Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/01/2017, a pag.13, con il titolo " Viaggio nella Francia sottomessa: 'Allah vi fotterà'", il commento di Mauro Zanon
Mauro Zanon
Parigi - «E' soltanto l'inizio. Ancora qualche anno e Allah prenderà il potere». Queste frasi, Camille, agente della Crs, la polizia antisommossa francese, è abituato a sentirle tutti i giorni nelle banlieue dimenticate dalla République, dove il quotidiano è ritmato dalla sharia, le macellerie tradizionali sono state rimpiazzate da quelle halal, il canto del muezzin ha sostituito le campane, e le donne che girano senza velo sono trattate come «salope», puttane. «Dov'è la laicità in questi quartieri che sono diventati zone di non-diritto e dove il comunitarismo regna sovrano? Dove la polizia non può più entrare senza l'aiuto della Crs per assicurare la propria sicurezza? Numerosi concittadini sono totalmente abbandonati e soggiogati alla legge di delinquenti autoproclamati.
Lavoro in queste zone dove i pompieri si rifiutano di intervenire e i medici non arrivano più (...) Sono stato insultato, sbeffeggiato, aggredito e anche ferito. Le urla "fotti la polizia" vanno di pari passo alle frasi "sporchi bianchi" e "Allah vi fotterà" che si possono sentire in ogni momento durante il turno, o leggere sui muri (...)
L'incuria di questi quartieri aumenta in parallelo alla radicalizzazione, esacerbata dai tragici fatti del gennaio 2015 (la strage jihadista presso la sede parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo, ndr) e gli attacchi terroristici compiuti o sventati da quel momento. Dall'inizio dell'anno, gli episodi di razzismo antibianchi sono andati aumentando in queste zone del nostro territorio, dove alcuni abitanti rivendicano a voce alta di "non essere francesi"».
Georges Bensoussan
Di testimonianze come quella di Camille trabocca l'ultimo libro dello storico francese Georges Bensoussan, intitolato «Une France soumise. Les voix du refus» (Albin Michel). Una fotografia spaventosa dell'islamizzazione rampante nel Paese di Voltaire, che progressivamente si sta trasformando nella Francia di Michel Houellebecq ritratta in «Soumission». A quindici anni dalla prima diagnosi brutale di questa Francia abbandonata agli islamisti, «Les Territoires perdus de la République», lo storico Bensoussan torna coraggiosamente a squarciare il velo di ipocrisia delle élite progressiste francesi, che per clientelismo elettorale sono disposte a scendere a patti con gli islamisti, che hanno trasformato intere zone del Paese in enclavi dell'estremismo e costretto i francesi «de souche» a fare le valigie o a vivere nascosti per non essere minacciati o aggrediti. Una contro-società salafita, che odia la Francia, la sua laicità e i suoi valori, si sta ritagliando uno spazio in ogni angolo del Paese, scrive Bensoussan. Non sono più soltanto le periferie cosiddette «difficili» a essere in mano agli islamisti, che indottrinano la gioventù e instillano in essa l'odio verso la Francia. Sono comuni interi, un tempo tranquilli, della provincia francese, che ora sono sotto il controllo dell'islam politico. C'è il «jihad giudiziario», come lo ha chiamato l'intellettuale Brice Couturier, del Collectif contre l'islamophobie en France (Ccif), che tappa la bocca a suon di processi a chi prova da aprire un dibattito sull'islam, c'è il «terrorismo intellettuale» di una certa sinistra, che per il terrore di essere accusata di «razzismo» continua a rifiutare di guardare in faccia la realtà, e ci sono le testimonianze. Quella di Hélène, funzionaria pubblica, che racconta la sua paura di tomare a casa la sera, mentre tutte attorno a lei indossano il jilbab, quella di Olivier, medico, confrontato quotidianamente a pazienti musulmani che approfittano della sanità pubblica francese ma dicono di «vomir la France», di schifarla per il suo «passato coloniale». Sono 70 in tutto. Una più sconvolgente dell'altra.
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