Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/01/2017, a pag. 15, con il titolo "Sequestro Abu Omar, verso l'estradizione dell'agente della Cia", la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Ennesima puntata sul sequestro dell'imam terrorista Abu Omar, invece di chiedersi come aveva potuto predicare sharia e terrore, la nostra magistratura si è accanita contro la Cia che suppliva alle nostre incapacità di arrestare. Ci auguriamo i passi necessari da parte della nuova Amministrazione americana.
Paolo Mastrolilli
Abu Omar
Questo potrebbe diventare il primo intoppo nelle relazioni tra l’Italia e l’amministrazione Trump, che entra in carica domani, oppure la prima occasione per risolvere insieme un problema fastidioso per entrambi. Stiamo parlando del caso di Sabrina de Sousa, l’agente Cia condannata per la «extraordinary rendition» di Abu Omar nel 2003. Due giorni fa ha ricevuto una chiamata dal suo avvocato portoghese, che le chiedeva se è in grado di viaggiare, perché l’estradizione in Italia potrebbe essere imminente. Lei però ha chiesto aiuto al Transition team del nuovo capo della Casa Bianca, affinché la sostenga nella richiesta di grazia per chiudere la sua vicenda.
La condanna
De Sousa è stata condannata per il caso Abu Omar, ma sostiene di non aver partecipato all’azione. Quindi ha chiesto la grazia che è stata concessa ad altri protagonisti del caso, ma finora negata a lei, che ha scelto una linea di confronto verso lo stesso governo americano. Roma ha chiesto l’estradizione, e la domanda è stata accettata: «Il Portogallo - ci ha detto l’ex agente - ha preso la decisione inaspettata di procedere, nonostante l’Italia abbia ribaltato le precedenti garanzie offerte. Non hanno aspettato neppure la decisione della Corte costituzionale, prima di ordinare l’estradizione immediata il 7 dicembre. Il ritardo finora è dipeso dal fatto che ho subito un intervento chirurgico ed ero in convalescenza. Il giudice non ha neanche considerato la mia richiesta di partecipare al funerale di mia madre, morta il 4 dicembre scorso. Non ho idea del punto a cui è il processo di estradizione, ma martedì mi ha chiamato il mio avvocato portoghese per confermare che sono in condizioni di viaggiare».
Il segreto di Stato
De Sousa ha interessato il Transition team di Trump: «Sono in stretto contatto con l’ex deputato Pete Hoekstra, consigliere del presidente eletto per l’intelligence, che ha seguito per anni il mio caso. Ho sentito dalla televisione Fox che il Transition team ha ricevuto un rapporto sulla mia vicenda». Secondo Sabrina, «questo caso richiede un’inchiesta appropriata, di cui beneficerebbero i funzionari americani e italiani. Ci sono molte informazioni disponibili, ma pochi fatti, perché i fatti sono coperti dalla pratica del “Glomar” negli Usa e dal segreto di Stato in Italia. La rimozione del segreto cambierebbe la storia».
Questa però è l’ultima cosa che vorrebbero entrambi i Paesi, e complicherebbe subito le relazioni con l’amministrazione Trump. L’alternativa è procedere con la grazia per risolvere il caso. L’estradizione finora non sembrava imminente, ma prima o poi dovrà avvenire, e quindi resta sospesa come una spada di Damocle sui rapporti bilaterali. Invece una volta fatta, e consegnata la de Sousa alla giustizia, la vicenda si potrebbe chiudere con la clemenza.
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