Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 12/01/2017, a pag. 3, la breve "Palestinese armato ucciso in Cisgiordania".
"Un palestinese è stato ucciso ieri in Cisgiordania, dopo aver tentato di accoltellare soldati israeliani che stavano per arrestarlo. Lo hanno reso noto fonti dell'esercito israeliano": così comincia la breve di OR. Si tratta di un esempio tipico di disinformazione. I fatti non sono inventati, ma vengono riscritti in modo da dare un'impressione del tutto fuorviante e falsa della realtà. Si comincia, come da copione, con il "palestinese ucciso" (mai definito come terrorista) e solo in second'ordine viene scritto perché è stato ucciso. La conclusione peggiora le cose: questa, sostiene OR, è semplicemente la versione dell'esercito israeliano, alludendo al fatto che la realtà possa essere differente.
Ecco la breve:
Doppio standard di giudizio
Un palestinese è stato ucciso ieri in Cisgiordania, dopo aver tentato di accoltellare soldati israeliani che stavano per arrestarlo. Lo hanno reso noto fonti dell'esercito israeliano. Nessun soldato è rimasto ferito nell'incidente, accaduto nel campo profughi palestinese di Al Fara, a nord di Nablus. «I soldati avevano chiesto all'assalitore di fermarsi e quando lui ha continuato ad avanzare hanno aperto il fuoco», si legge nel comunicato dell'esercito.
Secondo il portavoce militare, il palestinese era armato di un coltello, con il quale ha tentato di pugnalare uno dei soldati israeliani. L'agenzia di notizie palestinese Maan informa che si tratta di Mohammed Al Salhi, 32 anni, «morto per sei colpi d'arma da fuoco sparati dalle forze di sicurezza durante una retata nella sua abitazione». I soldati stavano effettuando un'operazione di ricerca di sospetti terroristi, probabili fiancheggiatori del giovane che domenica scorsa, a bordo di un camion, ha deliberatamente investito e ucciso quattro militari israeliani ventenni.
A riguardo, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso una ferma condanna, sottolineando che «la violenza e il terrore non porteranno una soluzione al conflitto israelopalestinese, quanto piuttosto il contrario». «Tutti i responsabili di tali atti devono essere assicurati alla giustizia e condannati», ha affermato in una nota dal Palazzo di vetro dell'Onu di New York. «Queste azioni — ha concluso — non devono dissuadere dalla necessità di un rinnovato impegno per il dialogo».
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