non perdono tempo a riflettere una storia che non li riguarda, così dicono spesso, anche se non sempre. Nel 2001, un giornalista egiziano è arrivato a scrivere « grazie a Hitler per avere vendicato in anticipo i palestinesi per i crimini più odiosi che subiscono, e se qualcosa dobbiamo rimproverargli è che non abbia completato l’opera ». Un altro si augurava che venisse « clonato un nuovo Hiler ».
In Francia i tribunali ancora oggi sono chiamati a giudicare il negazionismo e dei comici si permettono di chiamare « memoria pornografica » la commemorazione della Shoah. Tralasciamo le dichiarazioni pessismiste del nuovo segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, citate sul Jerusalem Post del 23 gennaio scorso. La Shoah, secondo lui, non riguardava solo la follia di un gruppo di nazisti, ma anche « duemila anni di odio e di discriminazioni continue contro gli ebrei ». Aggiunse di essere preoccupato per « le nuove forme e le espressioni » dell’odio contro gli ebrei che rivelano come l’antisemitismo è più vivo che mai, dicendo di volersi impegnare a denunciare l’antisemitismo condannandolo in ogni sua espressione. Un impegno sicuramente necessario visto il moltiplicarsi degli « incidenti » antisemiti avvenuti nell’ultimo anno.
Secondo quanto il Ministero israeliano della Diaspora ha reso pubblico questa settimana, sono più che raddoppiati in Germania, passando da 194 a 461. In Inghilterra la crescita è stata del 62%. Negli Stati Uniti c’è stata una vera e propria esplosione di tweet antisemiti : più di due milioni e mezzo e nelle ultime settimane, e minacce di attentati sono arrivate a decine di istituzioni ebraiche.
Più di duemila annifa, Tucidide scriveva già che la storia è un eterno ricominciare …
Michelle Mazel