Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 19/01/2017, a pag. 3, la breve "Ancora sangue in Cisgiordania"; da AVVENIRE, a pag. 15, con il titolo "Scontri per una demolizione: due uccisi", il commento a firma B.U.
Non è chiaro perché OR e Avvenire scrivano, entrambi, di "terrorista islamico", ma mettano questa espressione tra virgolette. Si tratta di un modo per indicare non una realtà ben presente, quella del terrorismo, ma per sottolineare che si tratta solo di una definizione utilizzata dalle fonti israeliane.
L'articolo di OR contiene peraltro la consueta inversione della realtà, descrivendo prima "l'uccisione" del terrorista e aggiungendo soltanto in un secondo momento che "anche l'agente israeliano è morto". I terroristi vengono uccisi, gli israeliani muoiono... da soli? Una domanda a cui la stampa cattolica dovrebbe rispondere. Un invito ai nostri lettori cattolici a scrivere ai due quotidiani cattolici per chiedere quando si decideranno a rispettare i fatti invece di manipolarli in funzione anti-Israele.
Ecco gli articoli:
L'OSSERVATORE ROMANO: "Ancora sangue in Cisgiordania"
Terroristi palestinesi
Ancora violenze in Cisgiordania. Ieri sera un palestinese ha cercato di accoltellare alcuni soldati israeliani dislocati in un posto di blocco presso Tulkarem (Cisgiordania). L'uomo è stato colpito dal fuoco di reazione ed è stato ucciso. Si tratta del secondo palestinese colpito a morte in Cisgiordania nelle ultime 24 ore. Ieri un adolescente palestinese era stato ucciso a Takua, in prossimità di Betlemme, durante scontri con i militari.
L'agenzia di stampa palestinese Maan precisa che l'uomo ucciso al posto di blocco è stato identificato come Nidal Daud Mahdawi, 44 anni. L'uomo era sposato con un'araba israeliana, era detentore di una carta d'identità israeliana ed era padre di cinque figli. Secondo un testimone, avrebbe estratto un coltello a breve distanza dai militari e di conseguenza sarebbe stato colpito. La Maan aggiunge che in quel momento nelle vicinanze del posto di blocco erano in corso disordini, con lanci di sassi verso i militari.
E' invece di due morti il bilancio di incidenti avvenuti tra ieri e oggi nel villaggio beduino di Um el-Hiran, nel deserto del Neghev, dove reparti della polizia israeliana sono giunti per assicurare la demolizione di 14 case illegali. Secondo la polizia, gli incidenti sono iniziati quando un «terrorista islamico» alla guida di un veicolo ha attaccato gli agenti. L'uomo è stato ucciso. Anche un agente è morto. All'origine delle tensioni vi sarebbe la decisione delle autorità di sgomberare il villaggio per costruire nelle stesse terre un insediamento ebraico. Secondo il ministro della sicurezza interna, Ghilad Erdan, per i beduini del Neghev sono stati però approntati estesi piani di sviluppo in altre zone.
Sul piano diplomatico, a pochi giorni dalla conferenza di Parigi, l'Unione europea ha rilanciato l'allarme sulla possibilità di un innalzamento delle tensioni in seguito alla proposta del presidente eletto statunitense, Donald Trump, di spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini, è tornata ieri a evocare esplicitamente «i timori» che l'iniziativa di Trump possa innescare disordini. «Credo che sia molto importante per tutti noi astenerci da azioni unilaterali, specialmente da quelle che potrebbero avere gravi conseguenze nell'opinione pubblica mondiale» ha detto Federica Mogherini.
AVVENIRE - B.U.: "Scontri per una demolizione: due uccisi"
È stato un "incidente" strano e controverso quello accaduto ieri nel villaggio beduino di Um el-Hiran, nel Negev israeliano: uno dei tanti (una cinquantina) insediamenti sparpagliati nella regione, la maggior parte dei quali non vengono riconosciuti dal governo e dove la popolazione (tradizionalmente organizzata su base tribale) vive con difficoltà, senza infrastrutture né diritti. Era in previsione la demolizione di 14 case considerate «illegali». Reparti della polizia israeliani sono entrati nel villaggio per "vigilare" sull'operazione e qualcosa è successo. Qualcosa su cui, però, le versioni divergono. Secondo la polizia, un «terrorista islamico» alla guida di un veicolo si è lanciato contro di loro, uccidendo un agente per poi venire «neutralizzato», cioè ucciso. Secondo gli abitanti del villaggio, l'uomo stava solo spostando la sua jeep quando la polizia gli ha sparato: ha quindi perso il controllo del mezzo travolgendo e uccidendo l'agente. Le fonti concordano solo sulle generalità delle vittime: si chiamava Yacoub Abu al-Qiyan (45 anni) l'uomo, un arabo-israeliano, a bordo del veicolo. Secondo fonti del villaggio era un educatore, vicepreside di una scuola della zona. Si chiamava Erez Levy (34 anni) l'agente israeliano. Gli abitanti di Um el-Hiran hanno chiesto un'inchiesta indipendente.
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