La demagogia confusa e altezzosa dell’ 'intersezionalità'
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Una manifestazione contro Donald Trump
Cari amici,
nessuno naturalmente può dire come sarà l’amministrazione Trump: siamo al terzo giorno di un mandato di quattro anni, i membri del gabinetto non sono stati ancora confermati, gli uffici ministeriali sono zeppi di reduci di Obama e anche magari tradizionalmente antisraeliani come il Dipartimento di Stato. Per avere un’impressione sensata ci vorranno alcuni mesi, magari la gestione della prima crisi vera, lo sviluppo reale dei rapporti con i grandi partner e avversari, la Russia, la Cina, l’Unione Europea. Chiunque faccia diagnosi e previsioni a questo punto è superficiale e poco serio, come in genere sono gli “esperti di politica internazionale” dei grandi giornali, che per lo più fanno il tifo: memorabili i tweet di questi giorni di giornalisti noti come Zucconi e Riotta, evidentemente non pentiti del modo del tutto irrealistico che hanno usato per riferire delle elezioni. Del resto hanno in questo un esempio clamoroso in quello che si vantava di essere il migliore giornale del mondo, il New York Times, che in questi giorni ha dato la stura a una massa di insulti, prediche e ramanzine da far rimpiangere per obbiettività non dico “Il Fatto quotidiano” o “Il Manifesto”, ma quei siti calcistici tipo “Forzaroma”, “Rosa e nero girls”, "Città Celeste” o “Forza Milan".
Manifestanti contro Donald Trump
E’ interessante però cominciare a guardare l’opposizione a Trump, che ha avuto in questi giorni largo spazio di stampa e di piazza. Intanto è interessante che ci siano centinaia di migliaia di persone disposte a scendere in piazza prima che il nuovo presidente abbia fatto qualunque cosa. “Not my president”, dicono, ma non erano stati loro (e i loro giornali) a indignarsi quando Trump aveva lasciato capire di non essere sicuro di accettare il risultato delle elezioni? Oppure parlano di influenza russa, peraltro non dimostrata da nessuno, anche se l’amministrazione sconfitta aveva tutto l’interesse, tutto il potere e quasi tre mesi di tempo per farlo. E naturalmente dei finanziamenti arabi alla Clinton, o del fatto che Obama abbia gestito l’accordo con l’Iran avendo legami famigliari e d’amicizia personale con i governanti persiani nessuno si è scandalizzato.
Ma si sa, la coerenza è virtù rara, soprattutto in politica. E dunque val la pena di guardare bene chi è sceso in piazza, perché si tratta di un atto politico che rende pubblica un’alleanza. Si sono visti i soliti teppisti black block che hanno cercato si sfasciare tutto e dive del cinema e della televisione (inclusa la solita sboccata – è la parola giusta visto le promesse che aveva fatto in campagna elettorale – Madonna); femministe storiche e musulmane velate; bandiere nere dell’anarchia, rosse del comunismo (accanto a cartelli che protestano per il presunto legame di Trump con la Russia), molte bandiere palestinesi accanto a qualche americana, razzisti neri di “Black lives matter” e gli angelici membri di varie religioni, tutti convinti che quel che conta è incolpare preventivamente il peccatore e non documentare il peccato. Ma ho visto anche la fotografia di un cartello dei “satanist against Trump”.
In realtà, al di là del folklore, quel che era in piazza era una buona radiografia di ciò che nelle università americane chiamano “intersectionality”: tutte le “lotte” devono allearsi, quella per i diritti dei gay e quella degli immigrati, la “resistenza” palestinese e il femminismo, l’Islam e il marxismo, l’animalismo e il terzomondismo, i democratici vecchio stile appena usciti dai palazzi del potere con l’obiettivo di rientraci (c’era anche Kerry alla manifestazione di ieri) e teppisti desiderosi solo di spaccare tutto, i liberisti puri e duri e i repubblicani invidiosi del successo di un outsider. Non in piazza, hanno dato una mano maitres-à-penser europeisti e antipopulisti (nelle redazioni dei giornali anche falsificando i fatti, come avevano fatto durante la campagna elettorale: https://www.facebook.com/beingalibertarian/photos/a.256552551217454.
1073741829.246976735508369/598310830374956/?type=3&theater, http://www.grandecocomero.com/la-marcia-anti-trump-repubblica-mette-una-foto-di-22
-anni-fa-ecco-le-bufale-di-regime-buone-per-i-tonti-che-bevono-le-loro-balle/). E naturalmente gli amici dei terroristi, degli immigrati, dei musulmani, che non sopportano le promesse di Trump di farla finita con la complicità di Obama.
Alcune delle cause dei nemici di Trump sono naturalmente in sé giuste, come quella dei diritti civili. Altre sono discutibili alla luce dei fatti ma certamente hanno diritto di parola, come il sostegno alle politiche dell’Unione Europea che Obama aveva importato nel governo americano. Vi sono certamente persone stimabili fra gli oppositori di Trump, anche se mi sembra che si esprimano più per pregiudizio che sulla base di una valutazione dei fatti. Ma lo schieramento in generale è desolante come il suo nome “intersezionalità”: rappresenta la fusione a freddo di tutto ciò che nel passato di Obama ha causato il fallimento e il pericolo dell’Occidente (non eslcuso lo stesso ex presidente che ha già dichiarato l’intenzione di capeggiarlo). Ecco: di Trump non sappiamo abbastanza per giudicarlo. Ma del movimento che gli si oppone sì, abbiamo abbondanti prove per rifiutarlo. Quel che non vogliamo è ripiombare nella demagogia confusa e altezzosa del peggior presidente americano della storia.
Ugo Volli; clicca sulla copertina del libro per tutte le informazioni e procedere all'acquisto