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Ugo Volli
Cartoline
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'Post-verità', 'demenza digitale' e altre bufale pericolose 03/01/2017
'Post-verità', 'demenza digitale' e altre bufale pericolose
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

A destra: vero o falso

Cari amici,

penso che valga la pena di parlare di questa bizzarra teoria della post-verità che viene pompata molto dai giornali e rientra nel discorso politico, tanto da essere comparsa per accenno nel discorso di fine anno del presidente della Repubblica e di essere stato oggetto di un’intervista apposta da parte del presidente dell’antitrust (http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=22339), che, con tutto il rispetto, sembra privo di ogni competenza scientifica o istituzionale sul tema, come se dissertasse sulla formazione del Chievo o sulla causa della nebbia in Val Padana. Naturalmente non voglio criticare la libera espressione del pensiero del dott. Pitruzzella né tanto meno del presidente Mattarella; prendo solo le loro parole come un indizio del fatto che il tema sta facendosi caldo, anzi incandescente.

Che la cosa ci interessi, non deve stupire: dopotutto “Informazione Corretta” è un sito nato quindici anni fa esattamente per smontare le bufale, le menzogne, le omissioni dei media vecchi e nuovi su un tema cruciale come quello del Medio Oriente e di conseguenza dell’islamizzazione dell’Europa. Figuriamoci se non siamo contenti noi di ogni inziativa che miri a smascherare bugie, silenzi di copertura, deformazioni, letture “militanti” o ideologiche della vicenda politica. In particolare io mi prendo ogni giorno la responsabilità di appesantire questi miei articoletti con decine di link che rimandano alle mie fonti, in maniera tale che ogni affermazione che faccio sia verificabile se non in prima persona, il che richiederebbe viaggi non semplici né privi di rischio, almeno sulle fonti che uso.

Ma c’è un ma, o anche parecchi, in questa storia della post-verità, che la rende ai miei occhi uno slogan pericoloso che se fosse tradotto in politiche concrete sarebbe esiziale. Per renderlo evidente partiamo dal nome. “Post-verità” vuol dire che c’era una volta la verità e oggi siamo “dopo”, cioè qualcuno deve averla cancellata, nascosta, resa impossibile. Stanno così le cose? Veniamo da un mondo in cui circolava magari nuda come nelle statue e nell’adagio latino, una signora chiamata Veritas e oggi essa è scomparsa? Dove è andata la mancanza di nascondimento (aletheia) come i greci chiamavano la verità? O forse è stata travolta da quell’”oblio dell’essere” che era la principale preoccupazione (altro che i campi di sterminio) del filosofo contemporaneo che più ha chiacchierato di Verità, Martin Heidegger? O qualcuno ha cancellato la alef iniziale dal vocabolo ebraico per verità, “emet” lasciando solo la radice della morte “met” come fece al Golem il grande sapiente ebraico rav Jehud Loew, il Maharal di Praga?

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Alla ricerca dei fatti

Non facciamo ipotesi azzardate, restiamo alla cronaca: la verità se n’è andata, è sparita. Della serie “Ou sont le neiges d’antan?” (Francois Villon, “Ballade des dames du temps jadis”, 1461 circa). Oppure: non ci sono più le mezze stagioni, signora mia. Ma questa signora Verità, dove abitava? Magari nelle redazioni dei giornaloni che promuovono la campagna? Non si ricordano le falsità immonde che hanno prodotto, ancora negli ultimi mesi, per cercare di accreditare Clinton e di squalificare Trump, di pompare il Remain e rendere ridicola Brexit, di accreditare la normalità della strana elezione presidenziale austriaca e continuano a fa campagna permanente contro “il populismo” di Wilders in Olanda, dell’Afd in Germania della Le Pen in Francia. Per non parlare delle infinite prediche che ci siamo sorbiti sulla bontà degli immigrati, dell’occultamento sistematico e volontario dell’identità dei criminali quando sono immigrati, del numero stesso degli irregolari. E poi naturalmente del Medio Oriente: trovate su Informazione Corretta ogni giorno la denuncia puntuale delle cronache vergognose dei giornali cattolici, dell’Unità e del Sole 24 ore, del Manifesto e del Fatto, dei Telegiornali Rai – per fare solo qualche nome. E non parliamo della propaganda elettorale permanente fatta da tutti per la politica interna. Lo stesso discorso si dovrebbe fare per la stampa internazionale, anche quella grandissima e famosissima, a partire dal New York Times, la cui campagna contro Israele e per altro verso contro Trump ha assunto toni isterici al limite del grottesco, e così per Le Monde, El Pais, il Guardian e via elencando le gran dame del giornalismo mondiale.

