2/4/02 RAMALLAH E BOLOGNA UNITE NEL SOSTEGNO AD ARAFAT Riflessione di Giorgia Greco
Per la seconda volta in due mesi Bologna scende in piazza in difesa del popolo palestinese ed ancora una volta la manifestazione, come riporta il quotidiano bolognese Il Domani, vorrebbe essere a sostegno della pace in Medio Oriente.
Di quale pace stiamo parlando?
La lunga scia di sangue sembra non arrestarsi; il bilancio dei civili israeliani dilaniati dalle bombe dei kamikaze è in continuo aumento: solo nell'ultima settimana si sono contati più di 50 morti e centinaia di feriti.
Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, Netanya, il terrore colpisce ovunque e chiunque: una sala da pranzo, una sinagoga, un caffè, persino le strade della propria città si trasformano nel giro di pochi secondi in un teatro di morte e distruzione.
Intere famiglie sono spazzate via da una furia omicida che, per intensità e crudeltà, non trova riscontro alcuno neppure nei momenti più difficili e disperati che la storia di Israele ricordi.
Ma per i partecipanti alla manifestazione bolognese (tutti appartenenti ai Cobas, Bologna Social Forum, Donne in Nero, Arci) quelle morti non significano nulla, non vengono nemmeno menzionate quasi ad infliggere loro dopo la morte fisica un ancor peggiore oblio della memoria. Solo le bandiere palestinesi sventolano mentre il leader del Bsf dichiara che la loro partecipazione è un atto di solidarietà verso i compagni che si sono recati nel quartiere generale di Arafat per incontrarlo.
Ancora. Una esponente delle Donne in Nero afferma: "Bisogna intervenire per fermare le atrocità dell'esercito israeliano e per fare pressioni sul loro governo affinché permetta di muoversi liberamente alle ambulanze ed al personale medico".
La Signora Draghetti evidentemente fa finta di non sapere che due ambulanze della Mezza Luna palestinese, fermate ad un posto di blocco per un controllo, sono state perquisite ed i soldati israeliani hanno trovato, nascoste sotto la lettiga del malato, armi e cinture esplosive del tipo usato dai kamikaze per gli attentati.
In una delle ambulanze c'erano una donna e i suoi due figli, nell'altra il malato era un bambino di pochi anni: con buona pace per il rispetto e la salvaguardia dei diritti dei minori!!
Tra i partecipanti anche molti giovani, uno dei quali dichiara, con il cinismo e l'ignoranza storica che spesso li contraddistingue, di sentirsi solidale con chi rischia ogni giorno la vita in Palestina in quella che è diventata una guerra comandata dalla pulizia etnica fatta dagli israeliani".
Se il giovane conoscesse meglio i fondamenti della storia e dell'educazione civica oppure si limitasse semplicemente ad usare il buon senso, saprebbe che solo gli stati totalitari praticano la pulizia etnica. Al contrario Israele, la cui tradizione democratica è ben più cristallina di quella di molti altri Stati che le gravitano attorno, ha sempre fatto del rispetto dei diritti umani un irrinunciabile punto fermo della sua politica ed è quindi decisamente fuori luogo accusarla di simili nefandezze.
Ma quello che sconcerta maggiormente e non si riesce a capire è l'assoluta insensibilità di questi studenti bolognesi nei confronti delle tragedie vissute dai loro coetanei israeliani; quegli stessi giovani pronti a mobilitarsi per difendere i diritti umani ogni qual volta vengano lesi in qualsiasi parte del mondo, rimangono colpevolmente silenziosi dinanzi alle "stragi del sabato sera", non quelle causate dall'alta velocità sulle strade italiane, bensì dalla ferocia dei kamikaze decisi a portare morte e sterminio laddove ci siano ragazzi in cerca di qualche ora di "serena normalità".
Una normalità che ormai i giovani israeliani non sanno più cosa significhi perché anche l'uscita dalle lezioni scolastiche, un momento di allegria e spensieratezza, può trasformarsi in un incubo se vivi in Israele. La notizia risale a due settimane fa: una bellissima ragazza di 17 anni, Noa Orbach, è stata uccisa con una sventagliata di mitra all'uscita da scuola nella cittadina di Kfar Saba.
E mentre i partecipanti alla manifestazione parlano a sproposito di pulizia etnica nessuna voce si leva a ricordare il martirio di Noa e delle altre vittime stroncate dal terrore.
Mentre ascolto le parole di odio e di condanna pronunciate dai manifestanti nei confronti del popolo israeliano e di totale appoggio e solidarietà ad Arafat, mi ricordo che circa 20 anni fa una bomba scoppiò nell'atrio affollato della stazione di Bologna, uccidendo intere famiglie che stavano partendo per le vacanze, una strage che colpì drammaticamente l'opinione pubblica e di cui ancora oggi si commemorano le vittime.
E ricordo anche la voce accorata di un'amica israeliana che, al telefono, alcuni giorni fa discutendo della situazione del suo paese mi disse: E VOI, COSA FARESTE AL NOSTRO POSTO?"
Già, cosa farebbero i nostri pacifisti, sostenitori di Arafat, se ogni giorno in una diversa città italiana si assistesse ad una strage analoga a quella di Bologna?