Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/01/2017, a pag. 32, con il titolo "Il memoir ritrovato del primo ebreo che raccontò il Nuovo mondo", il commento di Joseph Berger.
Il manoscritto di Luis de Carvajal
È forse la testimonianza più significativa dell’arrivo degli ebrei nel Nuovo mondo: un piccolo, logoro taccuino di 180 pagine, scritte in grafia microscopica da Luis de Carvajal il giovane, di cui il testo narra la vita e le sofferenze. Fino al 1932, il manoscritto di de Carvajal, ebreo in segreto, messo al rogo nel 1596 dall’Inquisizione nella colonia spagnola del Messico, fu custodito presso gli archivi nazionali di quel paese. Poi sparì. Il furto lo rese oggetto ambitissimo da tutta una schiera di studiosi dell’Inquisizione e di collezionisti di libri rari. Non se n’è saputo nulla per più di ottant’anni, finché non è ricomparso 13 mesi fa, in una casa d’aste di Londra, che lo ha venduto per 1.500 dollari, senza comprenderne il valore. Ma quando è stato rimesso in vendita a Manhattan, da Swann Galleries, a un prezzo 50 volte superiore a quello pagato in Inghilterra solo pochi mesi prima, non è sfuggito a Leonard Milberg, importante collezionista di pubblicazioni ebraiche.
Milberg ha consultato una serie di esperti che hanno confermato che poteva trattarsi in effetti del prezioso manoscritto, del valore stimato di 500.000 dollari. E che però risultava rubato. Nel marzo prossimo, il manoscritto farà ritorno in Messico. Fino al 12 di quel mese, in base agli accordi stipulati dal collezionista, sarà esposto alla New York Historical Society, in occasione di una mostra che narra l’esperienza dei primi ebrei in America del Nord e del Sud. «È la primissima testimonianza narrativa superstite di un ebreo del Nuovo Mondo», spiega David Szewczyk, esperto di libri antichi, «nonché il più antico manoscritto religioso esistente che narra l’arrivo nel Nuovo Mondo».
L’odissea del taccuino, da quando venne scritto in Messico al suo ritrovamento a Manhattan, è ricca di misteri. De Carvajal era un ebreo spacciatosi per cattolico nella Nuova Spagna, l’attuale Messico, in un periodo in cui l’Inquisizione perseguitava gli eretici e i finti convertiti deportandoli, imprigionandoli, torturandoli e inscenando macabre esecuzioni pubbliche. De Carvajal, un mercante, venne arrestato nel 1590 con l’accusa di svolgere attività di proselitismo ebraico e in carcere scrisse un’autobiografia, Memorias, su fogli di dieci centimetri per sette, in cui si cambiò il suo nome in Joseph Lumbroso — Giuseppe l’illuminato.
L’incipit recita: «Salvato dal Signore da terribili pericoli, io, Joseph Lumbroso, di nazione ebraica e dei Pellegrini nelle Indie occidentali, grato della misericordia ricevuta dalle mani dell’Altissimo, mi rivolgo a tutti coloro che credono nel Santo dei Santi e che sperano in grandi grazie». Il memoriale racconta come Joseph avesse appreso dal padre di essere ebreo, si fosse circonciso con un vecchio paio di forbici, avesse abbracciato la fede e persuaso i suoi fratelli a fare altrettanto. Venne rimesso in libertà per un periodo di tempo — probabilmente perché le autorità potessero individuarne i contatti segreti con altri ebrei — e terminò il suo memoir inserendovi una serie di preghiere, i dieci comandamenti e 13 principi del filosofo ebreo Maimonide. Gli studiosi pensano che la decisione di realizzare il memoriale in miniatura fosse legata alla necessità di poterlo nascondere sotto un mantello o in tasca. Nel 1596, dopo essere stato nuovamente giudicato colpevole di praticare l’ebraismo, fu messo al rogo. Aveva trent’anni. Il manoscritto, ritrovato tra i suoi indumenti, finì negli Archivi azionali messicani che negli anni Trenta del ’900 erano situati in un edificio adiacente al palazzo presidenziale.
La scomparsa del libro resta un mistero. All’epoca erano almeno tre gli studiosi che consultavano i voluminosi atti dell’Inquisizione contro de Carvajal. Tutti sono stati sospettati in un modo o nell’altro nel corso degli anni. Uno di loro, uno storico, dipendente dell’archivio, che stava scrivendo un libro sulla famiglia Carvajal, accusò del furto un rivale, Jacob Nachbin, polacco di lingua Yiddish, docente di storia ebraica presso la Northwestern University dell’Illinois e l’attuale New Mexico State University di Las Cruces. Quest’ultimo trascorse circa tre mesi in carcere e fu poi rilasciato per insufficienza di prove. C’è chi pensa che il vero colpevole fosse il suo accusatore. Non si sa cosa sia stato del manoscritto fino al momento del ritrovamento a Londra.
Il rabbino Martin A. Cohen dell’Hebrew Union College di New York, sostiene in un’intervista che pensa di averlo letto durante le ricerche condotte presso gli archivi messicani negli anni Cinquanta, in preparazione alla stesura di un libro su de Carvajal. Altri studiosi reputano più probabile che abbia consultato una trascrizione del testo originale. A Londra nel dicembre 2015, nel catalogo della casa d’aste Bloomsbury erano presenti «tre piccoli manoscritti religiosi». Il nostro manoscritto era descritto come «proveniente dalla biblioteca di una famiglia del Michigan che ne ha il possesso da molti decenni ». Il successivo acquirente, identificato da un dirigente di Swann Galleries come mercante di libri rari, portò il manoscritto alla galleria che gli attribuì un valore oscillante tra 50mila 75mila dollari.
Nonostante alcuni esperti valutino il manoscritto di de Carvajal nell’ordine dei 500mila dollari, Swann, pensando che si trattasse di una trascrizione — antica — lo prezzò come tale in catalogo. È così la scorsa estate l’ottantacinquenne Milberg, originario di Brooklyn, proprietario di una finanziaria nonché collezionista di pubblicazioni ebraiche e poesia irlandese, lo ha trovato. Ha deciso di acquistare la “copia” del manoscritto e di inserirla nella mostra della New York Historical Society, in cui sarebbero stati esposti numerosi pezzi della sua collezione. In seguito pensava di donarla alla Princeton University, di cui è ex alunno. Ma gli esperti consultati lo hanno convinto che il manoscritto era autentico e che era stato rubato. (uno dei motivi per cui Milberg reputa che si tratti dell’originale è che nessun copista si sarebbe dato la pena di riprodurlo in grafia tanto minuscola).
Swann infine ha ritirato il manoscritto dalla vendita e i curatori messicani ne hanno confermato l’autenticità. Rick Stattler, resposabile della sezione libri rari di Swann, dice che nel momento in cui si è reso conto di avere davanti l’originale di de Carvajal ha provato un’emozione incredibile. Intanto Milberg ha concordato con il console generale messicano a New York, Diego Gómez Pickering, la restituzione del manoscritto. Milberg ha anche voluto che fossero realizzate copie digitali del testo per Princeton e la sinagoga ispano-portoghese di Manhattan, definendo l’operazione un suo personale atto di vendetta contro l’antisemitismo. «Voglio dimostrare che gli ebrei erano inseriti nel tessuto vitale del Nuovo mondo», dice. «Questo libro è stato scritto prima dell’avvento dei Padri Pellegrini».
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