Dunque Madonna Verità non abitava certo in redazione fino a quando ne sarebbe stata scacciata dai barbari, o come ama dire qualche persona fortemente superiore, senza dubbio fornita di un QI certificato, dai “dementi digitali”. E allora? Ci sono altre due cose, molto più banali della nobile verità, che sono sparite. La prima è la tiratura dei giornali che sono in una crisi mortale: rispetto all’anno scorso hanno perso ancora quasi il 10% e sono ormai a 2,5 milioni, meno della metà dei tempi d’oro in cui in Italia si stampava un giornale per 10 abitanti (http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=22322). Lo stesso accade più o meno in tutto il mondo. E’ passato quasi un anno da quando l’equivalente britannico di “Repubblica” cioè “The indipendent” ha smesso le pubblicazioni cartacee per rifugiarsi solo online (https://www.theguardian.com/media/2016/feb/12/independent-and-independent-on-sunday-closures-confirmed) e il mondo è andato avanti lo stesso, magari un po’ più ”demente” o post-vero, ma non più triste per questo. E’ chiaro che il web è il concorrente principale e parlarne male non aiuta probabilmente a recuperare copie, ma a consolarsi un pochino magari sì.

La seconda ragione è che i giornaloni che strepitano sulla post-verità sono parte organica di un sistema politico che è stato duramente sconfitto negli ultimi mesi e probabilmente lo sarà ancora. Le loro formule, le loro esortazioni al voto, il loro pomposo moralismo è stato respinto dall’elettorato. E allora, dopo aver detto che gli elettori erano “vecchi” “provinciali” “ignoranti” “superstiziosi” e qualunque altro insulto normale, ora dicono che sono “post-veri” (o “dementi”). La colpa sarebbe del web; ma questa, lo dico da vecchio studioso dei media, è una sciocchezza da bocciatura all’esame, come l’idea che Berlusconi abbia vinto per via di avere le reti televisive. I risultati delle elezioni esprimono la percezione, i bisogni, i desideri, le avversione dell’elettorato, che sono filtrate attraverso un’infinità di mediazioni comunicative. Dare la colpa al web o più specificamente a Facebook sarebbe come incolpare il telefono.

Ma questo è proprio quel che politici e giornali si propongono di fare. Vogliono istituire “autorità”, “commissioni”, “magistrature” che vigilino sulla verità e naturalmente puniscano chi vi contravviene. Come in 1984, nello “stato etico” sognato da Hegel o nei secoli in cui dominava l’Inquisizione che prima torturava e poi bruciava vivi – naturalmente per il loro bene - gli eretici rei di dire “falsità” religiose. Vogliamo scommettere che se simili istituzioni fossero istituite – naturalmente a livello europeo, dove altro può nascere una burocrazia del genere – sarebbe punito chi come me parla di “invasione islamica” e sarebbe invece premiato chi denuncia come “estremista e xenofobo” Geert Wilders? Che si brucerebbero in piazza i libri di Bat Ye’or, di Fallaci e nel mio piccolo anche i miei e non certo quelli di chi rimpiange il comunismo? E poi ci sarebbero lettere di scuse umilianti, piccole mance e trattative subdole per far passare qualche frase sgradita, come accadeva durante il fascismo; nascerebbe una letteratura samizdat ricopiata a mano come sotto il comunismo, ti verrebbe chiesto di abiurare come la Chiesa fece con Galileo che propalava bufale...

“Ma con le bufale come facciamo?”, mi immagino già l’obiezione. Be’, intanto è cento volte meglio che mille bufale circolino piùttosto che una verità sia proibita. E poi facciamo proprio come noi di “Informazione Corretta” operiamo quotidianamente, o come in altro campo fa il Cicap contro la superstizione: ogni giorno leggiamo quel che esce, spieghiamo, denunciamo le falsità, riempiamo i buchi, denunciamo le menzogne all’opinione pubblica. Ci vuole molto lavoro e molta pazienza, i risultati sono sempre provvisori. Ma è così che procede la scienza e ogni conoscenza autentica, per prove ed errori, per discussioni, per esibizione di fatti. Solo la libertà di espressione garantisce che la verità emerga; la censura vuol dire solo corruzione e bugie senza nessuno che possa contrapporsi.

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Ugo Volli


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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